Gli inglesi vogliono fare Braveheart

A cura di Aqa Capital

“Siete venuti a combattere da uomini liberi, e uomini liberi siete: senza libertà cosa farete? Combatterete? Certo, chi combatte può morire, chi fugge resta vivo, almeno per un po’… Agonizzanti in un letto fra molti anni da adesso, siate sicuri che sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi, per avere l’occasione, solo un’altra occasione di tornare qui sul campo ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà! (William Wallace)

Tutti muoiono, non tutti però vivono veramente. (William Wallace)
Vi racconterò di William Wallace! Gli storici inglesi diranno che sono un bugiardo, ma a scrivere la storia sono gli stessi che hanno impiccato degli eroi. (Robert Bruce)
Il tuo cuore è libero, abbi il coraggio di seguirlo. (Padre di William Wallace)
Coraggio?!? Anche un cane ha coraggio. È invece l’arte sottile e oscura del compromesso che fa di un uomo un nobile. (Padre lebbroso di Robert Bruce)
Citazioni  dal film: “Braveheart” di Mel Gibson.

Gli inglesi vogliono fare Braveheart. Trasformarsi da dominatori a dominati. Rigirare la storia. E presentarsi come impavidi alla ricerca della loro libertà. Il momento di trionfo di Theresa May è durato poco: venerdì la premier britannica era all’apparenza riuscita a convincere tutti i suoi ministri a sostenere la sua strategia su Brexit. Oggi invece la May si trova di nuovo in bilico dopo le dimissioni a sorpresa di David Davis, il ministro responsabile di Brexit che ha condotto i negoziati negli ultimi due anni. «Per me è stata una questione di principio – ha dichiarato Davis. – Sarebbe toccato a me difendere questo progetto e in coscienza non potevo negoziare e promuovere una strategia che secondo me non può funzionare. La premier ha fatto troppe concessioni alla Ue. Temo che ora Bruxelles prenderà tutto quello che offriamo e chiederà ancora di più, perché fanno sempre così. Spero che le mie dimissioni portino a un ripensamento della strategia e sull’allineamento troppo stretto con le regole Ue in futuro».
Boris Johnson, ministro degli Esteri e leader degli euroscettici, che non ha mai fatto mistero della sua ambizione di diventare premier, segue a ruota. Prima dichiara di aspettare, poi sferra un colpo mortale  al suo governo e a quello della May. Nuove elezioni sono alle porte. Una voce in più a destabilizzare i mercati anche se per ora tutto tace. La sterlina tiene le posizioni su euro e dollaro. La Borsa di Londra ha chiuso positiva.
La Brexit  non spaventa più i mercati. Anzi potrebbe addirittura avvenire l’opposto. Cosa succederà se i Leave non dovessero vincere le elezioni o riportare un risultato ambiguo.
Prima la Brexit è stato un voto contro Cameron ora succede il contrario: il voto politico sarà un voto pro e contro Brexit, stavolta però con maggiore coscienza da parte del popolo. Non si potrà più dire che gli Inglesi hanno votato senza sapere le conseguenze. Saranno impavidi, getteranno il cuore oltre l’ostacolo,  come i loro nemici scozzesi, o come tutti i “nemici” dell’Uk, dagli irlandesi, agli indiani, a tutti i popoli che hanno riconquistato la loro libertà dalla corona inglese o faranno prevale “l’arte sottile e oscura del compromesso”.
A distanza di due anni, i mercati hanno già votato. Dentro o fuori poco cambia. Anzi la notizia passa quasi inosservata. L’unico che sembra accorgersi, e che, in questi anni, ha dimostrato di anticipare i mercati è il presidente della Bce, Mario Draghi. Oggi durante un’audizione all’Europarlamento Draghi ha richiamato all’unità della Ue come antidoto al protezionismo di Donald Trump. “In questi tempi di aumentate incertezze globali, è più importante che mai che l’Europa resti unita”, ha dichiarato il governatore della Bce.
Venerdì sono scattati i dazi e controdazi automatici tra Usa e Cina. Se non fermata la spirale passerà dai 39 miliardi attuali, prima a 50 miliardi fino a 500 miliardi di dazi. Minacciando oltre mille miliardi di scambi commerciali, come sostiene Draghi.
Ora i mercati hanno penalizzato la Borsa cinese con un calo del 20% circa. Pechino ha reagito svalutando lo yuan, fino alla soglia psicologica di 6,7 sul dollaro. Ovviamente le autorità cinesi negano, le riserve monetarie sono rimaste invariate, sono cambiate però le riserve auree. Giochetti che la dicono lunga sulla libertà di mercato. Quello che nessuno vuole sapere è la verità dei numeri. Il surplus commerciale cinese è pari solo al 2,2% del Pil del Paese. Una nazione che corre al ritmo di circa il 7% l’anno, che si incammina a passare da una crescita basata sugli investimenti esteri a una crescita sostenuta dai consumi interni, questa guerra commerciale è già sovraprezzata sugli indici.
I tech cinesi quotano a sconto su quelli Usa, sono super protetti dallo Stato e soprattutto meglio esposti alla crescita interna del Paese. Potrebbe essere un buon momento per metterne qualcuno in portafoglio, proprio ora che scontano il peggio e lo yuan si è svalutato. Si certo ci vuole coraggio, bisogna essere impavidi e iniziare a sognare un portafoglio libero dai vecchi schemi di sempre, che vedono nel tech Usa il centro del mondo. Libertà significa anche questo.

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