Focus sugli Usa, tra shutdown e Ism manifatturiero

A cura del team Research, Strategy and Analysis di Amundi
Sabato 22 dicembre è iniziato a Washington DC il blocco parziale delle attività amministrative (shutdown). Al momento non ci sono accordi in vista anche se, stando ad alcune dichiarazioni, sembrerebbero esserci dei progressi nelle trattative. Questo shutdwon proseguirà quindi in questo primo scorcio di 2019 e spetterà al 116esimo Congresso degli Stati Uniti, insediatosi il 3 gennaio, trovare una soluzione alla questione nonostante non esista una vera e propria maggioranza. Per ora l’impatto economico appare limitato, ma quello sulla fducia degli attori economici dipenderà dalla durata del blocco. A titolo comparativo, secondo i calcoli del Dipartimento di Economic Analysis, lo shutdown (totale) dell’ottobre 2013, durato 16 giorni, determinò nel quarto trimestre del 2013 un calo dello 0,3% su base annua del PIL reale; stando ad altre stime, in ognuno dei 16 giorni dello shutdown andarono in fumo 1,5 miliardi di dollari.
Nel frattempo l’indice ISM manifatturiero ha registrato una decisa frenata a dicembre scendendo ai minimi degli ultimi due anni, attestandosi a 54,1 punti (- 5,2 punti) e registrando il maggior calo mensile degli ultimi dieci anni. Anche se tale dato indica ancora un’espansione dell’attività manifatturiera, un calo di questa portata riaccende i timori di un rallentamento della crescita USA superiore a quanto previsto.
La flessione ha interessato tutte le componenti principali: ordini (-11,0 punti a 51,1), produzione (-6,3 punti a 54,3), occupazione (-2,2 punti a 56,2) e i prezzi pagati ai fornitori (-5,8 punti a 54,9). L’indice si mantiene in territorio espansivo, eppure questo calo richiama alla mente i cali registrati dagli altri indici manifatturieri regionali, alimentando quindi i timori per un rallentamento della crescita e per l’impatto dei dazi doganali sull’attività economica

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