Guerra commerciale, commodity in balìa di un sell-off

A cura di Wings Partners Sim

All’alba di un delicatissimo vertice Nato, si registra il nuovo affondo di Trump contro la Cina: una nuova lista di importazioni da tassare al 10% per un controvalore nell’ordine dei 200 miliardi di dollari. La misura è da intendersi come punitiva, in seguito alla risposta cinese alla prima tranche di sanzioni (25% su circa 50 miliardi di dollari, parzialmente già operativa; la Cina ha risposto tassando 545 prodotti importati dagli USA, quasi tutti agricoli).

Ma sono molte le critiche, anche tra gli stessi repubblicani, che vedono cadere il pretesto della difesa della proprietà intellettuale (gran parte dei nuovi prodotti nel mirino di Trump riguardano il mercato alimentare), e che temono i rischi sull’economia americana e globale. Nel contempo, la Cina non ha mancato di farsi sentire: già nella notte fonti governative si sono definite scioccate, hanno definito ‘bullismo commerciale’ le decisioni di Trump, e hanno richiesto una urgente rispo-sta congiunta alle decisioni americane, che potrebbero danneggiare non solo la Cina, ma il mondo intero (USA compresi).

Se per il momento la Trade War in essere non sta sortendo effetti troppo pronunciati sull’azionario (ma è lecito attendersi sviluppi su questo fronte), le materie prime sono preda di un brutale sell-off, estremizzatosi nella notte a seguito delle ultime vicende sopra riepilogate. Le nuove tariffe non sono immediatamente operative (occorreranno almeno un paio di mesi, salvo passi indietro in caso di auspicato successo delle diplomazie), ma la borsa di Shanghai ha risposto con un collasso dei prezzi, che ha portato le quotazioni LME ad estendere i già corposi ribassi.

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