I fattori ESG nel settore aurifero

A cura di Joe Foster, Portfolio Manager e Strategist di VanEck

L’attenuarsi dei rischi globali ha rallentato la domanda di beni rifugio

La mancanza di domanda per beni rifugio ha determinato deflussi dagli ETP sull’oro a livello mondiale. L’oro ha chiuso il mese a 1.283,55 dollari all’oncia, con una perdita di 8,75 dollari (-0,7%). I titoli auriferi in aprile hanno invece registrato una presa di beneficio, dopo aver toccato i massimi annuali a febbraio e marzo. L’indice NYSE Arca Gold Miners è diminuito del 6,8% e l’indice MVIS Global Junior Gold Miners ha registrato un -7,6%. Le società stanno ancora pubblicando i risultati del primo trimestre e, finora, le cifre diffuse sono positive. Newmont Mining (6,0% delle attività nette) si è però scontrata con alcuni problemi operativi inaspettati in due miniere recentemente acquisite nell’ambito della fusione con Goldcorp: un incendio in galleria in Canada e uno sciopero in Messico. Avevamo anticipato che l’integrazione delle attività di Goldcorp non sarebbe stata priva di difficoltà, ma riteniamo altresì che Newmont disponga delle competenze necessarie per risolverle.

Segnali contrastanti sull’economia

Sebbene la crescita del Pil statunitense pari al 3,2% abbia superato tutte le aspettative degli analisti, i dati sottostanti lasciano molto a desiderare. Gran parte dei guadagni sono stati realizzati su scorte volatili, scambi commerciali e spesa pubblica, mentre la crescita core guidata da consumi e investimenti delle imprese ha subito una contrazione. Nel frattempo, l’edilizia residenziale ha continuato a rappresentare un freno alla crescita del Pil. Nonostante i massimi dei mercati azionari, l’economia non sta dando i frutti desiderati. La potenziale debolezza dei risultati economici e la volatilità dei mercati azionari potrebbero creare un contesto migliore per l’oro e per i titoli auriferi nel corso del 2019.

ESG ed estrazione aurifera

I fattori di sostenibilità, di responsabilità sociale, ambientale e governance (ESG), sono tutti temi integrati nelle decisioni di investimento di molti gestori a livello globale. E oggi sono molti i fondi che investono esclusivamente sulla base di criteri ESG. Negli ultimi anni il movimento in favore della sostenibilità ha conquistato sempre più terreno, portandoci ad approfondire l’argomento. Nel corso degli anni l’industria dell’oro ha compreso a proprie spese che gli azionisti non sono gli unici soggetti interessati alla gestione di una miniera d’oro. Vi sono altri stakeholder, altrettanto importanti, come i dipendenti e le loro famiglie, le comunità locali, i governi statali o locali e l’ambiente. Il mancato trattamento equo di tutte le parti interessate può ostacolare o addirittura portare alla chiusura di una miniera, con perdita di posti di lavoro e di reddito per tutti gli interessati.

Purtroppo, quando si parla di attività di estrazione a buona parte degli investitori vengono in mente le miniere artigianali o su piccola scala, le attività estrattive storiche e obsolete e i disastri che hanno avuto grande eco mediatica. In questa sede, vogliamo analizzare nel dettaglio ognuno di questi aspetti, insieme a riflessioni su ulteriori sforzi in tema di sostenibilità:

