IG: il 2020 sarà uno degli anni più importanti del 21mo secolo

A cura di Filippo A. Diodovich, Market Strategist di IG

Il 2020 è appena iniziato e si appresta ad essere uno degli anni più importanti del 21esimo secolo sia a livello economico che geopolitico. Nel 2019 abbiamo discusso tanto in merito ai rapporti di forza economici e politici tra una grande superpotenza come gli Stati Uniti e due superpotenze “potenziali” come Cina e Russia.

La Cina mette in dubbio l’egemonia economica degli Stati Uniti, costretti a trattare con Pechino per obbligarla a seguire delle regole ben definite e strutturate nei rapporti commerciali. La Russia ha aumentato la propria sfera d’influenza politica sotto la guida del dispotico Vladimir Putin, seguendo i dogmi della dottrina Primakov per raggiungere un modello multipolare: dall’espansione della propria influenza in Medio Oriente all’intromissione nelle elezioni politiche di alcuni paesi occidentali.

Se negli scorsi anni l’economia dipendeva soprattutto dalle azioni delle banche centrali ora l’attenzione sarà più rivolta verso le scelte di alcuni Stati strategici.

I driver da monitorare

La guerra commerciale

Il driver numero uno rimane ancora il delicato equilibrio commerciale tra Stati Uniti e Cina. A gennaio i due paesi “dovrebbero” firmare l’accordo di fase 1 che prevede il temporaneo smantellamento del sistema dei dazi imposto dalle due potenze economiche. Il vice premier Liu He sarà a Washington a metà gennaio per firmare ufficialmente l’accordo.

Nonostante la firma dell’accordo di fase 1 difficilmente le tensioni commerciali si allenteranno nel 2020. L’amministrazione Trump sarà molto attenta a valutare l’effettiva adempienza dei cinesi alle regole del contratto soprattutto al rispetto dell’acquisto di 40 miliardi di dollari in beni agricoli. Questa ultima condizione sarà fondamentale per promuovere la campagna elettorale delle presidenziali del presidente in carica che corre per un secondo mandato.

Riteniamo, quindi, che le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina rimarranno ancora tali da impedire la firma di un contratto definitivo tra le parti.

Le tensioni geopolitiche, Iran, Libia, Turchia e Russia

Altro fattore destabilizzante per i mercati saranno le tensioni geopolitiche. Nelle ultime ore abbiamo assistito a una rottura delle relazioni tra Stati Uniti e Iran dopo l’uccisione da parte di Washington del Generale iraniano Qasem Soleimani da parte degli Stati Uniti. Soleimani era una delle figure più importanti di Teheran, capo della Brigata Santa (soldati scelti delle Guardie Rivoluzionarie che operano al di fuori dell’Iran) e figura religiosa per il suo obiettivo di diffondere l’ideologia khomeinista. Per molti l’importanza del comandante ombra era pari a quella del presidente Hassan Rouhani e al capo supremo dei guardiani della rivoluzione islamica Mohammad Ali Jafari.

Tra le questioni calde sono da annoverare anche le mire espansionistiche di Turchia e Russia. Il Governo di Erdogan ha votato in favore dell’invio di truppe in Libia in difesa di Al-Sarraj sotto assedio delle forze guidate dal Generale Haftar. La situazione nel paese nordafricano si fa ancora più complessa: da una parte Al-Sarraj sostenuto ora militarmente dalla Turchia e appoggiato politicamente da Onu, Ue e Italia e dall’altra Haftar favorito da Egitto, Francia e Russia.

Proprio la Russia di Putin, dopo una lunga fase di isolamento resa necessaria per ricostruire l’economia, ha più dossier aperti in campo internazionale: in primis la questione Ucraina non ancora risolta e poi le mire sul Medio Oriente. In Siria Putin ha appoggiato il Governo di Bashar al Assad, in Libia ha favorito l’avanzata del Generale Haftar, e sul mercato del petrolio ha intrecciato relazioni politico-economiche con l’Arabia Saudita e l’Opec.

Nonostante le tensioni geopolitiche saranno elevate per tutto l’anno, crediamo che non si arriverà a una escalation che possa portare all’intervento di una grande potenza. Riteniamo, tuttavia, che le politiche adottate dai Governi di Mosca e Ankara permetteranno a questi paesi di aumentare la propria area di influenza sul Medio Oriente e sul Nord Africa sostituendosi a Francia, Stati Uniti ed Europa.

Le presidenziali statunitensi

A novembre si terranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Salvo colpi di scena (impeachment o cambio di guida dei repubblicani) Donald Trump correrà per un secondo mandato contro il vincitore delle primarie democratiche. Al momento è ancora difficile fare pronostici sul prossimo sfidante di Donald Trump nonostante l’ultimo sondaggio pubblicato dalla collaborazione tra l’Università di Harvard e la casa di ricerca The Harris Poll abbia dato un vantaggio significativo a Joe Biden (ex vice-presidente sotto l’amministrazione Obama) rispetto a Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Pete Buttigieg e Michael Bloomberg. A nostro avviso le presidenziali americane saranno il fattore che avrà più impatto sui mercati finanziari.

