Ferrari rallenta in Borsa: analisti divisi sul da farsi

Soltanto Azimut Holding, con un rialzo del 80,75% da inizio anno, è riuscita a fare meglio della Ferrari a Piazza Affari in questo primo scorcio di 2019. Il cavallino è infatti salito in poco più di quattro mesi di oltre il 44%, anche grazie a una trimestrale che registrato incrementi dia del numero di vetture consegnate (2.610, +22,7% su base annua) e dei ricavi netti (940 milioni, +13,1%) sia dell’utile netto (180 milioni, +22%).

Nel frattempo il titolo ha anche staccato un dividendo di 1,03 euro per azione (lo scorso 23 aprile), equivalente a circa un 1% di rendimento per i suoi azionisti, altrimenti il rialzo da inizio anno supererebbe il 45%. Una corsa “importante”, decisamente migliore di quella che i bolidi rossi sono riusciti finora a fare in Formula Uno (dove con il gran premio di Spagna corso ieri la Mercedes ha portato a casa la quinta doppietta consecutiva consolidando il primato sia nella classifica dei piloti sia dei costruttori).

Forse anche troppo “importante”, a giudicare dalla prudenza con cui gli analisti di Equita Sim pur alzando il target price a 12 mesi da 124,5 a 129 euro hanno limato il giudizio a “visione neutrale” (hold) dalla precedente “visione positiva” (buy) citando proprio “motivi valutativi”. Al contrario su base fondamentale i motivi per continuare almeno in borsa a tifare Ferrari non mancano, come spiegano gli uomini di Equita Sim notando come i risultati del primo trimestre siano apparsi “nettamente superiori alle attese, sia nostre sia del consensus Bloomberg, con  crescite su base annua superiori a quelle implicite nella guidance” per l’intero esercizio.

Due le voci che sembrano aver colpito in particolare gli esperti: l’extra performance a livello di Ebit (232 milioni, +10%, contro i 210 milioni attesi) e quella a livello di debito netto (192 milioni contro i 282 milioni attesi). La prima è imputabile “all’impennata non ripetibile nei volumi (+23% a 2.600 unità), gonfiati dal boom in Cina, Hong Kong e Taiwan (+79% a 328 miloni), prima del cambio delle regolamentazioni per le emissioni in Cina”. La seconda è legata all’anticipo di 170 milioni per la Ferrari Monza (contro un’attesa degli analisti di Equita Sim di 70 milioni circa), “ulteriore generazione di cassa è prevista entro fine anno, ma minore”.

Insomma: il cavallino ha vissuto un trimestre particolarmente felice ma non sembra poterlo replicare anche nel proseguo dell’anno, almeno a questi livelli, e ciò unito alle valutazioni già toccate (il titolo tratta “a multipli in linea col best of class del lusso Hermes” ricordano gli analisti) e al rialzo già segnato in borsa suggeriscono, nel caso si possieda il titiolo, di prendere profitto. Tanto più che le quotazioni attuali (123,6 euro in avvio di settimana) sono superiori al prezzo obiettivo di consenso (121,3 euro).

Decisamente più positiva la visione degli analisti tecnici che indicano una tendenza di brevissimo fortemente positiva per il titolo, stabile a breve e positiva a medio e lunto termine. La discesa dei prezzi non è accompagnata da un corrispettivo incremento dei volumi di scambio, che anzi nelle ultime sedute sono apparsi in calo.

Così anche se è evidente un certo affaticamento e la difficoltà con cui il titolo Ferrari sta approcciando al livello obiettivo (129-129,2 euro per azione), il suggerimento per chi è disposto a correre qualche rischio pur di fare trading è di approfittare della debolezza di questi giorni per entrare sul titolo. Sempre tenendo presente che soprattutto dopo una lunga galoppata al rialzo l’andamento delle quotazioni potrebbe non rispecchiare pienamente le previsioni tattiche.

A cura di Luca Spoldi, Certified european financial analyst, ceo di 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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