I tassi Fed non muovono i rendimenti dei corporate bond

a cura di Jeremy Smouha, gestore del fondo GAM Star Credit Opportunities

I cambiamenti apportati ai tassi di interesse della Fed sono in larga parte irrilevanti per i nostri portafogli, specialmente grazie al peso, pari al 50%, dei bond a tasso variabile e dei bond a tasso fixed-to-float. Questo ci permette di proteggere naturalmente i nostri portafogli contro i movimenti dei tassi di interesse.
Le banche sono la spina dorsale di ogni economia. Un settore finanziario solido è molto favorevole non solo per il nostro approccio, ma anche per l’economia reale. Perciò siamo stati lieti di sentir dichiarare a Carney, sul Financial Times, che “le priorità della BoE sono di aumentare la flessibilità del sistema bancario in caso di recessione”.

Una maggiore solidità dei bilanci delle banche si basa anche sugli utili non distribuiti. I profitti ottenuti dal sistema bancario sono stati notevoli nel 2015 nonostante un contesto di bassi tassi d’interesse. Lloyds, una delle nostre maggiori partecipazioni, ha generato un utile sottostante di 6,3 miliardi di sterline negli ultimi nove mesi, sebbene questa cifra sia stata ultimamente ridotta a 1,6 miliardi di sterline per via della svalutazione delle polizze PPI (Payment Protection Insurance) e sia di altri costi simili. La maggior parte dell’utile è comunque dovuta ad attività di generazione del reddito, come sottolineato dall’elevato margine di interesse netto al 2,63%. Infatti, questo livello di redditività gioca a nostro favore aumentando la qualità del credito dei nostri investimenti.

Abbiamo visto una buona quantità di nuove emissioni nel 2015, compresi nomi diversi da quelli finanziari come Lufthansa, Total, BHP Billiton ed EDF, che aiutano a placare i timori di restrizioni all’emissione di debito, nonostante la crescita degli asset di cui abbiamo beneficiato.

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