In arrivo stimoli di politica monetaria e fiscale nell’Area euro

“Nell’ultima settimana, le banche centrali di diversi paesi (Stati Uniti, Canada, Australia, Hong Kong e Malesia) hanno tagliato i tassi chiave (da 25 a 50 punti base) in risposta al rallentamento della Cina e alle ricadute del Covid-19. I mercati hanno mostrato una risposta tiepida, poichè tali azioni non sono in grado di risolvere il problema dal lato dell’offerta dell’economia. Prevediamo che anche la Bce interverrà, ma non drasticamente come la Fed“. E’ la prebisione di Vladimir Oleinikov, Senior Quantitative Analyst di Generali Investments.

Particolare attenzione, secondo Oleinikov, dovrebbe essere riservata alle misure di finanziamento e liquidità per le Pmi (tramite Tltro). Altre possibili misure potrebbero essere un aumento temporaneo degli acquisti di obbligazioni societarie e qualche forma di allentamento regolamentare per facilitare la concessione di credito. “Mentre un altro taglio del tasso di interesse sui depositi avrebbe poco senso a nostro avviso, con la Fed (e in seguito altre banche centrali) che ha tagliato i tassi ulteriormente, la Bce potrebbe essere spinta verso una sua riduzione di 10 punti base (a -0,6%). In tal caso, correggerebbe contemporaneamente l’aggiustamento necessario (tiering) affinché tassi negativi non pesino troppo sul settore bancario”.

Al momento il mercato non si attende che la Bce aumenti l’ammontare di obbligazioni private e pubbliche acquistate all’interno del Quantitative Easing. “Alla luce delle ultime notizie, misure di politica fiscale devono essere date per scontate in Italia e molto probabili in Germania e in altre economie dell’Area euro. Il Fiscal Compact non costituisce un ostacolo poiché giustamente prevede esenzioni per circostanze eccezionali, casistica che chiaramente include l’epidemia di Covid-19. Dal lato della politica fiscale, una spesa tra lo 0,2% e lo 0,4% del Pil dell’Area euro sembra molto probabile”, conclude l’analista.

(Fonte: Generali Investments)

Anche secondo Andreas Billmeier, Sovereign Research Analyst di Western Asset, affiliata Legg Mason, “è probabile che presto molte altre banche centrali taglieranno i tassi d’interesse, incluse quelle di molti mercati emergenti. Dal momento che lo shock economico causato dal Covid-19 è considerato almeno in parte uno shock sul lato della domanda, un allentamento della politica monetaria può essere una mossa corretta, e spesso i tagli della Fed hanno portato tagli anche da parte di altre banche centrali. Detto ciò, ci sono buone probabilità che la maggior parte delle banche centrali europee attenderanno che si tengano i loro meeting previsti (Bce: 12 marzo; Banca d’Inghilterra: 26 marzo) prima di annunciare nuove misure”.

Billmeier ritiene che la Banca d’Inghilterra abbia più probabilità della Bce di tagliare i tassi d’interesse, semplicemente perché è in una condizione più favorevole per farlo. “Per la Bce, lo soglia per arrivare al taglio dei tassi è più alta, per due motivi: la prima è che il tasso sui depositi è già in territorio negativo; la seconda è che, una volta effettuato il taglio ‘emergenziale’, rialzare i tassi senza innescare un’agitazione del mercato richiederà uno sforzo comunicativo notevole”.

Piuttosto, continua l’analista, “ci aspettiamo che l’istituto di Francoforte guardi di più all’impatto indiretto del rallentamento dell’attività economica e, per esempio, assicuri un livello di liquidità appropriato al sistema bancario e ai bilanci aziendali. In altre parole, è più probabile che si decida una qualche sorta di iniezione di liquidità piuttosto che un taglio dei tassi d’interesse. Ci sembra insomma improbabile un taglio dei tassi senza altre misure a sostegno della liquidità”.

Se la Banca Centrale Europea dovesse tagliare i tassi, “ci attendiamo che anche diversi altri istituti del continente ne seguiranno le orme: la Svizzera, ma anche la BoE e altre banche centrali del Nord e del Centro Europa. Non ci aspettiamo invece che in questo contesto gli istituti bancari intervengano anche nel mercato azionario, principalmente perché il ruolo che questo gioca nel meccanismo di trasmissione delle politiche monetarie è molto meno forte rispetto agli Stati Uniti, dove un calo del 10% comporta un inasprimento considerevole delle condizioni finanziarie”.

Anche per Bilmmeier, il focus in Europa sarà la politica fiscale. “Abbiamo già visto che l’Italia sta per varare diverse misure di stimolo. Se adottate, riteniamo che questi provvedimenti potrebbero avere un buon effetto moltiplicatore della crescita e risultare efficaci. Inoltre, a livello europeo è probabile che verrà messo in atto uno sforzo coordinato, in particolare dopo il summit previsto verso fine marzo e che potrebbe portare un piccolo ma congiunto stimolo fiscale. Altre due nazioni che stiamo seguendo in questo contesto sono il Regno Unito e la Germania”.

Lo spettro della recessione sull’Europa

L’Europa entrerà in recessione? “L’Eurozona nel complesso quasi certamente no, ma alcune aree rischiano di più”, nota l’analista di Western Asset. “La crescita dell’Eurozona nell’ultimo trimestre 2019 ha segnato un +0,1 rispetto al terzo trimestre. Ciò a nostro parere rende improbabile che si scivoli verso una recessione, almeno per quanto sappiamo finora sull’impatto del coronavirus, perché ciò implicherebbe un risultato negativo sia nel primo che nel secondo trimestre 2020. Ovviamente può accadere, ma solo se si verificasse un grave deterioramento della situazione, anche tenendo conto degli effetti delle politiche di stimolo. Dall’altro lato, Francia e Italia hanno registrato una contrazione nel quarto trimestre dello scorso anno, e la probabilità di una recessione tecnica in questi due paesi è piuttosto alta“.

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