Hera si raffredda a Piazza Affari, “buy the dip”?

Non è certamente il titolo più “sexy” di Piazza Affari, ma Hera, multiutility emiliana attiva nei settori del gas, dell’energia elettrica e del ciclo integrato dell’acqua, oltre che dell’ambiente, è riuscita a passare indenne quest’ultima, turbolenta, settimana di Borsa, guadagnando anzi il 4,5% e così consolidando ad oltre il 10% il suo rialzo negli ultimi tre mesi.

Un risultato che peraltro coincide con quello a 12 mesi, a conferma che mentre il buon andamento dei conti (il primo trimestre dell’anno si è chiuso con ricavi in crescita dell’11,4% a 1,940,4 milioni, Ebitda pari a 330,8 milioni, +2,5% su base annua, e un utile netto di gruppo in crescita del 3% a 124,2 milioni, come da attese) continua ad essere apprezzato dagli investitori, l’assenza di particolari appeal speculativi tende a mantenere il titolo lontano dai riflettori.

Da inizio anno Hera ha comunque già guadagnato un 23% vedendo la capitalizzazione risalire a quasi 4,9 miliardi, alle spalle di Enel, Snam e Terna ma davanti a tutte le altre utilities a partire da A2a, Italgas e Acea.

Hera è dunque un classico titolo “a valore”

E per ora continua a beneficiare del mantenersi dei tassi su livelli vicini ai minimi storici (l’indebitamento finanziario netto al 31 marzo scorso era pari a 2.622 milioni, in crescita di 36 milioni rispetto a fine 2018 ma stabile al netto dell’effetto dell’applicazione del Ifrs 16).

A fronte di una valutazione corrente che appare non eccessivamente a buon mercato ma neppure esageratamente cara (il rapporto prezzo/utile atteso è attorno a 17 volte), gli analisti fondamentali indicano in media un prezzo obiettivo di 3,33 euro per azione, poco sopra i livelli attuali del titolo (che stamane oscilla tra 3,275 e 3,28 euro), con cinque pareri positivi, due neutrali ed uno negativo.

Gli analisti tecnici dal canto loro segnalano una tendenza rialzista a breve periodo e più moderatamente anche a medio e lungo termine. I primi obiettivi sembrano essere le resistenze in area 3,34-3,35 euro e poi sui 3,38 euro per azione, mentre in caso di correzione, che potrebbe essere favorita da una situazione di moderato ipercomprato del titolo a breve termine, i supporti sono indicati in area 3,22-3,20 euro.

Un livello che, se tenuto, potrebbe rappresentare un buon punto d’ingresso per investitori interessati a mantenere il titolo in portafoglio incassando (il prossimo 24 giugno) un dividendo di 10 centesimi per azione a valere sui risultati 2018, in crescita dai 9 centesimi dell’anno precedente ed equivalente a un rendimento di poco superiore al 3 per cento.

 

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