Il punto sui mercati di Amundi

a cura di Amundi

Il discorso del chief economist della BCE, Peter Praet, in cui è stata ventilata la conclusione del programma di acquisti delle attività, e il relativo allentamento delle tensioni politiche in Italia, hanno spinto al rialzo i tassi d’interesse a lungo termine tedeschi, riducendo la tensione su quelli italiani e creando le condizioni per un movimento positivo dell’euro. Peter Praet, sottolineando i progressi sull’inflazione, ha confermato che la prossima riunione della BCE sarà cruciale per decidere se porre fine al programma di acquisti delle attività. Inoltre, crediamo che la continuazione del programma nel 2019 richiederebbe un cambiamento delle regole sugli acquisti; attualmente la BCE non può acquistare più di un terzo del debito in essere di un Paese. Il rischio italiano probabilmente non indurrà la BCE a modificare la sua tabella di marcia. La fine delle massicce iniezioni di liquidità dovrebbe essere accompagnata da una maggiore sensibilità dei mercati dei tassi di interesse al contesto economico e politico.

AZIONI:
I mercati azionari sembrano beneficiare dell’allentamento delle tensioni geopolitiche, tuttavia si prevede un ritorno della retorica della guerra commerciale in occasione del vertice dei
G7 in Quebec che si è aperto l’8 giugno. Inoltre, la performance del mercato azionario rimarrà sensibile ai movimenti valutari (principalmente del dollaro USA) e all’attività delle banche centrali sia nei Paesi sviluppati, sia in quelli emergenti.

OBBLIGAZIONI CORPORATE:

Visto che la volatilità dei Paesi periferici non ha contagiato i Paesi core, la BCE intende proseguire nel suo programma di normalizzazione del QE, evidenziando così la fiducia nelle prospettive macroeconomiche. La banca centrale è stata nuovamente attiva nell’acquisto di grandi quantità di obbligazioni societarie nonostante la scarsa attività sul mercato primario; è probabile che supporti questa classe di attivi in una fase caratterizzata dalla maggior incertezza politica.

TASSI DI CAMBIO:

La fine del QE potrebbe sostenere l’euro perché indica che la BCE continua a muoversi verso una normalizzazione della sua politica monetaria. Tuttavia, notiamo che la valuta potrebbe finire
a breve sotto tiro perché 1) i dati sulla regione
sono ancora deboli e ci si attende una migliore performance (per confermare la fiducia della banca centrale nell’outlook economico) 2) il contesto politico in Italia è ancora incerto e 3) i mercati valuteranno gli orientamenti della BCE dopo il QE, soprattutto per quanto riguarda le condizioni della liquidità.

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