“General Electric, truffa contabile peggio di Enron”. Ed è panic selling

Il colosso Usa General Electric avrebbe falasato i suoi conti nascondendo perdite per 38,1 miliardi di dollari, legate al business delle riassicurazioni a lungo termine e ai servizi per le società petrolifere. E’ quanto si legge in un report di 175 pagine realizzato da Harry Markopolos, noto investigatore finanziario balzato agli onori delle cronache, anni fa, per avere lanciato per primo l’allarme sullo schema Ponzi messo in piedi dal finanziere Usa Bernard Madoff.

Secondo Markopolos, le perdite nel campo delle riassicurazioni risalirebbero agli anni ‘80 e ‘90, mentre un altro capito della frode sarebbe legato a Baker Hughes, società di servizi all’industria petrolifera acquisita da Ge nel 2017 e di cui non sarebbero state correttamente contabilizzate le operazioni di acquisto delle quote azionarie: un’operazione peraltro rivelatasi finora un pessimo affare per il gruppo. Per Markopolos, la frode contabile di General Electric, pari al 40% circa della capitalizzazione di borsa del gruppo, sarebbe una delle più grandi della storia americana, addirittura superiore a quelle di Enron e WorldCom messe assieme.

La diffusione del report ha scatenato il panic selling sul titolo Ge a Wall Street, crollato fino a -15% – il calo maggiore degli ultimi 11 anni – per poi attestarsi attorno al -11% in chiusura di seduta, mentre si diffondevano voci di un rischio bancarotta per una delle principali blue chip della borsa Usa.

Alle affermazioni contenute nel report ha duramente reagito Larry Culp, nominato Ceo di Ge qualche mese fa con l’obiettivo – tutt’altro che facile – di rilanciare il colosso industriale statunitente da tempo in profonda crisi: ha accusato Markopolos di “falsa ricostruzione dei fatti” e ha evidenziato come lo stesso investigatore abbia ammesso che trarrà una “discreta percentuale di profitti” dallo short selling sul titolo Ge.

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