Guerra commerciale, tra i principali rischi per l’Ocse

a cura di Olivier De Berranger, Chief Investment Officer di La Financière de l’Echiquier
La settimana scorsa l’OCSE ha pubblicato le nuove stime relative alla crescita mondiale, vicina ormai al 4%. I dati sono stati rivisti dal 3,7% nel 2017 al 3,9%, con un trend positivo che dovrebbe proseguire allo stesso ritmo anche nel 2019.
Stando alle stime dell’OCSE, i provvedimenti fiscali dell’amministrazione USA e l’innalzamento della spesa pubblica dovrebbero portare a un miglioramento della crescita americana dallo 0,50% allo 0,75%. La crescita oltre Atlantico sarebbe superiore, per la prima volta da due anni, a quella dell’Eurozona: il 2,9% contro il 2,3%. Questo scenario potrebbe naturalmente essere rimesso in questione dallo scatenarsi di una vera guerra commerciale, che rimane per l’OCSE uno dei rischi principali per i prossimi trimestri.
Con un incremento dello 0,4% rispetto alle ultime stime del novembre 2017, sempre secondo l’OCSE, la Francia dovrebbe attestarsi al 2,2% nel 2018. La Banque de France, dal canto suo, dimostra un ottimismo più temperato e scommette su un +1,9% quest’anno. La crescita dei redditi delle famiglie e il taglio delle imposte porteranno un sostegno netto ai consumi. Infine, la dinamica degli investimenti, che si mantiene inalterata (+3,4% previsti), sarebbe sostenuta da una ripresa delle esportazioni. Dopo aver frenato per molti anni la crescita francese, il commercio estero potrebbe finalmente trasformarsi in un fattore positivo.
E’ bastato per rilanciare il tema d’oltralpe della “cassa comune”: perdere meno significa guadagnare di più! Il gettito fiscale è stato superiore al previsto e la scorsa settimana la Sécurité Sociale ha annunciato un andamento meno negativo. Infatti, la buona tenuta del mercato del lavoro ha generato un incremento dei contributi pari a 1,2 miliardi di euro. Grazie a una ritrovata dinamica del mercato del lavoro, nel 2018 il bilancio della Sécurité Sociale potrebbe avvicinarsi al punto di equilibrio.
Se la crescita si annuncia tonica, l’inflazione ancora non si manifesta. Venerdì scorso, l’Eurozona ha pubblicato un aumento dei prezzi su base annua dell’1,1%. L’OCSE, del resto, afferma che l’inflazione dovrebbe tornare a crescere solo lentamente a livello mondiale. Il messaggio sui dati dell’occupazione negli Stati Uniti la scorsa settimana (piena occupazione con un costo del lavoro in ragionevole aumento), confermano la centralità dello scenario di una graduale risalita dell’inflazione, e quindi dei tassi a lungo termine.
E’ del resto quanto pensano probabilmente i CFO delle aziende in Europa che continuano ad approfittare di un contesto di tassi estremamente positivo per rifinanziarsi. La settimana precedente è stata la più dinamica da due anni in termini di emissioni di obbligazioni sul mercato primario, con oltre 41 miliardi di euro. In 6 tranche con scadenze da 2 a 20 anni e 8 miliardi di euro emessi, SANOFI – ad esempio – ha rifinanziato senza difficoltà una parte delle sue recenti acquisizioni.

Crescita solida e tassi ragionevoli, lo scenario macroeconomico rimane positivo a condizione che l’amministrazione americana non prema il tasto della guerra commerciale.

 

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