Grecia, scommetiamo che si prolungheranno le scadenze?

di Florian Roger, Responsabile Asset Allocation Exane Derivatives

Qualunque sia l’esito, i Paesi europei hanno deciso di mettere fine all’attuale fase di negoziazioni con la Grecia domenica. Gli scenari che si profilano sono: la firma della Grecia su un nuovo piano di bilancio a 2 anni o l’adozione di un protocollo di uscita del paese dall’Eurozona.

In occasione del Vertice dei Capi di Stato dell’Eurozona di ieri sera, sono stati fissati un ultimatum e un calendario molto precisi a cui Atene deve attenersi: la Grecia dovrà presentare nuove misure fiscali giovedì sera, l’Eurogruppo si riunirà sabato per studiarle e in seguito si terranno dei Vertici tra i Capi di Stato dell’Eurozona e dell’Unione Europea per decidere le sorti della Grecia domenica.

Affermando che il programma quadro includerebbe une ristrutturazione del debito, il Gruppo di Bruxelles (compresa la Germania) si impegna per la prima volta su questa direzione. A nostro avviso, quanto affermato scioglie il punto cruciale di rottura tra Atene e i suoi creditori.

Tuttavia, facendo riferimento ad una riprofilatura del debito, il Gruppo di Bruxelles è più propenso ad un prolungamento delle scadenze piuttosto che ad un nuovo haircut, come richiesto dal Primo Ministro greco (se Tsipras dovesse impuntarsi su questo punto, come lascia stimare la sua prima reazione stamattina, la Grecia uscirebbe definitivamente dall’Eurozona). Una revisione delle scadenze del debito ellenico rappresenta l’alternativa più accettabile da parte dei creditori vis-à-vis dei loro parlamenti. Inoltre, non concedendo l’annullamento del debito a Syriza, il Gruppo di Bruxelles evita di inviare un messaggio troppo positivo ai partiti populisti in Europa (in vista delle elezioni spagnole e della crescente popolarità di Podemos).

Tutte le carte sono ormai in tavola. A. Tsipras non potrà ottenere ulteriori concessioni né dilazioni. Arrivando ieri al Consiglio Europeo con un nuovo ministro delle Finanze ma senza un nuovo piano, il Premier Greco ha portato all’esasperazione il Gruppo di Bruxelles, che valuta ormai molto seriamente l’opzione di un Grexit (il Presidente della Repubblica francese si è mostrato ieri molto meno positivo in merito al fatto che la Grecia resti nell’Eurozona rispetto al suo Primo Ministro lunedì …). Razionalmente, A. Tsipras dovrebbe accettare il nuovo programma quadro proposto dai creditori.

La BCE non dovrebbe cambiare strategia prima di domenica sera mantenendo il plafond dell’ELA invariato fino a questa data. Tuttavia, in caso di fallimento del processo di negoziazione politica, l’Istituto ridurrà in maniera notevole la liquidità offerta al sistema bancario greco, imponendo degli haircut importanti sui collaterali dell’ELA o addirittura mettendo fine al programma attuale. Ciò rappresenterebbe la prima fase verso una transizione monetaria, poiché lo Stato greco dovrebbe mettere in circolazione una valuta sostitutiva per garantire la liquidità.

Non vi è dubbio che la questione greca non sarà completamente risolta domenica. In caso di accordo, sarà necessario un processo di ratifica parlamentare. Tuttavia, l’asse franco-tedesco ha tracciato il perimetro di una via accettabile da tutti i paesi. A. Tsipras ha ottenuto una ristrutturazione del debito e, dopo l’esito del referendum, beneficia di una maggioranza parlamentare netta per far approvare i piani di bilancio. A. Merkel gode di un supporto sufficiente in Germania per far adottare un piano senza haircut sul debito greco.

In conclusione, il Grexit potrebbe essere ufficialmente decretato domenica. Il Gruppo di Bruxelles si prepara a questo scenario ormai in modo molto serio. Sebbene A. Tsipras non disponga di un ulteriore margine di manovra per un nuovo colpo di scena (dopo il rinvio del rimborso all’FMI, l’annuncio del referendum,…), il Premier ellenico ha ancora tutte le carte in mano per poter offrire un nuovo piano di aiuti al proprio Paese, mantenendo allo stesso tempo la maggioranza politica. Le sue proposte relative al  piano di bilancio dovranno essere più complete e dettagliate rispetto a quelle fornite ad oggi. Il Gruppo di Bruxelles non si impegnerà su un piano di due anni che dovrebbe costare più di 30Mld€. Ciò non significa necessariamente una maggiore austerità ma misure supplementari in materia di sviluppo degli investimenti nel paese. I creditori sanno che l’austerità in una fase di recessione si rivela generalmente controproducente a causa degli effetti di moltiplicatori più elevati.

 

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