I tecnologici sostengono le borse, gli Emergenti traballano

A cura di Pictet Am
Le azioni globali sono cresciute di quasi l’1% a maggio in termini di valuta locale, poiché i robusti risultati degli utili societari hanno contribuito a mitigare le preoccupazioni degli investitori sulle turbolenze politiche in atto in Italia, Argentina e Turchia. I titoli tecnologici hanno prodotto i migliori risultati, crescendo di quasi il 6% nel mese.  L’indice NYSE Fang+ dei colossi della tecnologia come Amazon e Netflix è adesso in crescita di circa il 26% da inizio 2018 e promette di raggiungere nuovi massimi.
Il settore energetico ha ricevuto sostegno dai prezzi del petrolio in aumento, che sono saliti di oltre il 4% sulla scia di una robusta domanda globale e della carenza di offerta in Venezuela e Iran.
I titoli europei hanno sottoperformato quelli asiatici e statunitensi, in quanto la crisi politica italiana ha sollevato preoccupazioni sull’impatto del deterioramento delle finanze nazionali sul settore finanziario europeo. I titoli dei Mercati Emergenti hanno perso terreno a livello complessivo, con le borse latino-americane in perdita fino al 9% in quanto il crollo della valuta argentina ha costretto la terza economia della regione a chiedere aiuto al FMI. Da gennaio, il peso ha perso circa un quarto del suo valore sul dollaro.
In termini di reddito fisso, l’attenzione è rimasta fissa sul mercato obbligazionario italiano, che ha registrato livelli di volatilità senza precedenti. Il titolo a due anni è stato scambiato in un range di 300 punti base in soli due giorni. Il premio al rischio in termini di rendimento richiesto dagli investitori per detenere il debito italiano, nel frattempo, registra il livello massimo da ottobre 2013.
Più in generale, le obbligazioni globali hanno strappato miseri guadagni, in quanto dati statunitensi più deboli del previsto e nervosismo sulla disputa commerciale dall’altra costa atlantica hanno rinsaldato le attese sulla gradualità degli aumenti dei tassi d’interesse della Fed. La curva dei rendimenti dei Treasury, ossia lo spread tra i rendimenti dei titoli a cinque e a trenta anni, ha toccato il livello di contrazione massimo da luglio 2007, in un momento in cui le tensioni geopolitiche hanno incoraggiato gli investitori a cercare sicurezza in titoli governativi a più lunga scadenza. I Treasury USA sono stati anche favoriti da dollaro, che ha raggiunto il livello massimo degli ultimi cinque mesi sull’euro, per chiudere il mese in rialzo dell’1,6% rispetto a un paniere di valute.
La forza del dollaro ha penalizzato i prezzi degli attivi in diversi Mercati Emergenti che fanno affidamento sui finanziamenti esteri.  Il debito in valuta locale dei Paesi Emergenti è stato particolarmente penalizzato, perdendo circa il 5% nel mese e lasciando sul terreno un terzo degli utili conseguiti nel 2017.
La lira turca ha registrato il suo livello minimo sul dollaro, perdendo oltre il 10% nel mese, a seguito della delusione degli investitori per la decisione del Presidente Tayyip Erdogan di assumere un maggiore controllo sui tassi d’interesse se vincerà le elezioni del mese corrente, come probabile.

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