Il Giappone è un mercato per investitori di lungo periodo

Di Richard Kaye, Japan Portfolio Manager di Comgest

Il Giappone rimane un mercato incompreso e afflitto da persistenti dubbi rispetto all’effetto revitalizzante dell’Abenomics sull’economia e – soprattutto – le aziende. Per molti rimane un mercato legato al momentum. Vedere il Giappone come un gioco di breve periodo legato alle valute può essere corretto per gli investitori di breve periodo, ma porta a escludere diverse opportunità significative di crescita, che invece verranno colte da investitori di lungo periodo.

Il Giappone è più di una promessa. Le valutazioni attuali non sono in linea con i miglioramenti strutturali che hanno interessato il Paese negli ultimi cinque anni. Questa discrepanza tra la percezione come valore e un mercato legato all’inerzia rispetto alla realtà di forte crescita e qualità in miglioramento delle società giapponesi continuerà a fruttare per investitori ottimisti di lungo periodo.

Continuano a esserci diversi miglioramenti dei dati macro: l’inflazione core e l’output gap sono entrambi in aree positive, con il PIL reale giapponese che mantiene una crescita solida da sette trimestri consecutivi – per la prima volta da undici anni. L’impatto recessivo causato dall’aumento dell’IVA nel 2014 è scomparso, il tasso di crescita potenziale è solido, sostenuto dalla crescita della produttività e dal tasso di occupazione in aumento grazie al ritorno della componente femminile incentivato dalle nuove iniziative del governo. Il mandato politico del primo ministro Shinzo Abe è stato rinnovato lo scorso ottobre e l’aperta economia giapponese è tra i maggiori beneficiari della ripresa degli scambi globali.

I progressi sul fronte societario sono culminate in un miglioramento del RolC che ha portato ad una migliore creazione di valore per gli azionisti. Da quando Abe è in carica, il gap in termini di RolC tra il Giappone ed il resto del mondo si è ristretto da un livello record del 3,6% fino ad un mero 0,7% mentre la crescita degli EPS ha raggiunto un livello medio del 24,5%, un paragone favorevole rispetto al 4,1% di crescita media degli utili registrata nel resto del mondo. Un miglioramento della corporate governance significa che quasi la totalità delle società TSE-1 hanno responsabili esterni con una sensibile riduzione dei costi tra gli azionisti così come un sostanziale incremento dei payout. Nonostante ciò il rendimento complessivo dell’azionario giapponese negli ultimi 4 anni è stato in linea con quelli dei mercati sviluppati, un performance abbastanza deludente dal nostro punto di vista.

Il mercato azionario giapponese tratta ad un rapporto prezzo/utili al 10% di sconto rispetto all’azionario globale escluso il Giappone ed è il mercato a maggior leva grazie alla ripresa del commercio globale. Sebbene il Giappone non offra FANG (o titoli tech di società a grandissima capitalizzazione) offre comunque una serie di società quality growth in settori legati all’high-tech, come ingegneria, robotica, sensori, trattamento dei materiali o semiconduttori. Il Paese offre anche società domestiche a crescita di qualità – ad esempio quelle che traggono vantaggio dalla forza innovatrice di internet come MonotaRO, leader nei servizi di manutenzione, riparazione e ristrutturazione online per l’ampia gamma di SMEs industriali nipponiche. La crescita degli utili e il momentum nel 2018 dovrebbero continuare ad essere vigorosi nonostante la crescita sostanziale già ottenuta negli anni precedenti.

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