Fiat Chrysler Automobiles, si riaccende l’appeal speculativo

Prima Peugeot, ora Renault: il futuro di Fiat Chrysler Automobiles sembra dover parlare francese, anche se non tutti gli analisti sono d’accordo a Piazza Affari. Fiat Chrysler da qualche seduta è tornata sotto i riflettori, anche se il prezzo per ora non ne ha risentito eccessivamente, segnando un calo del 2% abbondante nell’ultima settimana (e il bilancio sarebbe stato ancora peggiore senza il +2,6% di ieri). A ridestare l’attenzione di analisti e investitori sono le ipotesi di aggregazione rilanciate dal Financial Times e riprese dalla stampa mondiale.

Se le scorsa settimana il quotidiano finanziario britannico aveva riferito che John Elkann starebbe spingendo per accelerare su un progetto di fusione e acquisizione e avrebbe discusso in tal senso con le case automobilistiche Peugeot, coreane e cinesi, ieri lo stesso quotidiano è tornato sull’ipotesi aggregazione sostenendo che nel giro di un anno, o poco più, potrebbe arrivare un’offerta da un soggetto oggi non esistente, ossia il gruppo Renault-Nissan-Mitsubishi. Per il momento la casa francese sarebbe lavorando alla fusione con la sua partecipata giapponese (al 43%), un’idea già accarezzata dall’ex Ceo, Carlos Ghosn.

Portata a termine questa operazione il gruppo guarderebbe alla possibile acquisizione di un altro produttore auto e tra le varie opzioni ci sarebbe proprio Fca. Senonché sempre secondo fonti giornalistiche Ghosn avrebbe già avuto colloqui con Fca 2-3 anni fa, ma avrebbe trovato l’opposizione del governo francese (azionista col 15% del capitale di Renault ma con diritti di voto raddoppiati). Un’opposizione che visto il clima di tensione calato tra Italia e Francia non è detto sia facilmente superabile.

Ad ogni modo le indiscrezioni, notano gli analisti di Equita Sim, alimentano ulteriormente “la speculazione su possibili scenari di fusioni e acquisizioni per Fca, anche se i tempi di questa opzione non sono comunque brevi”, visto che “Renault-Nissan-Mitsubishi non avrebbe comunque urgenza di procedere ad un’ulteriore aggregazione, avendo già una dimensione tale da garantire in maniera autonoma significative economie di scala (oltre 10 milioni di auto vendute nel 2018)”.

Il gruppo franco-giapponese dovrebbe annunciare entro fine anno un nuovo business plan “con l’obiettivo di raggiungere 14 milioni di veicoli e generare sinergie per 10 miliardi entro il 2022”, motivo in più “per non credere che una proposta di fusione possa concretizzarsi in tempi brevi” concludono gli esperti di Equita Sim, che sul titolo Fca mantengono un “hold” con un prezzo obiettivo di 16,1 euro per azione. Altrettanto scettici gli analisti di Mediobanca Securities che sul titolo si mantengono “neutral” con un prezzo obiettivo ancora più basso (15 euro).

Certo, da tempo il mercato sembra convinto che una volta “estratto” tutto il valore possibile dall’ex gruppo Fiat, che già oggi vale un 10% in meno della controllata Ferrari, quel che resterebbe potrebbe non essere più così attraente per gli eredi Agnelli da non poter essere ceduto a fronte di una buona offerta. Così se non altro il riaccendersi dell’appeal speculativo del titolo potrebbe consentirgli a breve di recuperare almeno in parte il gap accumulato rispetto alla borsa italiana e al settore auto europeo (da inizio anno il titolo segna +4% contro il +15% del Ftse Mib e contro il +8% dell’Eurostoxx Auto).

Gli analisti tecnici segnalano come il trend di breve sia decisamente positivo con un primo possibile obiettivo in area 14 euro e supporti tra i 13,1 e i 12,9 euro. La situazione rialzista rimane invariata anche nel medio periodo ma per il momento per chi già avesse il titolo in portafoglio suggeriscono di attendere l’evolversi dello scenario e non cercare di operare a tutti i costi. Un invito alla prudenza coerente coi giudizi degli analisti fondamentali: su 23 giudizi emessi su Fiat Chrysler Automobiles ben 16 sono “hold” (mantenere in portafoglio) a fronte di 3 “buy” (acquistare), altrettanti “outperform” (farà meglio del mercato) e 2 soli “underperform” (farà peggio del mercato).

A cura di Luca Spoldi, Certified european financial analyst, ceo di 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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