Il Dragone e la Fed tengono in scacco le Borse europee

a cura di Anima SGR

Il cambio di regime valutario cinese ha avuto effetti limitati sui paesi sviluppati, mentre l’entità della trasmissione dello shock sugli emergenti dipenderà sia dalla struttura economica dei singoli paesi sia dalla capacità degli stessi di fronteggiare uno scenario economico avverso. Il tasso di cambio cinese si è svalutato molto velocemente e di conseguenza tutte le valute emergenti hanno sofferto nei confronti del dollaro. Ma la svalutazione dello yuan è stato solo l’ultimo dei fattori negativi che ha colpito le valute emergenti, fra cui vanno ricordati la continua discesa delle materie prime ed i timori che la Fed possa “esportare” un tightening della politica monetaria in alcuni paesi che non sono in condizioni di gestirla.

Ecco allora che nei portafogli obbligazionari di Anima, strategicamente, nel medio lungo periodo, viene mantenuta una posizione lunga sul dollaro americano – neutralizzata però nei momenti di elevata volatilità – e corta di valute rappresentative sia di paesi esportatori di commodities, sia di paesi il cui ciclo economico dipende dall’outlook di crescita cinese.

Senza contare che si avvicina, come già anticipato, il tanto atteso rialzo dei tassi americani da parte della Fed. La nostra idea, a proposito, è che, mentre in passato tale rialzo da parte della Fed rappresentava un evento rilevante per i mercati a livello globale, questa volta dovrebbe impattare più a livello “regionale” (ovvero dovrebbe interessare più che altro America e gli Emergenti), senza contare che l’attenzione degli investitori è già da tempo focalizzata non tanto sulla stretta monetaria – già scontata ormai – ma sull’entità del rialzo, anche se la Fed ha più volte manifestato che si tratterà di un processo “graduale”.

Di qui, all’interno dei portafogli dei nostri fondi obbligazionari verrà ridotta l’esposizione sui titoli governativi americani relativi alla parte a breve (due anni), almeno fino a quando non sarà chiaro sino a che punto il FOMC deciderà di alzare. Continueremo, invece, a investire sul dollaro soprattutto verso le valute dei paesi del G10 (Yen, CHf, Euro, Aud) ma anche contro quelle dei paesi emergenti. Inoltre restano sovrappesati i titoli governativi europei e in particolare quelli della Periferia, in quanto in Europa permane solido il “cap” della Bce.

Risultano poi di nuovo interessanti, in un’ottica di medio periodo, i titoli “legati all’inflazione” (in particolare i Btp con scadenza superiore a 10 anni), visto il possibile incremento del Qe della Bce, aspetto che rassicura la visione già positiva sul mercato degli High yield Euro, dove preferiamo i settori più legati alla domanda domestica. Rimaniamo dell’idea che il 2016, al pari del 2015, sarà contraddistinto da un trend di aumento della volatilità sul mercato obbligazionario americano, così come storicamente ha accompagnato i primi rialzi della Fed. Tuttavia, una maggiore chiarezza su tempi e modalità con cui la politica monetaria americana andrà a normalizzare la struttura dei tassi contribuirà ad evitare le forti tensioni che hanno di recente caratterizzato il periodo estivo.

Infine, in generale, i portafogli “corporate” presentano un sottopeso di duration, in un contesto di sempre maggior diversificazione e un sovrappeso di beta; si preferisce ancora avere emissioni con rendimenti più elevati, ma su orizzonti temporali ravvicinati anche con un grado di seniority inferiore, a scapito di emissioni di migliore qualità ma con scadenza più lontana.

Mercati azionari: Europa confermata come area preferita 

La tempesta sui listini asiatici per la prima volta ha dimostrato come le sorti dell’economia e della Borsa cinese oggi possano avere un impatto molto forte sul piano internazionale. Del resto i listini cinesi hanno assunto ormai dimensioni in linea con quelli americani. In questo contesto ancora incerto, nel medio periodo, la visione strategica di Anima sull’azionario si conferma neutrale e, in termini relativi, positiva sull’Europa. Anche la Borsa italiana rimane all’interno dei portafogli dei nostri fondi azionari tra le preferenze, dato che crediamo continui ad essere una delle piazze più promettenti. Riteniamo, tuttavia, che una ripresa più credibile dei mercati si potrà realizzare soltanto quando si assisterà ad una stabilizzazione delle Borse emergenti e dei settori più colpiti, primo fra tutti il comparto delle materie prime. Vale a dire per ritornare positivi sull’azionario dobbiamo vedere un minimo di consolidamento su queste aree. Per quanto riguarda il posizionamento dei fondi europei, l’idea resta costruttiva per il settore bancario – soprattutto in merito ai titoli delle banche dell’Area Euro, viste le attese positive sulla ripresa economica – e anche sul settore delle telecomunicazioni, alla luce dell’aumento dei consumi dei dati 4G nella divisione mobile e della continua adozione di smartphone di nuova generazione che porterà ad un ulteriore slancio nella performance degli utili, vista l’alta leva operativa delle società; inoltre a supportare nei prossimi trimestri questo settore sarà ancora il tema dell’M&A. Il giudizio, inoltre, viene confermato ancora una volta a favore del comparto farmaceutico vista la sostenibilità della crescita delle vendite derivante sia dai nuovi prodotti lanciati che dalle ricche pipeline dalle maggiori società farmaceutiche, oltre che dalla solidità dei bilanci e dall’alta generazione dei flussi di cassa.

