I paesi emergenti tornano a fare paura

A cura di Wings Partners Sim

Nella giornata di ieri sia il peso argentino che la lira turca hanno registrato flessioni importanti con il primo che ha ceduto il 7% in poche ore mentre la lira turca ha perso il 5% facendo seguito ai ribassi già registrati nel corso del mese di agosto e che aveva-no portato la moneta a diminuire di un terzo del proprio valore. L’effetto ribassista di queste valute ha contagiato anche il rand sudafricano che ha registrato flessioni dell’1,5%.

Le flessioni del peso argentino hanno costretto la banca centrale argentina ad intervenire sui tassi per favorire l’aiuto del Fondo Monetario Internazionale, alzando i tassi al 60% dopo la stratta di 500 punti base effettuata a metà agosto e portando i rialzi a quattro nel corso del 2018.

Il costo del denaro argentino è così passato dal 15% al 60% nonostante la banca centrale avesse dichiarato di voler tenere fermi i tassi fino ad ottobre. Buenos Aires ha quindi avanzato una richiesta all’FMI di accelerare i pagamenti previsti dal piano da 50 miliardi di dollari (richiesti a maggio) al fine di allentare la crisi finanziaria nel paese. Intanto l’inflazione è salita al 30% ovvero il doppio rispetto all’obiettivo del governo complice la debolezza della valuta locale e della mancata crescita economica.

Come detto, però, la situazione argentina è solo uno dei problemi dei paesi emergenti, l’altro si chiama Turchia. Infatti, dopo le turbolenza registrate a metà agosto, la lira turca è tornata sotto pressione anche su speculazioni di stampa che vedono il vicegovernatore della banca centrale turca in uscita anche a causa dell’ingresso nel cda della banca di sviluppo turca.

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