Il soft landing e la fine dell’ottimismo a Wall Street

Di François-Xavier Chauchat, Dorval AM

Oltre ai costanti sviluppi sul fronte politico e commerciale, che guastano il clima sui mercati, la normalizzazione dell’ottimismo in ambito economico e finanziario negli USA sarà il tema centrale del 2019. Soft landing o catastrofe? Wall Street ha certamente registrato un ribasso, ma le valutazioni possono rimanere così onerose quando tutti si aspettano un rallentamento sensibile dell’economia e dei guadagni negli Stati Uniti il prossimo anno? A 16 volte gli utili attesi, la mediana dei P/E dell’S&P 500 si attesta al di sopra della mediana mondiale USA esclusi di quasi il 25%, uno scarto record nella storia recente dei mercati. In base ai nostri indicatori, le elevate valutazioni relative non riguardano solo i GAFA ma caratterizzano il mercato nel complesso.

Un’eventuale correzione sarà scatenata da nuove fasi ribassiste a Wall Street, da una rivalutazione delle borse emergenti, europee e giapponesi o da una combinazione di entrambi gli avvenimenti. Per uno scenario costruttivo sono necessarie due condizioni in parte legate tra loro: una riduzione dei premi per il rischio politico e un soft landing dell’economia mondiale nel 2019. Quanto alla politica, restiamo convinti che la dura realtà spingerà le autorità a trovare compromessi. A tal proposito, l’avvio di importanti negoziati commerciali tra Cina e USA dopo il G20 è incoraggiante (anche se non sono stati ancora raggiunti risultati concreti). Al contempo, l’adeguamento della finanziaria italiana procede nel verso giusto come testimonia la netta riduzione dei tassi in Italia negli ultimi giorni. Per quanto riguarda l’economia, di recente le probabilità di una decelerazione mondiale controllata sono state rafforzate dal ribasso del prezzo del petrolio, dovuto soprattutto all’aumento dell’offerta, e dai toni decisamente più concilianti della Fed.

Inoltre, la situazione dell’economia europea – che nel 2018 ha registrato un rallentamento significativo – è meno disperata di quanto molti temevano. Indubbiamente quest’anno in Europa le cattive notizie hanno superato quelle buone, ma non crediamo che tale trend proseguirà anche nel 2019. A meno di uno shock per via di un mancato accordo sulla Brexit, è ragionevole prevedere una stabilizzazione della crescita del PIL dell’Area Euro all’1,5% circa l’anno prossimo. In particolare, la recente normalizzazione della crescita salariale, unita al ribasso del prezzo del petrolio, lascia presagire un aumento del potere d‘acquisto. Per di più, nel 2019 la politica di bilancio delle tre principali economie dell’Eurozona sarà moderatamente espansiva. A ciò si aggiungono i risvolti favorevoli delle ultime dichiarazioni di Emmanuel Macron sui due fronti. Infine, il 2019 sarà caratterizzato da effetti base positivi sia in ambito automobilistico (dopo le recenti delusioni dovute ai nuovi regolamenti) che in relazione ai cambi (l’euro è del 10% meno oneroso del dollaro rispetto al T1 2018). Il nostro scenario per il 2019 prevede un soft landing dell’economia mondiale a condizione che si plachino le tensioni politiche e commerciali. Tale situazione dovrebbe sostenere diverse delle aree più penalizzate nel 2018 in Europa o in Asia. In ogni caso, una crescita molto più lenta degli utili USA unita alle valutazioni relative estremamente elevate di Wall Street potrebbe comportare ulteriori turbolenze sui mercati nel nuovo anno.

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