Fomc e BoJ i market mover della settimana

A cura di Corrado Caironi, investment strategist di Ricerca & Finanza
Volatilità Governativi Euro. E’ la voce di Gerry Rice, Direttore del dipartimento delle Comunicazioni del Fondo Monetario Internazionale, a tracciare il percorso per un accordo con i creditori in funzione di una sostenibilità futura del debito greco, dove pensioni e salari pubblici pesano l’80% del budget totale di spesa: “non è possibile per la Grecia raggiungere il suo equilibrio fiscale di medio-termine senza attuare riforme, in particolare sulle pensioni”. Un punto chiave, le pensioni, su cui Tsipras, il primo ministro greco, non vuole cedere perché fondamento della sua posizione politica interna e condizione del suo mandato elettorale. Le notizie di apertura/chiusura sull’accordo con la Grecia continuano a dettare i movimenti ‘isterici’ del mercato finanziario, e degli spread periferici contro il Bund; per il BTP decennale nelle ultime settimane il rendimento è aumentato di circa 35 bps, posizionandosi oggi sopra il 2,2%. Come ben rappresentato dal volto serio di Juncker la “pazienza sembra esaurirsi”, ma forse è su questo che punta il governo greco per strappare un accordo meno pressante.
FED. Negli Usa sono stati due i dati interessanti ad interessare gli operatori: il primo, sono state le vendite al dettaglio con un + 1,2% rispetto ad un dato atteso di +0,1%, e il secondo, i prezzi alla produzione cresciuti di + 0,5% rispetto al precedente – 0,4%. Il processo di ripresa dell’economia statunitense, rispetto alla prima parte dell’anno, sembra proseguire in positivo e bisognerà capire come questi dati macro verranno interpretati dalla banca centrale statunitense.
Focus della settimana. Al centro troviamo le riunioni del FOMC della Federal Reserve e della Bank of Japan, dove si attendono le riflessioni sulle politiche monetarie per i mesi estivi; negli Usa arrivano i dati per l’inflazione sui consumi, CPI, e sull’immobiliare (Housing Starts e Building Permits); in Germania e nell’area Euro gli indici ZEW; e in Giappone i dati su Import/Export.
Giappone: mercato azionario. La riconferma in Giappone del partito di Shinzo Abe, LDP (partito liberale democratico), nelle ultime elezioni amministrative svoltesi in aprile, porta acqua al mulino del governo che continua a mettere in atto le sue riforme fiscali. A queste si affiancano le iniziative di politica monetaria della banca centrale BoJ attraverso le operazioni di acquisto del Quantitative Easing con l’obiettivo di portare l’inflazione stabile al 2%. In risposta a questo orientamento, un segnale importante è stato l’aumento dei salari ed il clima positivo nei consumi.
Indice Nikkei. Il mercato azionario ha sicuramente beneficiato di questa situazione tanto che l’indice Nikkei 225 con una performance di oltre il 16% si sta rivelando una tra i migliori indici da inizio anno. Secondi gli analisti il mercato è guidato da fattori che si stanno dimostrando molto efficaci quali una progressione nella crescita degli utili corroborato dalla politica monetaria accomodante, un premio di rischio ad alti livelli affiancato da prospettive di un cambiamento nella corporate governance che mette in evidenza una focalizzazione nella creazione di valore per l’azionista. Anche per questo i dividendi del 2014 sono saliti a 12 trilioni di yen, un nuovo record.
Più attenzione al ROE. L’introduzione a giugno di regolamenti, quali il Corporate Governance Code e del Japan Stewardship Code, ha reso chiaro l’esigenza degli investitori di poter meglio giudicare le strategie aziendali, ottenere con chiarezza gli obiettivi ed i parametri con i quali misurare l’efficacia del management e valutare le politiche finanziarie sulle partecipazioni incrociate. Una necessità di migliorare la capacità di allocazione del capitale che era chiaramente riscontrabile nel minor rapporto ROE (Return On Equity) rispetto ad altri mercati sviluppati.
