Ima conquista Atop, analisti soddisfatti

Ima in grande spolvero a Piazza Affari dopo l’accordo raggiunto con Charme Capital Partners Sgr e i soci fondatori della società per rilevare il 63% di Atop, produttore di macchine e linee automatiche per la produzione di statori e rotori per motori elettrici per il settore auto di cui Ima era già azionista al 21%. L’acquisizione consente infatti all’azienda controllata (col 57% del capitale) dalla famiglia Vacchi di acquisire un vantaggio competitivo nel settore dell’e-mobility.

La tecnologia proprietaria di Atop permette infatti di ridurre le dimensioni di un motore elettrico a parità di potenza erogata, elemento molto rilevante appunto nelle applicazioni di e-mobility come sottolineano anche  gli analisti di Equita Sim che confermano il “buy” sul titolo alzando da 75 a 76 euro per azione il target price.

L’operazione è piaciuta più in generale ad analisti e broker: se Banca Akros ha ridotto la raccomandazione sul titolo da “buy” ad “accumulate” alzando peraltro un prezzo obiettivo da 84 a 85,2 euro a causa della “recente forte performance” del titolo in borsa (+33,5% da inizio anno, anche se a 72,65 euro a cui il titolo ha chiuso la seduta di mercoledì la variazione annua resta pari a -8,8%), Kepler Cheuvreux (“hold” con target price di 70 euro) ha parlato di operazione con un effetto positivo sugli utili per azione del 6%-8%, “coerente con una solida struttura finanziaria”.

Mediobanca Securities da parte sua ha confermato il “neutral” ma migliorato il targeet price da 67,5 a 70,5 euro per azione ritenendo i multipli pagati (Enterprise Value di 380 milioni, pari ad un multiplo di 15 volte l’EV/Ebitda 2019 che pare ad Equita “piuttosto elevato”) “ragionevoli per una società in rapida crescita e molto redditizia” come Atop.

Crescita che, notano gli uomini di Equita, dovrebbe ridurre il multiplo attorno a 13 volte già l’anno venturo grazie appunto all’atteso sviluppo del giro d’affari e dell’Ebitda di Atop. Quanto ai costi, sempre per Equita si tratta di un’operazione “finanziariamente sostenibile” visto che già a fine anno il rapporto debito/Ebitda non dovrebbe superare le due volte, leasing incluso). La pregressa presenza come azionista di minoranza “dovrebbe inoltre ridurre i rischi di integrazione”.

Dal canto loro gli analisti tecnici suggeriscono di attendere qualche giorno prima di operare sul titolo, che nel brevissimo e breve termine non mostra un trend definito, complice anche volumi che non hanno saputo seguire gli ultimi rialzi delle quotazioni, mentre il trend a medio-lungo termine resta positivo. Possibile dunque un ritorno verso i supporti in area 70,3-69,5 euro prima che il titolo provi a tornare a salire, in questo caso con obiettivi più immediati       tra i 75-75,3 euro e quota 77 euro.

Nessun problema invece per quanto riguarda il dividendo, essendo già stato staccato il 20 maggio (2 euro per azione, in crescita rispetto agli 1,7 euro del 2018, pari ad un rendimento del 2,8%) e completamente riassorbito dal successivo andamento delle quotazioni. Se ne riparlerà l’anno prossimo quando la cedola potrebbe salire attorno ai 2,10-2,15 euro per azione secondo il consenso, che individua inoltre un target price attorno ai 72,9 euro per azione.

A cura di Luca Spoldi, *Certified european financial analyst (www.6inrete.it)

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