La visione viene, invece, confermata ancora negativa per il comparto dei titoli petroliferi – vista la spinta al ribasso sul prezzo del petrolio dovuta all’aumento della produzione da parte dell’Arabia Saudita e l’incremento delle scorte in USA – e in generale su quello delle materie prime, alla luce della continua pressione sul prezzo delle commodities e dei rischi provenienti dalle economie dei paesi emergenti. Giudizio infine neutrale sul settore dei beni di consumo e su quello dei titoli industriali e a proposito sono state ridotte alcune esposizioni su titoli di società contraddistinte da una presenza significativa nell’area asiatica.

Italia: la Piazza più promettente In Italia si rafforzano le evidenze della ripresa economica in atto. L’Istat ha rivisto al rialzo l’aumento del Prodotto interno lordo nel II trimestre dell’anno, portandolo da +0,2% a +0,3%. Rispetto allo stesso periodo del 2014 il Pil è salito dello 0,7%: si tratta dell’incremento tendenziale più alto degli ultimi quattro da anni e la crescita acquisita per l’intero 2015, a questo punto, è pari allo 0,6%, non lontano dalle stime del governo. Inoltre, pur rimanendo prudenti, nel mese di luglio, secondo Confcommercio, i consumi hanno conosciuto un incremento dello 0,4% rispetto a giugno e del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2014. Sarà tuttavia da valutare l’impatto delle svalutazioni delle valute emergenti sulla dinamica degli utili aziendali di alcuni settori (lusso, industriali in particolare) che dovrebbero risentirne. A parere di Anima sono ancora presenti le condizioni affinché il 2015 si confermi, anche nella chiusura d’anno, un’annata favorevole per la Borsa domestica. Riteniamo, infatti, che le principali insidie restino per lo più esterne – rallentamento economia cinese, situazione economie emergenti e paesi produttori di petrolio -, mentre sul fronte interno appare necessario proseguire l’azione riformatrice per aumentarne la competitività e l’attrattività da parte degli investitori esteri.

Usa: cautela aspettando la stretta della Fed In attesa della decisione della Fed sulla dinamica dei tassi d’interesse il giudizio di Anima su questo listino resta confermato all’insegna della cautela. A proposito va detto che nelle ultime settimane le principali istituzioni internazionali – dal Fondo monetario internazionale alla Banca Mondiale – si sono appellate alla Fed affinché rimandi la stretta monetaria – almeno a fine anno – dal momento che dopo il rallentamento della crescita cinese l’andamento dell’economia globale è di nuovo sotto pressione e sui mercati è ritornata protagonista un’elevata volatilità.

Borse asiatiche: giudizio neutrale sull’area e più positivo sul Giappone Nell’ambito di un giudizio neutrale, la nostra idea è più positiva sul Giappone, dove la congiuntura sembra ancora favorevole, insieme alla stagione degli utili. L’indice Nikkei, nel frattempo, ha toccato il maggior rialzo dal 1994, complici le parole del premier Shinzo Abe che ha promesso un rafforzamento della sua politica monetaria (Abenomics), in modo da spingere la crescita economica domestica: ad esempio, prevede nel 2016 di poter tagliare la corporate tax almeno del 3,3%.

Borse emergenti: view negativa per effetto Cina In Cina gli interventi importanti dei fondi pubblici sulla piazza di Shanghai sono stati mirati a recuperare attendibilità nei confronti degli investitori stranieri, circa la gestione della crisi e la stabilizzazione dei mercati. Inoltre, il ministero delle Finanze di Pechino ha presentato un pacchetto di misure – fra cui la riforma fiscale per le piccole imprese e gli investimenti in infrastrutture – volto a sostenere la crescita cinese.

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