Il futuro dell’Europa è importante per i mercati?

A cura di Ubs Wealth Management
Gli eventi che hanno segnato l’Unione europea negli ultimi anni hanno scosso i mercati globali. La crisi del debito dell’eurozona nel 2011, i timori di uscita della Grecia dall’euro nel 2015 e l’inaspettato voto del Regno Unito a favore della Brexit nell’estate del 2016 hanno acuito la volatilità delle piazze globali. Guardando al 2017, il calendario politico dell’Europa è di nuovo fitto.
Nel primo trimestre il Regno Unito dovrebbe attivare l’articolo 50, dando il via ai due anni di tempo previsti per negoziare la sua uscita dalla UE. I cittadini olandesi andranno alle urne a marzo, quelli francesi ad aprile e maggio e quelli tedeschi tra agosto e ottobre. Come spieghiamo nell’articolo La resa dei conti? (cfr. pag. 12), forse i politici hanno oggi più interesse ad attuare misure populiste, e il baricentro politico si è spostato dopo diversi anni di crescita modesta e la recente crisi dei migranti. Se la Brexit è stata il risultato più evidente di questo fenomeno, i partiti di destra di Paesi Bassi, Francia e Germania (Partito per la Libertà, Front National e AfD) guadagnano posizioni nei sondaggi di opinione, tracciando un futuro di ulteriore incertezza in ambito politico.
Gli investitori dovranno quindi continuare a temere l’Europa nel 2017? A nostro avviso, la possibilità che l’incertezza politica si traduca in turbolenze di mercato dipende da tre fattori: a) la performance economica b) l’impatto dell’incertezza sugli utili aziendali c) i potenziali impatti sul sistema bancario Le prossime elezioni non dovrebbero modificare sostanzialmente le prospettive economiche. La crescita sottostante è relativamente solida, anche se il ritiro graduale del piano di stimolo della Banca Centrale Europea e la mancanza di visibilità sulla procedura dei negoziati per la Brexit potrebbero far diminuire la crescita dell’economia dell’eurozona all’1,3% nel 2017, dall’1,6% del 2016.
Di solito le elezioni non incidono in misura significativa neanche sulla redditività aziendale a breve termine. Alcuni settori o Paesi potrebbero reagire alla modifica delle aliquote fiscali, del quadro normativo o dei trattati commerciali, ma gli investitori che hanno costruito un portafoglio adeguatamente diversificato non dovrebbero assistere a una netta contrazione della capacità reddituale delle società in cui investono a seguito di un cambiamento ai vertici politici.
Tuttavia, le prospettive della redditività delle imprese dell’eurozona sono piuttosto modeste, soprattutto a causa della debole crescita del settore finanziario, che risente ancora dei tassi d’interesse negativi, della bassa domanda di credito e dei livelli relativamente elevati delle sofferenze bancarie. Le elezioni potrebbero invece avere ripercussioni più pesanti per le banche europee. Gli interventi della BCE sono riusciti a limitare è addirittura ristretto dopo il referendum sulla Brexit.
Ma un buon risultato del Front National francese in particolare potrebbe creare nervosismo nei confronti del settore bancario europeo, poiché anche la sola possibilità che uno Stato membro dell’eurozona valuti l’ipotesi di uscire dalla UE susciterebbe timori di disallineamento tra le attività e le passività degli istituti di credito. In un contesto di incertezza politica, espansione economica modesta e crescita degli utili mediocre, in questo momento l’Europa non è la migliore piazza nella quale investire (cfr. le dieci idee d’investimento per il 2017, Agli investitori con un’esposizione di lungo termine all’Europa consigliamo di puntare sulle società che generano una quota elevata dei propri ricavi nei mercati emergenti o sulle aziende che restituiscono liquidità agli azionisti tramite dividendi e riacquisti di azioni proprie

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