Giudizio Outperform sulle azioni europee

A cura di Anja Hochberg, Cio Europe & CH, Credit Suisse
livello globale continuiamo a osservare un rasserenamento delle prospettive economiche e finora i dati statunitensi mostrano l’atteso miglioramento. Dal momento che i dati provenienti dagli Stati Uniti stanno evidenziando nuovamente un trend di ripresa e l’output gap (differenza cumulata tra PIL potenziale e PIL reale) si sta chiudendo, con ogni probabilità la Fed rialzerà i tassi d’interesse a settembre, con prospettive di rialzi dei tassi molto moderate successivamente. Visti i consistenti progressi nell’Eurozona osservati negli ultimi due mesi, la produzione industriale potrebbe aver raggiunto un massimo temporaneo. Tuttavia, alla luce dei promettenti indicatori anticipatori, prevediamo una riaccelerazione già nel terzo trimestre di quest’anno, ancora sostenuta in modo molto ampio in termini sia di regioni (periferia e centro) che di settori (domanda interna ed esterna). Nonostante il visibile progresso economico, la Banca centrale europea (BCE) continuerà il suo programma di quantitative easing poiché l’inflazione (pur leggermente al rialzo) si attesta ancora su livelli considerati troppo bassi da parte della BCE.
Strategia d’investimento europea Come analizzato nelle precedenti edizioni del nostro Monthly, le discussioni sulla Grecia continuano a influenzare il sentiment di mercato (in Europa). A giudicare dalla volatilità, i mercati azionari globali non sono stati influenzati in modo consistente da questo tema e tendono a guardare di più ai mercati a reddito fisso (ad es. rischio di tasso) per un’ulteriore guidance. Considerando che il nostro principale scenario prevede un accordo dell’ultimo minuto sulla Grecia, intravediamo chiaramente – per via della correzione del 10% sui mercati azionari dell’UME – l’emergere di nuove opportunità per gli investimenti azionari nella regione.
Le valutazioni sono migliorate e il mercato offre ora un premio di rischio notevole (ossia sembra che i rischi correlati alla Grecia siano ampiamente scontati), mentre il trend degli utili è migliorato. Anche la nostra previsione di un nuovo deprezzamento dell’EUR sulla scia di un USD in visibile apprezzamento aiuterebbe gli indici azionari dell’UME. Certamente l’Europa, in particolare la Germania, ha registrato un netto incremento dei rendimenti su base relativa (per i fattori di spinta e le implicazioni di mercato, si faccia riferimento alla nostra ultima edizione del Monthly) ma, su base storica, il DAX tedesco ha già evidenziato delle svendite maggiori che non in passato in condizioni simili. In Europa, le probabilità di una ripresa del DAX sono pertanto ancora intatte.
Manteniamo altresì la nostra preferenza per il mercato italiano, che ha dato risultati positivi. Considerando che il trend in Italia potrebbe maturare nelle prossime due o tre settimane, il mercato spagnolo – che mostra valutazioni positive e rating ciclici in netto miglioramento – potrebbe essere uno dei prossimi vincitori in caso di una soluzione della questione greca. Per la parte globale del portafoglio azionario europeo, raccomandiamo ancora il mercato elvetico, che può trarre vantaggio dalle prospettive di una ripresa globale a fronte del previsto indebolimento valutario.
Le stime sugli utili sono migliorate nettamente e, spe-cialmente effettuando un raffronto tra i rendimenti da dividendi e quelli obbligazionari, la Svizzera si classifica molto in alto a livello relativo (vale a dire le azioni elvetiche sono molto più interessanti delle obbligazioni svizzere) e a livello assoluto (ossia i rendimenti da dividendi svizzeri restano elevati e tra i più alti nel mondo dei mercati sviluppati rispetto ai rendimenti delle obbligazioni locali). Continuiamo altresì a favorire le azioni nipponiche, pur raccomandando un adeguamento dei portafogli, nel caso in cui il Giappone venisse principalmente implementato – tramite gli esportatori nipponici che traggono vantaggio dalla debolezza dello yen – verso una soluzione d’investimento più guidata internamente.
Da un punto di vista del portafoglio manteniamo chiaramente una preferenza per le azioni rispetto alle obbligazioni. Anche considerando l’incremento dei rendimenti osservato, i rendimenti delle obbligazioni europee core (ad es. della Germania) appaiono ancora poco interessanti, a nostro giudizio, per via del livello dei rendimenti assoluti, che è ancora basso, e delle prospettive negative in termini di redditività. A livello periferico, gli spread dei rendimenti, vale a dire il rischio di credito, sono aumentati sulla scia delle discussioni correlate alla Grecia. Considerato il nostro scenario di base sulla Grecia, un ulteriore ampliamento degli spread in questione potrebbe rappresentare una nuova opportunità di acquisto, ma manteniamo la sovraponderazione esistente nel debito periferico. Nel caso di uno scenario di rischio correlato a una «Grexit», ci si attenderebbe dalla BCE, impegnata a fondo nella gestione della crisi europea, un’attenuazione dei potenziali effetti di ricaduta, vale a dire un consistente ampliamento degli spread della periferia.
Inoltre raccomandiamo ancora di detenere obbligazioni con un rendimento più elevato (ad es. obbligazioni dei mercati emergenti) e, laddove il profilo di rischio e lo stato dell’investitore lo consentano, debito subordinato (ad es. titoli ibridi corporate, prestiti senior). Gli strumenti obbligazionari flessibili godono, a nostro giudizio, di un buon posizionamento per far fronte alle attuali sfide sui mercati del reddito fisso. Consigliamo ancora – non solo, ma in particolar modo per gli investitori nel reddito fisso – di equilibrare i portafogli con gli investimenti alternativi.

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