Miniere artigianali

L’estrazione artigianale e su piccola scala è un problema in molti paesi e provoca perdite sul gettito fiscale, criminalità e inquinamento. La maggior parte di questa attività estrattiva è illegale, quindi l’oro è scambiato sul mercato nero. Un recente articolo di Reuters avanza l’ipotesi che gran parte dell’oro estratto in Africa da queste miniere trovi la propria strada verso gli Emirati Arabi Uniti per la raffinazione e l’ulteriore distribuzione. Il volume è passato da 67 tonnellate nel 2006 a 446 tonnellate nel 2016. Metals Focus stima che nel 2018 la produzione da miniere artigianali e su piccola scala sia stata pari a 550 tonnellate, pari al 15% dell’offerta mineraria globale. L’aumento di produzione è dovuto a un prezzo dell’oro raddoppiato dal 2006, alla crescita demografica, alla mancanza di opportunità economiche e alle tecnologie che facilitano comunicazioni e pagamenti. Per i paesi con mezzi limitati è difficile monitorare o regolamentare questa attività. Una volta scoperta una vena, una miniera artigianale può sorgere nel giro di un giorno.

L’estrazione da miniere artigianali e su piccola scala è il modello più comune anche in Sud America, dove ha raggiunto livelli di diffusione e redditività tali da attirare l’attenzione della criminalità organizzata. Cartelli, bande, milizie e terroristi sfruttano sempre più spesso questa fonte per finanziare le proprie attività.

L’estrazione artigianale utilizza la gravità per separare l’oro grezzo dai minerali. La separazione pura per gravità non danneggia l’ambiente, ma spesso è seguita da processi chimici per estrarre l’oro a grana fine. Ciò richiede l’uso di mercurio o cianuro, successivamente disperso nell’ambiente.

La moderna estrazione commerciale dell’oro e le società in cui investiamo non hanno nulla a che fare con l’estrazione artigianale o su piccola scala, anche perché la maggior parte di questi giacimenti sono troppo piccoli per avere interesse per un’operazione commerciale. Alcune volte capita invece che le società scoprano depositi interessante in un’area di estrazione artigianale. In questi casi, la società mineraria è di solito in grado di riparare i danni ambientali e trasformare il sito in un luogo di lavoro legale per molti minatori. Inoltre, grazie all’assistenza della polizia nazionale o dell’esercito, la criminalità organizzata può essere combattuta.

Miniere storiche

Molte miniere di cui si occupa il programma statunitense Superfund, il programma federale di bonifica di siti contaminati, sono state abbandonate già prima della Seconda Guerra Mondiale, hanno distrutto il paesaggio e abbandonato cumuli di scorie acide che inquinano i corsi d’acqua con metalli tossici. Questa è l’immagine del settore minerario presentata al pubblico dagli ambientalisti estremisti e dalle ONG che si oppongono alle attività di estrazione. Nondimeno, il quadro normativo attualmente in vigore rende praticamente impossibile allestire una struttura capace di arrecare simili danni. Le società svolgono un’incredibile quantità di lavoro in termini di scavi, test, progettazione e opere per elaborare piani di sfruttamento che, una volta esaurito il ciclo di vita utile del giacimento, riportino l’ambiente in condizioni il più possibile simili a quelle originali.

Come è possibile notare, gli impianti di lavorazione, gli edifici e le altre infrastrutture sono stati rimossi per essere venduti o riciclati. Le strade e le discariche seguono le curve del terreno per integrarsi nella topografia. E per finire, il terreno di copertura tenuto da parte in vista della chiusura è stato ridistribuito e la superficie seminata nuovamente a vegetazione autoctona.

A volte si scopre che una miniera storica contiene giacimenti che potrebbero essere sfruttati in modo redditizio, sia a fronte delle condizioni di mercato sia attraverso ulteriori scavi. In questi casi, una società può integrare operazioni di ripristino nei propri piani di sfruttamento. Midas Gold, sviluppatore junior (0,3% delle attività nette), ha presentato all’U.S. Forest Service, l’ente statunitense per la gestione forestale, un piano di ulteriore sfruttamento della miniera di Stibnite, nell’Idaho. Se approvato, il piano prevede il corretto smaltimento degli inerti lasciati dallo sfruttamento precedente e il ripristino delle migrazioni dei salmoni disturbate dalle attività minerarie.