La Brexit

Il 2020 sarà anche l’anno della Brexit, sia politica che economica. La prima avverrà entro il 31 gennaio, quando il Regno Unito smetterà ufficialmente di far parte dell’Unione Europea. Da febbraio i britannici lasceranno gli uffici Ue: niente più funzionari e rappresentanti dunque in Consiglio dei Ministri, Parlamento e Commissione. Nel frattempo però Londra continuerà a contribuire al budget comunitario, almeno fino al 31 dicembre 2020, quando avverrà anche la Brexit economica. Londra dovrà riuscire a concludere accordi commerciali con i paesi dell’Unione entro la fine del 2020, altrimenti sarà una hard Brexit. Non è però ancora detta l’ultima parola. Vi sarebbe infatti la possibilità di richiedere una proroga di quest’ultima scadenza, entro il 1 luglio – per quanto il premier britannico, Boris Johnson, stia cercando di fare in modo che ciò non accada, emendando l’accordo per rendere tale richiesta illegale. Per il Regno Unito, il 2020 sarà una corsa contro il tempo: meno di 11 mesi per negoziare accordi commerciali che al Canada (per citare un precedente storico) hanno richiesto sette anni.

L’anno delle criptovalute

Altro elemento destabilizzante sui mercati potrebbe essere l’arrivo di una nuova criptovaluta. A maggio 2019, Mark Zuckerberg aveva annunciato che ”scambiarsi denaro online dovrebbe essere semplice come lo è scambiarsi foto”. Il 2020 potrebbe essere l’anno in cui riuscirà, insieme ai partner di Libra Association, a lanciare Libra, nuova criptovaluta. Restano ancora ostacoli, soprattutto politici (il Congresso Usa è scettico sul progetto), ma anche le defezioni dei membri dell’Associazione, intesa come autorità monetaria. Sarà una criptovaluta “stabile”, il cui valore seguirà quello di determinati asset stabiliti da Libra Association (presumibilmente valute reali come dollaro ed euro). Proprio in questa direzione potrebbe muoversi lo sviluppo delle criptovalute nel 2020. A tal proposito, il progetto della Banca Popolare Cinese di creare uno yuan digitale potrebbe determinare il successo o meno di Libra. Dovesse lo yuuan digitale rivelarsi particolarmente forte, infatti, è probabile che il Congresso Usa arrivi a mettere da parte ogni remora nei confronti di Libra (nonostante i rischi finanziari paventati dal presidente della Fed, Jerome Powell, al momento dell’annuncio di Libra).

L’incertezza politica in Italia, la tenuta del governo giallorosso

La stabilità del governo giallorosso è il perno attorno al quale ruoterà il 2020 in Italia. Dal 2019 restano aperte le questioni della riforma della prescrizione, della revoca delle concessioni autostradali ad Atlantia e il salvataggio Alitalia. Reddito di Cittadinanza e Quota 100, i presupposti su cui era nato il governo Lega-M5s, rischiano di far scricchiolare la maggioranza in carica. Pronta ad infilarsi nella prima crepa c’è la Lega: il primo battesimo di fuoco saranno infatti le elezioni regionali del 26 gennaio in Emilia Romagna e Calabria. La prima, storica roccaforte del partito Democratico rischia di cadere in mano leghista, con la candidata della Lega Lucia Borgonzoni indietro di soli tre punti sul democratico Stefano Bonaccini. Secondo round elettorale intorno a maggio/giugno in Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto. Prima di testare di nuovo il governo tramite nuove elezioni politiche, tuttavia, bisognerà risolvere il nodo del taglio dei parlamentari – il termine per presentare la richiesta di un referendum costituzionale al riguardo scade il 12 gennaio. Crediamo che una eventuale vittoria del centrodestra alle elezioni regionali in Emilia Romagna possa portare a una crisi di governo.

Impatto sui mercati

Nonostante i rischi esposti ci aspettiamo un mercato azionario ancora positivo per il 2020 sulle pressioni di Donald Trump di avere Wall Street in forte rally per favorirlo alle presidenziali. Nella seguente tabella abbiamo osservato le performance dell’indice S&P 500 nell’anno delle presidenziali. Abbiamo evidenziato in verde l’anno in cui il presidente in carica ha vinto un mandato extra e in arancione quando ha perso e ha dovuto cedere la propria poltrona della Casa Bianca. In grigio invece abbiamo messo in evidenza le performance degli indici quando i due candidati non ricoprivano il ruolo di capo dell’esecutivo. La performance media nell’anno delle presidenziali è stata pari a un +11,2%. La performance media nell’election year quando un candidato è anche un presidente in carica è stata pari al +13,5%. Se i candidati non sono presidenti in carica la performance media è pari al +6%.

Nei prossimi grafici inseriamo le nostre attese sui target dei principali asset finanziari nei prossimi 12 mesi.

Conclusioni

Nonostante le forti tensioni geopolitiche in Medio Oriente e in Nord Africa riteniamo che l’appuntamento delle elezioni presidenziali statunitensi avrà un maggiore impatto sui mercati finanziari. Ci aspettiamo mercati azionari ancora in crescita nel 2020 con la spinta dell’amministrazione Trump e con le principali banche centrali che manterranno per tutto l’anno una “stance” ultra-accomodante.

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