In Italia un mancato pagamento costa in media 17.000 euro

Euler Hermes, società del gruppo Allianz e leader mondiale dell’assicurazione crediti, ha presentato i dati dell’edizione 2016 del Report Mancati Pagamenti, una ricerca sui trend dei pagamenti delle imprese italiane. Si tratta di un’attenta analisi condotta su ogni singola regione, comprensiva di un approfondimento per i diversi settori merceologici che ha come base il monitoraggio giornaliero dei pagamenti, tratto dalla banca dati proprietaria costituita da oltre 450.000 aziende.

“Nel 2015 in Italia si è registrata una crescita dello 0.6% e il Paese è finalmente riemerso dopo tre anni di recessione. Il 2016 sarà l’anno in cui l’Italia tornerà a crescere al di sopra del punto percentuale, più precisamente del + 1,1%, soglia non raggiunta dal 2010. I consumi saranno il principale driver della crescita economica, con un contributo del + 0,7%”, dichiara Ludovic Subran, Capo Economista di Euler Hermes.

Gli investimenti raddoppieranno la loro performance (+ 1.3%, dopo il + 0.5% del 2015) mentre l’export, dopo aver registrato il suo miglior risultato dal 2011, rimarrà dinamico nel 2016 (+ 3.9%) ma il saldo netto contribuirà negativamente (- 0.2%) a causa della crescita più sostenuta delle importazioni.

“Nel 2016 l’Italia beneficerà di 20 miliardi di euro in più sul fronte export, così come avvenuto nel 2015, mentre, i fatturati delle imprese cresceranno del +1% e i margini finanziari potranno migliorare lievemente (+ 0.1%), data la stabilizzazione dell’euro e dei prezzi del petrolio.” aggiunge Subran.

In un contesto economico nazionale che volge al “sereno”, anche i trend dei pagamenti tra le imprese private ne hanno beneficiato. Euler Hermes ha analizzato l’intero ciclo dei pagamenti; dal comportamento dei pagamenti ai giorni d’incasso di un credito, per passare poi ai mancati pagamenti e infine alle insolvenze aziendali. Entrambi gli indicatori hanno evidenziato un miglioramento sebbene ci sia ancora molto da fare e da recuperare rispetto ai livelli pre-crisi.

Entrando nel dettaglio dell’analisi, il trend in miglioramento dei comportamenti di pagamento si riflette nei giorni d’incasso di un credito che si sono finalmente assestati sotto la soglia dei 100 giorni, toccando quota 95. L’outlook si presenta in miglioramento anche per il 2016, dove i giorni di incasso medi saranno 94, ma la soglia dei 60 giorni, stabiliti dalla Unione Europea per i pagamenti tra le imprese, è ancora molto lontana. L’agroalimentare e l’automotive sono i settori che hanno i tempi di pagamento più bassi. Anche i debiti scaduti sono calati del 16% grazie alle buone performance nei servizi, sistema casa e meccanica.

Sul fronte insoluti, i mancati pagamenti tra le imprese hanno mostrato segnali di miglioramento con un decremento del 7% sull’ammontare totale. Valutando un altro indicatore, la severità media degli importi, la contrazione è stata del 19% con un valore medio di 17.000 euro.

Nel mercato domestico la severità si è contratta del 22% mentre all’export del 9%, con l’importo medio che ha raggiunto i 21.000 euro. In termini di settori, i principali miglioramenti sono stati registrati dal tessile, servizi, meccanica e chimica. I settori in cui i mancati pagamenti sono più elevati, rispetto al 2014, sono le costruzioni e l’agroalimentare.

Analizzando i dati dei mancati pagamenti su base regionale, nel 2015 la concentrazione del rischio di insoluti ha visto raggiungere il 30% del totale nell’Italia nel Sud e nelle Isole, allineandosi, quindi, anche allo scenario economico delle Regioni appartenenti a questa segmentazione. La debolezza imprenditoriale e finanziaria di molte di queste realtà fa si che si amplino le differenze con le aree del Nord. A influenzare negativamente il trend ci sono le performance della Campania, Calabria e Sicilia dove agroalimentare, Gdo e distribuzione petrolifera hanno fatto segnare incrementi di insoluti a doppia cifra. L’Emilia Romagna segna la maggiore crescita della severità (+24%) mentre il Trentino Alto Adige il più alto decremento.

Il ciclo dei pagamenti, infine, si conclude con le insolvenze e le relative procedure fallimentari. Il 2015 ha finalmente mostrato un’inversione del trend delle insolvenze aziendali che dopo 7 anni consecutivi si sono contratte toccando quota 14.681 (-6% rispetto al 2014). Lo stesso trend in contrazione proseguirà anche nel 2016 riportando il numero delle aziende insolventi al di sotto della soglia delle 14.000 unità (13.800 casi). Nonostante il trend abbia invertito la rotta, nel 2016 i livelli delle insolvenze aziendali restano ancora oltre il doppio rispetto ai livelli del 2007.

“Il calo delle insolvenze e il miglioramento della liquidità nel sistema dimostrano il consolidamento del tessuto imprenditoriale, sempre più votato all’esportazione di “proximity” e meno esposto alle crisi dei Paesi emergenti. Il 2016 vedrà il consolidamento di questa tendenza insieme al rafforzamento della produttività, sia sulla manifattura che sui beni di investimento. A guidare la strada ci sarà ancora l’agroalimentare, ma i risultati di auto, elettronica e chimica non saranno da meno, tutti trainati finalmente anche dalla domanda interna. I prodotti di marca (incluso il sistema moda e il mobile arredo) contribuiranno a far segnare un trend positivo e il nuovo traguardo sarà la crescita della profittabilità delle aziende, dopo anni di riduzione dei costi e degli organici, conclude Massimo Reale, Direttore Rischi Euler Hermes Italia.

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