Eco mediatica

Il crollo di una diga di contenimento in una miniera di ferro nel Minas Gerais (Brasile) ha fatto notizia a livello mondiale all’inizio di quest’anno. Come ogni attività industriale, l’estrazione mineraria presenta rischi che possono provocare danni, lesioni o vittime. Lo sdegno suscitato dal disastro ha oscurato il fatto che in tutto il mondo vi sono strutture progettate e costruite adeguatamente. Rispetto alle miniere di ferro e di rame, le miniere d’oro sono generalmente più piccole e richiedono strutture di minori dimensioni. È auspicabile che la tragedia brasiliana induca le società minerarie a prendere le misure necessarie così da evitare il ripetersi di simili incidenti.

Anche le miniere di carbone sotterranee fanno notizia per i rischi alla salute e i pericoli specifici che caratterizzano questi giacimenti. Rispetto alle miniere di carbone, però, i controlli dei terreni e la ventilazione sono più facili da gestire nelle miniere d’oro sotterranee e questo per numerosi motivi (non da ultimo la relativa robustezza della massa rocciosa). In tutta onestà, nel corso della mia carriera non ricordo di essere mai venuto a conoscenza di disastri ambientali o di danni alla salute nel settore minerario aurifero. Purtroppo, l’errore di un solo estrattore danneggia l’immagine di tutti.

Responsabilità sociale

Le società aurifere operano solitamente in luoghi remoti del pianeta. Sono esperte nelle attività di estrazione, ma non altrettanto nel gestire i rapporti con i media. Le loro storie si dipanano lontano dai riflettori e nessuno racconta mai l’impatto positivo che esse producono sulle collettività e sui paesi in cui operano, secondo noi. Noi abbiamo iniziato a integrare le questioni sociali e ambientali nel nostro processo d’investimento molto tempo fa, ben prima che la sigla “ESG” fosse conosciuta. Le nostre valutazioni includono sopralluoghi per osservare direttamente le attività interessate. Opportunità di lavoro, potenziamento delle infrastrutture e miglioramento delle condizioni sanitarie e dell’istruzione sono solo alcuni dei vantaggi offerti dalle operazioni minerarie. Presso la miniera di Kibali, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, Randgold (oggi Barrick, 6,9% delle attività nette) ha realizzato un programma di trasferimento residenziale, nell’ambito del quale le persone hanno traslocato da capanne di fango ad abitazioni in cemento, con cucina, servizi igienici, elettricità e acqua corrente. Tutto ciò potrebbe non rappresentare molto agli occhi di un occidentale, ma per la vita di quella collettività si è trattato di una vera e propria rivoluzione.

Poiché le miniere non sono eterne, alcune società cercano di creare posti di lavoro in previsione della cessazione dello sfruttamento. Golden Star Resources, produttore junior (0,7% delle attività nette), ha avviato diverse iniziative imprenditoriali nei pressi delle proprie attività, in Ghana. Avendo osservato che ogni giorno giungevano in loco diversi camion carichi di uova, ha insegnato ai residenti l’allevamento avicolo per la produzione di uova. Ha anche avviato, in via sperimentale, l’allevamento di suini e studiato lo sfruttamento ittico di laghi formati dal riempimento dei pozzi minerari abbandonati. La società ha scoperto che le palme crescono rigogliose sui vecchi depositi di inerti. Quando le piante ritratte in questa foto raggiungeranno i quattro anni, inizieranno a fruttificare, consentendo la produzione di olio di palma. Questa attività, affiancata alle piantagioni su terreni messi a disposizione dal capo locale, dà attualmente lavoro a 700 persone.

Questi sono solo alcuni esempi di attività a nostro parere efficaci e interessanti svolte dalle società minerarie. Ove economicamente fattibile, inoltre, gli sviluppi tecnologici consentono alle società minerarie di soddisfare il proprio fabbisogno energetico passando al solare, all’eolico o al gas naturale. Sono in atto anche iniziative di ampia portata per ridurre i consumi di acqua corrente e le emissioni di gas serra.

 

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!