Gli AD dell’industria siderurgica: “L’Europa contro l’acciaio”

La sopravvivenza dell’industria siderurgica europea è a rischio ulteriore, perché la proposta della Commissione di revisione della salvaguardia dell’acciaio non considera il forte crollo della domanda a seguito della pandemia di Covid. Il contingente esente da tariffe dovrebbe riflettere la domanda siderurgica dell’Ue. Il settore siderurgico europeo è profondamente deluso dal fatto che la Commissione e molti governi dell’Ue non abbiano ancora deciso di prendere in considerazione questo aspetto”. E’ quanto si legge in una dichiarazione congiunta diffusa dagli amministratori delegati dell’industria siderurgica europea.

I manager sottolineano che la domanda di acciaio è diminuita del 50% dall’inizio della pandemia di Covid-19 a marzo e l’industria siderurgica ha dovuto tagliare drasticamente la produzione per adattarsi a queste mutate circostanze, con il 40% della forza lavoro siderurgica dell’Ue licenziata o a lavorare a tempo parziale. Nel frattempo, paesi come Cina, India, Indonesia e Russia hanno continuato, o stanno ripristinando, la produzione e lo stoccaggio di acciaio. Il rischio imminente di offerte di acciaio a basso costo inondando il mercato – spiegano – ostacolerebbe la ripresa e la sopravvivenza di una delle industrie strategiche europee, che sostiene 2,6 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti nell’Ue. “L’attuale proposta potrebbe aumentare notevolmente la quota di mercato delle importazioni, mentre gran parte della capacità di produzione dell’Ue resta inattiva”, denunciano gli AD, secondo i quali “il processo di revisione della salvaguardia consente di affrontare ‘circostanze mutate’, come quelle causate da un impatto gravemente negativo sull’economia e sui mercati a causa della pandemia”.

Pertanto i manager invitano la Commissione e gli Stati membri a “migliorare la proposta e trasformarla in una revisione orientata alla crisi, salvaguardando efficacemente l’industria siderurgica europea. Chiediamo – si legge ancora nella dichiarazione congiunta – una dimensione della quota esente da tariffe che rifletta le condizioni di mercato effettive. Dovrebbero sfruttare la capacità di adattare le misure a causa di ‘circostanze mutate’. Una mancanza di interpretazione e politica giocherà solo nelle mani degli esportatori di acciaio verso l’Ue che sono fortemente sostenuti dai loro governi”.

Per gli AD del settore, “le quote di importazione dovrebbero essere notevolmente ridotte e dovrebbe essere impedito il trasferimento di quote non utilizzate nei quartieri successivi e l’accesso alle quote residue per i paesi con quote proprie. L’Europa ha bisogno di un’industria siderurgica sostenibile e resiliente se vuole realizzare gli obiettivi del Green Deal europeo. Il Green Deal – nato prima della crisi – si basa sul mostrare che l’Europa può aprire la strada alla neutralità del carbonio entro il 2050. La produzione europea di acciaio è molto più pulita di quella dei paesi che minacciano di inondare il mercato dell’Ue con il loro materiale in eccesso. I produttori di acciaio europei stanno aprendo la strada nel fissare obiettivi ambiziosi per produrre acciaio in modo carbon neutral. Se il settore siderurgico europeo verrà spazzato via dalle importazioni, semplicemente non saremo lì a guidare la riduzione delle emissioni dell’industria siderurgica globale”.

Nella dichiarazione si sottolinea che “un’Europa che diventa ‘verde’ perché accetta che altre regioni ci colpiscano e inquinino a volontà non sarà in grado di tenere la testa alta. La politica commerciale dell’Ue deve poter passare alla modalità crisi quando gli interessi industriali strategici europei sono esistenzialmente minacciati. Se la leadership dei cambiamenti climatici è il vantaggio strategico che l’Ue afferma di essere, allora deve utilizzare gli strumenti a sua disposizione per rafforzare le industrie strategiche che renderanno la transizione verde strategica giusta, giusta e possibile”.

Secondo i manager, “a livello dell’Ue vi sono, o sono state, decisioni di difesa commerciale lente e deboli, obiettivi legislativi contrastanti, consolidamenti pro-competitivi ostruiti di produttori di dimensioni globali e obiettivi onerosi in materia di emissioni e controllo ambientale stabiliti senza un quadro normativo che consentirebbe ai nostri l’industria per rimanere competitiva a livello globale pur raggiungendo questi obiettivi. Questa crisi richiede una seria revisione che tenga conto del mondo come è oggi. La protezione dell’acciaio in esame è stata creata per l’era pre-Covid. Ora deve essere adattato al mondo post-Covid”.

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