Prospettive. La domanda ora è quanto spazio di crescita può riservare ancora questo mercato in una situazione che a livello internazionale vede alcune criticità come la situazione greca nella zona euro, il possibile cambio di scenario nella politica monetaria della Fed e, più localmente in Asia, il rallentamento nella crescita cinese ed i nuovi casi di aviaria nella Corea del Sud.
Valutazioni e Fondamentali. Secondo gli analisti il premio per il rischio dell’azionario giapponese è del 4,8%, migliore dello 0,5% rispetto alla media globale. Dal punto di vista dei rapporti di valutazione prezzi/utili (P/E), i mercati giapponesi ed europei sono sul medesimo livello. Il rapporto prezzo/valore di bilancio (P/BV) del mercato giapponese risulta a sconto del 27%, legato anche ai più bassi livelli di ROE (6,8% contro il 8,9% nella zona euro). E’ evidente che un aumento della volatilità a livello globale potrebbe comunque condizionare il mercato nipponico così come tutti i principali indici delle borse, ma dati questi elementi fondamentali, e la capacità di ridurre gradualmente i gap grazie a cambiamenti strutturali, rimane un mercato da seguire. Idee di investimento per il secondo semestre.
Il dibattito sulle idee di investimento per la seconda parte dell’anno, che nei comitati di investimento significa confermare, prendere profitto e/o ruotare in nuove opportunità, è veramente combattuto; non risulta facile per gli strategist di portafoglio trovare una sintesi condivisa con i gestori delle diverse classi di attivo. Ma per capire meglio queste opinioni dobbiamo partire dall’analisi delle principali performance dei mercati a fine maggio (MSCI in valuta locale): World + 6,27%, Europe + 10,97%, Emerging Markets + 7,37%, MSCI US + 2,80%, MSCI Japan + 18,75%, Far East + 16,96%, Italy + 22,5%, Citigroup Global Markets WGBI in Euro + 6,27%, Emerging Market Bonds Index plus + 2,81%.
Azionario con alti dividendi e M&A. Le performance hanno battuto le attese di periodo, soprattutto sulla parte azionaria europea; gli analisti del mercato ‘equity’ si trovano d’accordo sulla velocità inaspettata di crescita delle quotazioni con rapporti di valutazioni (Price/Earnings e Price/ Book Value) in molti casi saliti sopra la media storica. Le analisi giustificano il rialzo per la divergenza di politica monetaria tra gli Usa ed il resto del mondo, per i progressi nei profitti societari, la solidità patrimoniale e la liquidità record presente nei bilanci che dovrà rientrare in gioco. I gestori rimangono convinti che l’idea di investimento azionaria conferma la selezione di società a grande capitalizzazione multinazionali, con costanti dividendi sopra la media o di piccole o medie dimensione possibili ‘prede’ per operazioni di M&A (fusione e acquisizione).
Obbligazioni, molto diversificate. Sul terreno obbligazionario la variabile aumento dei tassi della Federal Reserve statunitense non sembra preoccupare i gestori di Fixed Income. La ragione dei gestori riguarda da un lato il Quantitative Easing della BCE appena iniziato, la forte domanda di obbligazioni rispetto all’offerta e l’ottima diversificazione geografica, qualità dell’emittente, scadenze e cambi valutari. Su questo i gestori chiedono agli investitori deleghe più ampie per poter gestire al meglio gli attivi.
Strategist meno entusiasti. Da parte degli Strategist di Asset Allocation l’entusiasmo dei gestori viene giudicato con attenzione; le performance sopra le attese ottenute da inizio anno tendono a far notare che i prossimi mesi potrebbero essere meno brillanti. Sono d’accordo sull’idea che l’azionario mantenga un vantaggio per i bassi rendimenti obbligazionari, la bassa leva delle società e un trend di crescita economica positivo, ma sottolineano più attenzione a valutazioni e stock picking. Per la parte obbligazionaria, seppur non ci siano criticità improvvise, lo scenario vede la banca centrale statunitense preparare una stretta monetaria anche se non se ne conoscono ancora tempi e modalità; per questo chiedono ai gestori obbligazionari di diminuire i rischi di impatto sui portafogli dettati da possibili cambiamenti strutturali delle curve dei rendimenti.

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