Fondi, agli azionari non bastano gli emergenti

A cura di Morningstar

I fondi azionari europei soffrono. Da gennaio 2016, il tasso di crescita organica, che misura i flussi in rapporto al patrimonio iniziale, segna -2,64% (ad agosto). Tradotto in termini assoluti significa che i riscatti netti sono stati pari a 71,7 miliardi di euro. Nell’anno in corso, nessun mese ha avuto flussi positivi; tuttavia agosto, con -4,1 miliardi, è stato uno dei migliori, dopo le forti vendite seguite al referendum di giugno in cui il Regno Unito ha votato per l’uscita dall’Ue.

Bene gli emergenti
Come leggere il fenomeno? Una prima spiegazione è di tipo geografico. I fondi più colpiti sono quelli specializzati sulle Borse europee e, più in generale, quelle sviluppate, compresi gli Stati Uniti e il Giappone. Per contro, la raccolta netta degli azionari emergenti sfiora i 10 miliardi da gennaio e ad agosto la categoria è stata la migliore in assoluto (+3 miliardi). Gli investitori, che nel 2015 era fuggiti da queste aree, sono tornati sulla scia dei rendimenti che, nei tre mesi estivi, sono stati del 12% (indice Morningstar EM in euro). Nello stesso periodo, l’indice Morningstar Europe ha perso lo 0,3% (in euro).

Avanzano gli indicizzati
Una seconda spiegazione è relativa alle strategie di gestione. A soffrire sono stati i fondi azionari attivi, mentre quelli passivi registrano flussi netti positivi per 10,6 miliardi da inizio anno. Tra gli emergenti, il più popolare è stato Vanguard Emerging market stock index (non disponibile in Italia), che è un comparto indicizzato (+1,1 miliardi da inizio anno).

Dove trovare valore
Una terza spiegazione è il prevalere della ricerca di valore in un contesto di bassi tassi di interesse. Lo testimonia il fatto che non sono solo le Borse emergenti ad attrarre gli investitori, ma anche le obbligazioni delle aree in via di sviluppo, sia in valuta locale sia in dollari. Tra le migliori categorie, inoltre, ad agosto ci sono gli high yield bond, specializzati in titoli ad alto rendimento (e bassa qualità) e gli euro corporate bond.

Parcheggi liquidi
D’altro canto, però, gli investitori hanno parcheggiato 17,7 miliardi in fondi di liquidità nel solo mese di agosto, portando il saldo netto a 78,3 miliardi da gennaio, molto più di quanto è entrato nei prodotti a lungo termine (+37,2 miliardi da inizio 2016); nonostante i rendimenti nulli o negativi. Probabilmente, gli investitori attendono di uscire dalla fase di incertezza, per poi riposizionarsi su asset class più redditizie.

Sotto i riflettori, continuano ad esserci le politiche monetarie delle Banche centrali, in particolare di quella europea, che dovrebbe proseguire nella fase espansiva, mentre negli Stati Uniti sembra più vicino il rialzo dei tassi. Ad agosto, il reddito fisso è stata la asset class più acquistata con 23,6 miliardi di sottoscrizioni nette, seguita a grande distanza dai comparti bilanciati (+5,2 miliardi), tra i quali il più popolare è stato Nordea-1 Stable Return (rating Bronze, al 5 agosto 2016). Il fondo ha raggiunto i 18 miliardi di masse e, per tutelare gli investitori, la società ha deciso di chiuderlo temporaneamente a nuovi sottoscrittori (soft-closure).

Chi sale e chi scende
Tra le case di gestione, a parte Nordea, le migliori ad agosto devono il loro successo soprattutto alle strategie passive. E’ il caso, ad esempio, di HSBC con il fondo Japan index e Swisscanto, con i prodotti sull’azionario globale e svizzero. Sul fronte opposto, i deflussi hanno colpito soprattutto Franklin Templeton, che da inizio anno ha registrato una crescita negativa del 14%, con i fondi obbligazionari tra i più penalizzati.

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