Il paragone improprio tra Grecia e Italia

Chi avesse investito 100 euro nella borsa di Atene venerdì 26 giugno 2015 avrebbe visto il suo capitale «bloccato» per oltre un mese e si sarebbe trovato presto coinvolto in una delle più acute crisi finanziarie della storia. Nel fine settimana, infatti, a causa dell’aggravarsi della sfiducia internazionale nei confronti del paese, il governo greco decise di sospendere le contrattazioni azionarie. Nelle successive cinque settimane, mentre lo spread sui titoli governativi raggiungeva quota 1.750 punti e il rendimento di un decennale superava quota 18%, la borsa di Atene rimase totalmente chiusa.

Riaprì il successivo 3 agosto, bruciando in una sola seduta quasi il 20% della sua capitalizzazione. L’investitore che avesse investito 100 euro alla vigilia della tempesta avrebbe visto il suo capitale ridursi ulteriormente anche nei mesi successivi. A marzo 2016, i 100 euro iniziali avrebbero avuto un valore inferiore a 40.

Eppure, dopo quattro anni, la performance totale della borsa greca (Indice ASE) risulta oggi superiore rispetto a quella della borsa di Francoforte e rispetto a quella di molti dei principali indici europei. Quei 100 euro varrebbero oggi 118, mentre varrebbero appena 107 se fossero stati investiti nella più «solida» borsa tedesca.

Mentre nell’estate 2015, qualsiasi titolo che avesse una relazione anche vaga con la Grecia veniva venduto in tutta fretta, nell’estate 2019 lo spread tra i bond governativi ellenici e il Bund ha raggiunto il minimo da oltre dieci anni a 240 bp e la borsa di Atene è tra le migliori a livelli mondiale con una performance da inizio anno del 47%, di cui una buona parte realizzata nell’ultimo trimestre. A favorire l’accelerazione degli acquisti ha contribuito anche il ritorno al governo di una forza europeista e popolare in seguito alle elezioni politiche dello scorso 7 luglio.

Con il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani e quelli greci assottigliatosi fino a toccare quota 40 punti base, in molti nelle ultime settimane hanno tracciato un parallelo tra la ripresa in corso ad Atene e le difficoltà italiane. Mentre l’Italia cresce puntualmente meno dell’Eurozona da almeno un quarto di secolo, l’economia greca nel 2019 si appresta infatti a crescere più della media continentale per il secondo anno consecutivo, e la crisi è secondo molti ormai alle spalle.

Per quanto la situazione italiana sia tuttora molto problematica, il parallelo tra le due economie sembra però fuorviante. L’economia ellenica nell’ultimo triennio è sì cresciuta del 5%, (contro il 2,7% di quella italiana), ma nei precedenti otto anni si era contratta di oltre il 26%, contro il -4,7% di quella italiana.

La ripresa dei consumi ellenici, per quanto comunque non elevata, sembra secondo alcune stime superiore a quella italiana. Si tratta però di un valore poco significativo in ottica di medio-lungo periodo se si considera che tra il 2008 e il 2016 il livello delle vendite al dettaglio si era ridotto del 37% (in Italia, la crisi dei consumi ha portato a una contrazione massima «appena» del 8%).

Discorso analogo può essere fatto con riferimento agli investimenti. Se anche fosse vero che la ripresa in Grecia negli ultimi anni è stata significativa (non tutte le stime concordano da questo punto di vista), non va dimenticato che negli anni della crisi il livello di capitale immobilizzato si era ridotto di quasi il 70%, contro il «solo» -23% registrato in Italia.

Dalla Grecia stanno arrivando segnali positivi

Dopo anni di fortissima crisi, l’economia sembra mostrare cenni di graduale ripresa, il peggio potrebbe essere effettivamente alle spalle e l’andamento dei prezzi di borsa potrebbe essere il preludio a un ulteriore miglioramento. Con un debito pubblico pari a oltre il 180% del PIL, uno spread comunque ancora elevato, una ripresa della domanda interna non eccezionale e molti dei vizi che hanno causato la crisi tuttora presenti (tra cui le inefficienze del settore pubblico), parlare di fine della crisi sembra però prematuro. Anche solo avvicinarsi ai livelli del 2007 è per la Grecia un obiettivo al momento lontano.

La situazione italiana, per quanto molto problematica, è invece almeno per il momento diversa

La portata della recessione è stata differente e l’economia avrebbe le potenzialità per tornare anche in tempi relativamente rapidi almeno ai livelli pre-crisi.

Confrontare le due situazioni, e soprattutto farlo limitando l’analisi solo agli ultimi due o tre anni, è dunque improprio.

A cura di Stefano Simionato, www.alfaconsulenza.it

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