Focus sui Bric

A cura di Raiffeisen Capital Management
Cina. I dati congiunturali cinesi segnalano una prima metà dell‘anno molto solida; nel secondo semestre, tuttavia, potrebbe rallentare la dinamica di crescita. Il forte aumento degli investimenti di capitale nei primi due mesi dell’anno (di 9% circa rispetto all’anno passato) è finanziato soprattutto dalle spese per infrastrutture, prevalentemente statali, e dal settore immobiliare comunque già surriscaldato. In entrambi i settori dovrebbero diminuire gli aumenti nei prossimi trimestri. Si sta delineando una politica fiscale più restrittiva e relativamente ai prezzi immobiliari lo Stato e la banca centrale prenderanno probabilmente sempre più misure per farvi fronte.
Al momento gli investimenti nel settore industriale crescono invece piuttosto modestamente, in particolare nei settori tradizionali, ad alta intensità di manodopera. Nell’industria sono invece molto più solide le imprese tecnologiche e automobilistiche. I deboli tassi di crescita delle vendite al dettaglio dovrebbero, al contrario, essere dovuto piuttosto a effetti stagionali ed essere solo di natura temporanea.
I dati sul commercio sono stati complessivamente positivi nell’ultimo periodo; sono significativamente cresciute in particolare le esportazioni verso altri paesi emergenti. In questo contesto è interessante notare che il surplus degli scambi con gli USA è nettamente calato. Attualmente si trova ben al di sotto della soglia del 3% che gli USA utilizzano come uno dei tre criteri per le manipolazioni valutarie.
Dopo che per tanto tempo i tassi d’inflazione erano stati considerati troppo bassi (specialmente i prezzi alla produzione sono scesi molto nell’arco di diversi anni), la situazione è cambiata all’inizio dell’anno. I prezzi al consumo e alla produzione hanno registrato i tassi di crescita più elevati in tanti anni. Non è, però, da temere un’inflazione incontrollabile. L’inflazione dei prezzi alla produzione dovrebbe superare il suo picco nel corso dell’anno e inoltre contribuirà solo limitatamente all’aumento dei prezzi al consumo. Nonostante ciò, la banca centrale tenta, a piccoli passi ben dosati, di avviare una politica monetaria leggermente più rigorosa. Questo non avviene tanto a causa dei timori d’inflazione, ma piuttosto con l’obiettivo di frenare la crescita del credito e il boom immobiliare. Non è ancora chiaro come riuscire a ridurre la crescita del credito a un livello sostenibile nel lungo periodo senza compromettere seriamente la crescita dell’economia, la quale si basa tuttora fortemente sull’espansione del credito.
India. L’economia indiana si sta riprendendo sempre più dallo shock della riforma valutaria.
L’approvvigionamento di contante dovrebbe intanto essere stato ampiamente ripristinato. Il fatto che l’impatto negativo temporaneo negli ultimi mesi è stato, tuttavia, significativo è possibile dedurre anche dalla successiva revisione verso il basso da parte dell’autorità statistica dei dati sulla crescita relativi a dicembre 2015(!). In questo modo la recessione economica di dicembre 2016 sembra in apparenza essere stata più debole a causa della base di riferimento inferiore. A medio e lungo termine, tuttavia, dovrebbero derivare significativi vantaggi da questo passo coraggioso del governo.

