Il segmento del cloud computing ha ancora importanti spazi di crescita

A cura di Morningstar

“Cosa sono le nuvole”, si chiedeva il titolo di una canzone interpretata da Domenico Modugno e scritta da Pier Paolo Pasolini. In ambito tecnologico sono una delle rivoluzioni più importanti alle quali si sta assistendo, rispondono gli analisti di Morningstar e, aggiungono, dal punto di vista borsistico sono una interessante opportunità di investimento.

Il sistema di immagazzinamento dati su server remoti gestiti da terze parti chiamato cloud computing (dall’inglese cloud, nuvola), infatti, nonostante sia un fenomeno di cui si parla da anni non è stato ancora pienamente sfruttato, soprattutto dalle aziende. Secondo uno studio di Morningstar negli Stati Uniti solo il 20%-25% delle infrastrutture virtuali delle società viaggiano in un cosiddetto ambiente cloud. Il resto viene raccolto utilizzando classici server o CD-ROM. “La situazione probabilmente cambierà”, spiega Bryan Borzykowsky, analista di Morningstar. “Ci sono tre tipi di cloud: markets-software as a service (programmi usati dalla gente), infrastructure as a service (spazio virtuale di immagazinamento) e platform as a service (luoghi virtuali dove le società possono fare test su programmi e applicazioni). Tutte e tre dovrebbero crescere in maniera esponenziale nei prossimi anni”.

Un segmento in crescita
Secondo uno studio di ClearBridge Investments il mercato dei software aumenterà il suo valore negli Usa dai 39 miliardi di dollari del 2016 a 110 miliardi nel 2020, trainando con sé anche il segmento delle infrastrutture e delle piattaforme cloud che dovrebbero passare, rispettivamente, da 38 a 70 miliardi e da 13 a 30 miliardi. “Siamo convinti che l’unico vero trend importante nel settore della tecnologia sia quello verso un utilizzo sempre più massiccio del cloud computing che avrà impatti importanti sulle società che copriamo con la nostra analisi”, spiega Brian Colello. Molti titoli del settore hi-tech hanno visto crescere il loro valore grazie agli sforzi nel campo delle nuvole. L’indice ISE Cloud Computing da gennaio a fine agosto è aumentato del 35% (in dollari). Nello stesso periodo l’S&P500 ha segnato +8,5%. “Più le società utilizzeranno questo sistema, maggiori saranno i guadagni per gli investitori”, dice Colello.

Una rivoluzione decennale
In effetti l’utilizzo del cloud è più familiare fra i privati che non fra le aziende, ancora preoccupate dal suo grado di sicurezza quando si tratta di mettere informazioni sensibili in magazzini virtuali gestiti all’esterno. Ci sono poi questioni tecniche che rendono lento il processo di migrazione da server situati all’interno delle aziende. Secondo Ridney Nelson, analista di Morningstar che segue diverse società che si occupano di cloud, il processo di spostamento per le società più grandi può richiedere anche un decennio. “Il cloud, comunque rappresenta il futuro”, aggiunge. “Il rapporto fra costi e benefici è troppo interessante per non prendere in considerazione questa soluzione. Invece che acquistare per migliaia di dollari un software che solo pochi sanno usare le società possono pagare una commissione annuale basata sul numero reale di persone che utilizzano un programma. L’importo di questa fee copre anche gli aggiornamenti e il supporto tecnico, due elementi che con i sistemi attuali sono considerati costi extra”. La stessa cosa accade per lo spazio di immagazzinamento. In passato le molte società hanno utilizzato server interni che non venivano sfruttati appieno. Ora possono acquistare storage capacity da terze parti e impiegare solo quello che gli serve. “Sempre più società stanno capendo che le infrastrutture tecnologiche in-house sono inefficienti”, spiega Nelson. “Siamo convinti che il cloud sia un cambiamento che tutte le aziende adotteranno in una misura o nell’altra”.

Così come ci è voluto tempo per alcune società prima di spostarsi sulla nuvola, così per le aziende che offrono questo servizio è stato lento iniziare a vedere i primi profitti. Anche perché, soprattutto all’inizio di questa rivoluzione, sono stati spesi milioni per la fase di ricerca e sviluppo. “Per essere concorrenziali, inoltre, le società del settore tenevano le tariffe basse”, spiega Nelson. “Ora sono nella condizione di poter alzare i prezzi e fare minori investimenti”.

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