Il possibile impatto di una guerra commerciale tra Cina e Usa

Di Ritu Vohora, Investment Director di M&G Investments

Il rischio di coda è un’escalation vendicativa sui dazi tra Stati Uniti e Cina, che porterebbe a una vera e propria guerra commerciale.  Se Trump applicherà la sua “arte dell’accordo” al commercio, è probabile che assisteremo a una soluzione negoziata. Sebbene nessuno dei due desideri perdere la faccia, l’obiettivo in questo caso non è imporre tariffe, ma piuttosto aumentare l’effetto leva nei negoziati.

La modesta risposta della Cina è stata quella di concentrarsi principalmente sui prodotti agricoli. Tuttavia, la Cina dispone di ulteriori misure che potrebbero essere adottate in caso di un’ulteriore escalation.

Sebbene gli Stati Uniti importino molto più dalla Cina di quanto vi esportino (una bilancia commerciale negativa), le imprese americane colpite da una guerra commerciale sarebbero più numerose di quelle che ne trarrebbero vantaggio. I settori che ne risentirebbero maggiormente sono quelli aeronautico, automobilistico, agricolo, dei semiconduttori e chimico. Tra i settori che godrebbero di un impatto più positivo vi sono quelli dell’acciaio, dell’alluminio, delle apparecchiature di telecomunicazione, degli arredi e dei prodotti tessili.

In questo momento, i dazi proposti sono molto mirati. Il rischio di coda è che i dazi siano ulteriormente estesi a un maggior numero di prodotti. L’impatto più diretto delle tariffe commerciali sarà probabilmente un rallentamento del commercio globale, con conseguenze negative sulla crescita economica a livello mondiale. La grande partecipazione della Cina alle supply chain internazionali (e, più in generale, l’interconnessione delle supply chain mondiali) comporterebbe il propagarsi dell’impatto dei dazi al di là delle merci prodotte esclusivamente in Cina. Questo radicale cambiamento si tradurrebbe in prezzi più alti per i consumatori di tutto il mondo.

Rispetto ai mercati azionari, tuttavia, l’impatto di una potenziale guerra commerciale non sarà uniforme tra le regioni, i settori e i temi di investimento: ci saranno vincitori e vinti. Ad esempio, le aziende dei settori ciclici (il minerario, l’energetico e l’industriale) e quelle tech (semiconduttori, alta tecnologia) saranno probabilmente le più colpite, così come i Paesi aperti al commercio – l’Asia e il suo comparto manifatturiero (in particolare, le aziende che producono componenti per la Cina per fabbricare prodotti che poi vengono esportati negli Stati Uniti) e la Germania con l’export di automobili. Sui listini soffrirebbero di più le aziende che ricavano gran parte dei loro profitti dall’estero rispetto a quelle orientate al mercato domestico. In un tale contesto di mercato, sarà fondamentale essere selettivi e adottare un approccio attivo all’investimento.

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