Il rimbalzo delle azioni Usa

A cura di Larry V Adam, CIO and Chief Investment Strategist – WM Americas, Deutsche Am
Le ultime tre settimane hanno portato in evidenza due dei nostri Dieci Temi per il 2018. Nel nostro tema “Uomo avvisato..” indicavamo come la scarsa volatilità a cui il mercato aveva assistito nel 2017 fosse un’anomalia e come gli investitori dovessero prepararsi a più oscillazioni nei mercati, in particolare quello azionario. A seguire, S&P 500 ha registrato il suo primo calo del 10% (veramente il suo minimo è stato un calo dell’11%) dal febbraio 2016 e VIX (l’indice di volatilità) ha registrato un’impennata del 300%, a 50.
Non si tratterà probabilmente dell’unico pullback dell’anno, giacché i mercati azionari “normalmente” registrano, in media, tre pullback pari o superiori al 5%, in un anno. Tuttavia, il punto centrale di questo tema rimane il fatto che, sebbene si preveda una volatilità al ribasso, i pullback dovrebbero essere visti come opportunità di acquisto, perché il quadro economico globale è rimasto favorevole per i mercati azionari.
Il nostro tema “I consumi favoriscono la crescita” sostiene in effetti, specificamente, come i fondamentali economici sottostanti siano, in ultima analisi, i fattori determinanti per la performance azionaria di quest’anno. Poiché gli investitori hanno tenuto conto di questi fondamentali economici, il mercato azionario ha segnato una ripresa ed è nuovamente positivo da inizio anno (+1,2%). Lo S&P 500 è ora in rialzo del 7% dal suo minimo intraday del 9 febbraio. A trainare più in alto l’indice durante questa ripresa sono stati i settori ciclici come i tecnologici (+6,8%), i finanziari (+6,2%) e i materiali (+4,9%). I fondamentali economici su cui il mercato continua a concentrarsi comprendono:
1. Crescita in miglioramento – l’economia U.S.A. rimane solida ed è prevista un’accelerazione. Questo aspetto è evidente, perché tutti i nostri “cinque meravigliosi” indicatori in tempo reale (ritenute in acconto d’imposta, richieste di sussidi di disoccupazione, produzione secondo l’ISM, vendite di veicoli e domande di prestiti commerciali e industriali) continuano a migliorare e molti di questi sfiorano i loro livelli migliori per più anni. I livelli di attività sono solidi: il traffico ferroviario intermodale, i volumi del trasporto aereo delle merci e i trasporti su camion segnano tutti massimi record.
La fiducia rimane robusta e sfiora i massimi per più anni, sia per i consumatori che per le imprese. In un’ottica futura, le politiche fiscali espansionistiche, come la riforma fiscale e l’accresciuta spesa nella difesa e in altri settori dovrebbero essere altresì di sostegno per la crescita economica U.S.A. Il rischio di una recessione rimane trascurabile: i modelli predittivi da noi sviluppati evidenziano una probabilità inferiore al 5%. La crescita in miglioramento dovrebbe trainare la crescita degli utili del 19% nel 2018. Per maggior informazioni sulla solidità del contesto degli utili azionari U.S.A. si veda la sezione sui titoli azionari.
2. Inflazione moderata – Fattori alla base della recente volatilità negativa sono stati la modesta ripresa nell’inflazione alla luce del modesto incremento dei salari (crescita del 2,9% su base annua nella retribuzione oraria) e i dati primari e core sull’inflazione dei prezzi al consumo, più elevati del previsto questa settimana. Riteniamo, tuttavia, che siano i primi segnali di un’economia sana che è stata paralizzata da pressioni disinflazionistiche per gran parte della ripresa. Un’inflazione modesta, dove le medie dell’inflazione di base si attestano attorno al 2% del target della Fed, è sana, perché permette alla Fed di perseguire una lenta normalizzazione della politica monetaria.
Un’iperinflazione sarebbe un fattore preoccupante, dove il mercato percepisce la presenza della Fed dietro alla curva inflazionistica, che lo porterebbe ad aumentare in modo aggressivo e veloce i tassi di interesse. Non riteniamo di trovarci in un contesto del genere. Le nostre preoccupazioni sulle dinamiche rialziste dell’inflazione aumenterebbero se l’utilizzo delle risorse dovesse crescere oltre l’80% (attualmente si attesta al 77,5%), se la crescita dei salari dovesse accelerare al di sopra del 3,5% (attualmente inferiore al 3%), se le imprese non aumentassero la rispettiva spesa negli investimenti in conto capitale (ostacolando ulteriormente i guadagni in produttività), se il dollaro subisse una brusca flessione (che provocherebbe prezzi per le importazioni molto maggiori) o se la tendenza alla fissazione di prezzi competitivi, online, raggiungesse un punto di stallo.

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