Evidentemente è stato ritirato dalla circolazione solo una minima quantità di denaro sporco. Con l’obbligo di dichiarazione e i nuovi strumenti di controllo, in futuro dovrebbero essere sempre a disposizione nell’economia ufficiale molti più soldi provenienti dall’economia sommersa e allargare in tal modo la base imponibile. Inoltre sono fortemente calati i prelievi di contante. Insieme al maggiore utilizzo di opzioni di pagamento senza contanti  la riforma valutaria potrebbe permanentemente creare tanta più ulteriore liquidità per l’economia indiana. Alcuni esperti stimano tale volume in oltre 1% del risultato economico.
Naturalmente questo impatto è in realtà difficle da valutare, il che significa una sfida ulteriore anche per la banca centrale (RBI). Questa si vede inoltre confrontata con un nuovo aumento dell’inflazione. In particolare a causa dei prezzi più alti delle importazioni, e qui nuovamente di un rincaro delle materie prime, si sta già formando sensibile pressione sui prezzi. Dopo un 3,7% a dicembre, l’inflazione dei prezzi al consumo è salita al 6,6% a febbraio. Ciò considerato, la RBI ha rivisto al rialzo sia le sue previsioni di crescita sia quelle di inflazione per l’esercizio 2017/2018. Di conseguenza, non si prevedono più tanto presto eventuali tagli dei tassi d’interesse; in cambio, la banca centrale per il momento non dovrebbe aver nessuna fretta a rialzare i tassi d’interesse.
Ad ogni modo attenderà come si svilupperà in generale il sistema finanziario nella nuova situazione in seguito alla riforma valutaria. Sia per le banche che per i loro clienti in questo modo è stata data una forte spinta verso le transazioni digitali. Tuttavia, ciò richiede ancora enormi miglioramenti dell’infrastruttura, specialmente della rete elettrica e delle telecomunicazioni. Il relativo generale ammodernamento e aumento dell’efficacia del sistema finanziario e dell’intera economia è stato del resto definito dal premier Modi come uno degli obiettivi principali della misura. Tuttavia, se ne è solo parlato dopo che era emerso che un consistente recupero di denaro sporco rimaneva soltanto un’illusione.
Non affatto solo un’illusione sono state invece le speranze di vittoria del partito di governo BJP alle elezioni parlamentari in importanti Stati dell’Unione, in primo luogo nell’Uttar Pradesh. Nello Stato dell’Unione più popolato dell’India il BJP ha celebrato una vittoria fulminante e insieme ai suoi alleati ha ottenuto il 75% dei seggi (tuttavia “solo” con il 40% dei voti). Dispone, quindi, della maggioranza parlamentare in Stati che comprendono oltre il 60% della popolazione. È dunque alla portata di mano un altro mandato del premier Modi dopo le elezioni tra due anni.
Brasile. Il ministro delle finanze del Brasile è convinto che l’economia è di nuovo tornata leggermente a crescere nel primo trimestre, ma le prove definitive si faranno probabilmente ancora attendere per qualche settimana. I dati sull’economia per gennaio hanno mostrato ancora un’altro rallentamento dell’economia. La produzione industriale ha registrato una leggera crescita, ma le vendite al dettaglio e il settore dei servizi hanno deluso con numeri modesti. Ma c’è uno spiraglio di luce, tuttavia. Grazie al raccolto record di soia potrebbe effettivamente risultare una lievissima crescita per il primo trimestre. Questo ovviamente sarebbe una magra consolazione per tutti quelli che negli ultimi mesi hanno perso il proprio lavoro. Il tasso di disoccupazione continua a salire e si attesta oltre il 13% – il livello più alto da oltre 5 anni. Non soprende che il presidente Temer goda di una popolarità negativa quasi da record che è addirittura più bassa dei livelli che faceva registrare alla fine del suo mandato chi lo aveva preceduto.
Come se ciò, insieme alla pessima situazione finanziaria ed economica, non bastasse, per lui potrebbero aggiungersi altre preoccupazioni. Perché il tribunale elettorale del Brasile sta discutendo se completamente annullare le elezioni presidenziali del 2014 – a causa del finanziamento illegale della campagna elettorale. Retroattivamente ciò potrebbe eventualmente costare a Temer persino il mandato di vicepresidente conquistato allora e, di conseguenza, anche il mandato attuale di presidente ottenuto in seguito. Evidentemente il titolare del mandato punta su una tattica dilatoria per posticipare la decisione del tribunale fino a quando il suo mandato non ne sarà più interessato.
Nel caso estremo potrebbe, tuttavia, succedere che in Brasile vengano destituiti due presidenti
nello spazio di poco tempo. La banca centrale ha segnalato intanto di voler accelerare ulteriormente i tagli dei tassi d’interesse già molto rapidi, giustificandolo con il continuo forte calo dell’inflazione.

Russia. La Russia si è lasciata ufficialmente alle spalle la recessione nel quarto trimestre del 2016 con una crescita pari allo 0,3%. La sfida ora consiste nel rafforzare e ampliare la ripresa. Per questo occorrono soprattutto più investimenti locali e un consumo privato maggiore. Per quest’ultimo, d’altra parte, è però necessario un aumento dei salari reali. Aumenti significativi del reddito dovrebbero diventare una priorità sempre più importante per il governo anche in base a considerazioni sociali e di politica interna. Dopo che il conflitto in Crimea, l’intervento russo in Siria e la pressione economica e diplomatica dell’alleanza occidentale sulla Russia avevano scatenato un’ondata di patriottismo e gran parte della popolazione si era schierata con il presidente Putin e la sua politica, ora questo effetto sta decisamente diminuendo. In questo modo acquistano di nuovo più rilevanza i problemi sociali e di politica interna – dai redditi bassi attraverso la corruzione fino alle infrastrutture inadeguate.
Per sostenere la crescita, a sorpresa della maggior parte degli operatori di mercato, la banca centrale a marzo ha tagliato i tassi d’interesse dello 0,25% al 9,75%. Le prospettive di  nflazione sarebbero migliorate più del previsto. La decisione all’interno del comitato della banca centrale non è stata, tuttavia, molto netta e non dovrebbero esserci probabilmente nuovi tagli dei tassi d’interesse per ora. Per questa decisione sui tassi le autorità monetarie potrebbero avere pensato anche al rublo e al suo forte apprezzamento. Questo a marzo è aumentato quasi del 4% e “sarebbe troppo alto rispetto a quanto giustificato dal punto di vista dei fondamentali”, come ha ribadito ufficialmente il ministro dell’economia. È interessante notare che la banca centrale russa continua ad accumulare ingenti riserve auree. Negli ultimi 18 mesi ha aumentato le proprie riserve di oro di quasi il 30%. Allo stesso tempo Russia e Cina stanno ampliando la loro cooperazione nel campo finanziario. L’obiettivo per entrambi i paesi sembra essere tra l’altro una minore dipendenza dal sistema finanziario e bancario dominato dagli USA.
Il fatto che il miglioramento delle relazioni tra USA e Russia si stia sempre più allontanando dovrebbe aver giocato un ruolo fondamentale in termini di corsi azionari in calo, così come il ribasso del prezzo del petrolio. Contrariamente al trend, la Russia è dunque uno dei pochi mercati azionari dei paesi emergenti a far registrare una perdita dall’inizio dell’anno.

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