Focus sull’Indonesia

A cura di Tuan Huynh CIO APAC and Head of WD APAC, Deutsche Bank Wealth Management
Gli investimenti in immobilizzazioni sostengono il PIL indonesiano Come previsto, nel 3° trimestre il PIL reale indonesiano è aumentato del 5,20%, dunque in lieve rallentamento rispetto al +5,30% del 2° trimestre. Il principale motore di questo impeto è stata la domanda interna e più particolarmente l’accelerazione degli investimenti in immobilizzazioni, in rialzo dal +5,90% del secondo trimestre al +7% del terzo.
Questo dato evidenzia il perdurante ottimismo delle aziende, nonostante la recente volatilità dei mercati e il deprezzamento della rupia. Complessivamente negli ultimi quattro mesi la Banca centrale indonesiana (la BI) ha aumentato il tasso d’interesse di 150 punti base, distinguendosi come una delle banche centrali asiatiche più rigoriste. In teoria il susseguirsi di queste strette monetarie avrebbe dovuto nuocere agli investimenti interni, ma gli ultimi dati testimoniano un’apprezzabile capacità di tenuta.
A nostro avviso la notevole consistenza degli investimenti in immobilizzazioni nei settori legati alla materie prime si può spiegare in parte con gli alti prezzi internazionali di queste ultime. Nel terzo trimestre i consumi delle famiglie hanno leggermente rallentato al +5,10% annuo dal +5,20% del trimestre precedente. Invece gli acquisti di beni e servizi del settore pubblico sono balzati a +6,30% da +5,20 nel trimestre precedente, grazie all’aumento della spesa statale nell’approssimarsi delle elezioni politiche dell’anno prossimo.
Nel 3° trimestre particolarmente notevoli sono state le importazioni, alimentate dall’intensa domanda interna. Nonostante la costante espansione economica del Paese, riteniamo l’Indonesia vulnerabile al rischio posto dai finanziamenti esteri. Attualmente il passivo delle partite correnti ammonta al 2% del PIL, un dato sconfortante se paragonato agli attivi di Malesia, Singapore e Tailandia. Anche il debito estero indonesiano è maggiore di quello dei Paesi limitrofi, a causa degli ingenti afflussi di capitali esteri nell’ultimo decennio.
Un ulteriore apprezzamento del dollaro e un rincaro del petrolio farebbero esplodere il costo del servizio del debito denominato in valuta estera, accentuando la pressione sulla rupia. Sebbene finora i recenti aumenti del tasso d’interesse non abbiano inciso sulla domanda interna, se le difficoltà legate ai finanziamenti esteri si intensificassero, prima o poi la Banca d’Indonesia potrebbe essere costretta ad altri giri di vite della politica monetaria, che inevitabilmente finirebbero per deprimere più a valle l’andamento dell’economia.
A nostro avviso, per ridurre il passivo delle partite correnti e attenuare la propria fragilità verso i cicli di strette monetarie della Federal Reserve e l’apprezzamento del dollaro, nel futuro non immediato l’Indonesia dovrà aumentare la competitività delle sue esportazioni nei settori non legati alle materie prime.

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