I Faang non sono più quelli di una volta

A cura di Morningstar

I tecnologici non sono solo i Faang

L’acronimo nel quale vengono raccolti Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google ha di sicuro catturato l’attenzione e le scelte operative degli investitori negli ultimi anni. Ma le soddisfazioni in termini di performance non sono più quelle di una volta e gli operatori, dicono gli analisti di Morningstar, farebbero bene a orientarsi su altri nomi hi-tech che uniscano fondamentali di qualità a buone valutazioni. “Negli ultimi cinque anni, l’unica società che non ha raddoppiato il denaro degli investitori (in dollari) è stata Google”, spiega David Brenchley, analista di Morningstar.

Venendo a tempi più recenti, i guadagni per questi titoli sembrano più difficili da ottenere. Il titolo Facebook, ad esempio, in questi giorni quota l’8% in meno rispetto a un anno fa e a poco è servito l’ultimo rally scattato dopo i risultati di bilancio. Guardando nei sei mesi Netflix, con il suo +0,36%, è l’unico titolo del gruppo in territorio positivo.

Non va molto meglio per quanto rigurda le previsioni

Secondo le analisi di Morningstar, l’utile netto del quintetto, nel 2019, crescerà, dello 0,6%. Va aggiunto che le previsioni per l’anno prossimo e quello seguente sono decisamente migliori (+19,6% e +22,5). Ma resta il fatto che tutte le società in questione nell’immediato sono anche alle prese con un aumento degli investimenti e pressioni dal fronte legislativo che potrebbero in maniera imprevedibile frenarne la crescita. Meglio quindi, avere pronte delle alternative.

“La tecnologia è un settore molto vasto”, spiega Brenchley. “Ci sono un mucchio di nomi interessanti in questo universo. Inoltre bisogna considerare che, nonostante in generale le valutazioni siano alte rispetto ad altri comparti del mercato, sono molto più basse rispetto al periodo della bolla di Internet (inizio anni 2000, Ndr). A differenza di allora, inoltre, la maggior parte delle aziende oggi possono contare su profitti e flussi di cassa in crescita che ne sostengono i bilanci”.

Check Point Technology

E’ una società specializzata nella cybersicurezza che di recente ha pubblicato risultati trimestrali con ricavi in crescita del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. “Siamo incoraggiati dalle proiezioni del management che indicano un aumento delle vendite e delle spese di marketing. Soprattutto dopo che il gruppo ha perso per strada qualche cliente a causa delle strategie più aggressive di alcuni concorrenti”, spiega Mark Cash, analista di Morningstar in un report del 3 gennaio 2019 in cui conferma il rating di 3 stelle e aumenta le previsioni di fair value portandole da 120 dollari a 127 dollari (119 dollari la quotazione di questi giorni). “L’approccio ormai consolidato del gruppo alla cybersicurezza, alcune recenti acquisizioni nella cloud base security e nuove strategie per quanto riguarda le vendite e il marketing sono alla base della nostra decisione di aumentare il prezzo obiettivo”.

Microchip Technology

“La società è uno dei fornitori principali del cervello necessario a molti smart device che vengono utilizzati per l’Internet delle cose”, spiega Brian Colello, analista di Morningstar in un report del 6 febbraio 2019 in cui conferma il rating di 4 stelle e la stima di fair value a 112 dollari (91 dollari la quotazione di questi giorni). “Troviamo i suoi prodotti anche a bordo degli apparati elettronici delle auto più all’avanguardia e pensiamo che sia una delle società che potranno approfittare della richiesta di un numero sempre maggiore di chip per l’industria delle quattroruote. Dal punto di vista del vantaggio competitivo gli diamo un rating Ampio grazie soprattutto agli alti costi di switch che rendono oneroso per i clienti affidarsi ad altri fornitori. Nell’ultimo trimestre fiscale in gruppo ha registrato un calo del 6% delle revenue (in linea con le attese del management). Secondo le stime della società, la domanda è in ripresa”.

Lam Research

“Lam Research è leader di mercato in una delle operazioni più importanti all’interno del processi di produzione di microchip: quella di ritagliare transistor microscopici all’interno di semiconduttori”, spiega Colello in una nota del 23 gennaio 2019 in cui conferma il rating di 3 stelle e il fair value di 185 dollari (181 dollari la quotazione di questi giorni). “Durante tutto il 2017 e l’inizio del 2018 ha beneficiato di un sostanzioso aumento della spesa per l’acquisto di apparecchiature per la produzione di chip in seguito alla crescita della produzione da parte di Samsung e di altri fornitori di semiconduttori. A partire dalla seconda metà del 2018 si è registrato un rallentamento della spesa da parte delle aziende del settore, tuttavia siamo convinti che ci sarà una ripresa nel corso del 2019 e nel lungo termine di cui potrà approfittare anche grazie alla scarsa concorrenza nel suo segmento. Le revenue del secondo trimestre fiscale sono cresciute dell’8% rispetto allo stesso perido dell’anno precedente, in linea con le nostre attese. Siamo convinti che la cedola sia sicura e che il management si sia impegnato a seguire una disciplinata politica di dividendo”

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