Il Giappone continua a crescere e Pechino rafforza lo yuan

Un dato a sorpresa quello pubblicato oggi dal Giappone in merito al PIL del secondo trimestre, evidenziano una crescita dell’1,8%, dopo il 2,8% dei primi tre mesi dell’anno. Si temeva che il regime protezionistico statunitense potesse impattare sulle sorti di Tokio, un’eventualità che sinora non si è concretizzata contribuendo a generare un ritorno di ottimismo sui mercati.

A rasserenare gli umori anche il fixing della Banca Centrale cinese di oggi, che determina un rafforzamento dello yuan contro dollaro, evidenziando l’intenzione di difendere un eccessivo deprezzamento e favorire la stabilità della valuta. Il cambio con il dollaro si attesta oggi poco al di sopra di quota 7,00, ovvero ancora sui livelli più alti del cross dal 2008, lasciando la divisa cinese in uno stato di debolezza.

Ancora presto però per considerare questa come una manovra volta ad assecondare le richieste di Trump, che ritiene lo yuan sottovalutato al punto di inseri-re formalmente aggiunto la Cina tra i Paesi “manipolatori di valuta”.

Secondo gli analisti di Societé Generale, il cambio usd-cny potrebbe salire nuovamente verso quota 7,70, se dovessero le tensioni sul trattato commerciale intensificarsi facendo scattare le sanzioni promesse dal primo settembre.

La reazione dei mercati è stata comunque positiva, con gli indici azionari di Wall Street che hanno guidato il recupero con un rialzo di circa due punti percentuali, guidato dal settore tecnologico. Mentre restano stabili le quotazioni dell’euro contro dollaro e dell’oro, rispettivamente in area 1,12 e 1.500 dollari per oncia. Significativo dello stato di apprensione tra gli investitori come il metallo prezioso resti in zona massimi da oltre sei anni, con i timori sulle sorti dell’economia globale che sembrano tutt’altro che passati.

A cura di Wings Partners Sim

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