Focolai di tensione sui mercati

A cura di Banca del Piemonte

Oltre alle vicende italiane, numerosi eventi destano l’attenzione dei mercati. I riflettori sono accesi in queste ultime ore sull’atteggiamento che Trump sta cercando di tenere verso l’Arabia Saudita a seguito della barbara uccisione del giornalista Kashoggi avvenuta nel consolato saudita ad Istanbul: caduta la prima tesi di un interrogatorio finito male, viene ora additato come capro espiatorio un generale delle forze saudite che avrebbe mal interpretato un ordine impartito dal Principe bin Salman. La reazione americana per ora si concretizzata nel disertare un summit in Arabia di questi giorni: la posizione tende ad un atteggiamento morbido verso un importante alleato nella lotta al terrorismo, nonché principale paese di destinazione per l’export di armi americane. Non conviene al presidente esacerbare i toni ed inasprire lo scontro con l’Arabia alla luce delle imminenti elezioni di Midterm, scontro che potrebbe portare a conseguenze dall’impatto economico rilevante.

Sul fronte monetario, la pubblicazione delle minute del FOMC di settembre ha rivelato un atteggiamento piuttosto aggressivo da parte dei membri del comitato, dal momento che sembra prevalente il numero di quelli favorevoli a superare un livello neutrale (nell’attività di normalizzazione monetaria) e arrivare in territorio ‘restrittivo’. Non mancano infatti i segnali di surriscaldamento giunti dagli ultimi indicatori del mercato del lavoro, che potrebbero preludere all’arrivo di pressioni salariali in grado di alimentare fiammate inflazionistiche indesiderate. Questo ha fornito ulteriore aiuto al dollaro che è tornato a mostrare forza, mentre il rendimento decennale USA ha ripreso quota.

Sulle piazze cinesi continuano intanto le difficoltà dell’azionario, solo in parte attenuate da un intervento verbale del Governo volto a rassicurare i mercati: il governo si è dichiarato pronto a prendere iniziative per stabilizzare le oscillazioni dell’economia ed ha rimarcato la convenienza delle valutazioni raggiunte dalle società sul mercato. Gli ultimi dati (crescita del PIL e del credito stabili) confermano la tesi di Pechino di una stabilizzazione dell’economia, mentre i segnali di difficoltà vengono principalmente da  calo dei prezzi dell’immobiliare nelle grandi città che potrebbe rivelarsi un problema per le autorità.

Sul fronte Brexit le novità riguardano il fatto che il governo inglese starebbe considerando una proposta EU di estendere il periodo transitorio oltre i 21 mesi (fino a fine 2020), cosa che potrebbe permettere di provare a risolvere la questione della frontiera irlandese. Lasciare però aperta la durata del periodo transitorio rischia di far pagare un prezzo politico carissimo al governo, accusabile di ritardare la Brexit e continuare a pagare i contributi europei per altri anni. Da qui deriva l’arresto del processo in corso di apprezzamento della sterlina.

Una nota infine la meritano i primi dati sull’earning season in uscita negli USA. Con il 10% delle aziende che ha fin qui riportato i risultati, il 90% ha battuto le stime, in media del 4%, sugli utili realizzati. Per il fatturato la percentuale che batte le stime scende al 70% con una sorpresa media di 0.5%. Una reportistica di questo livello (anche se è presto per considerare il campione un’ottima approssimazione) costituirà un buon supporto per i corsi azionari, dato che le attese sono per un +21% di crescita degli utili e dell’8% per il fatturato.

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