Incertezza economica e diluvio di politiche di supporto

A cura di Thomas Hempell, Head of Macro & Market Research di Generali Investments

La nostra propensione al rischio ha ripagato nel mese di maggio, con la ripresa dei mercati rivelatasi più pronunciata del previsto nonostante la profonda crisi economica globale. L’indice Msci World ha recuperato circa due terzi del suo crollo di febbraio/marzo. Anche gli asset ciclici sono decollati a fine maggio, sostenuti da una forte azione politica e dalla graduale riapertura delle economie più grandi.

I leader europei stanno, finalmente, affrontando l’enorme sfida della ricostruzione. Dopo aver procrastinato i piani fiscali e celato la condivisione dei rischi all’interno del bilancio della Bce (tramite Qe e programma Pepp da 750 miliardi di euro), Francia e Germania hanno concordato un grande passo avanti verso i trasferimenti fiscali. Ironia della sorte, la controversa sentenza della Corte Costituzionale tedesca sul programma Pspp della Bce potrebbe aver contribuito a questa consapevolezza circa la necessità di un chiaro segnale di solidarietà fiscale per contenere le forze centrifughe nell’Ue.

Sarà necessaria una lunga mediazione tra i paesi Ue: un accordo per un quadro finanziario pluriennale rafforzato (compresa l’emissione di obbligazioni su larga scala) richiederà tempo, oltre il Consiglio Europeo del 19 giugno. Ma la profondità della recessione aiuterà a trovare un compromesso con i quattro stati “frugali” ed i paesi della Cee, a supporto delle regioni e dei settori più colpiti dalla pandemia.

Gli investitori stanno anche traendo conforto dalla riapertura delle economie avanzate, con minori preoccupazioni per la seconda ondata di infezioni nel breve termine (maggiori rischi in autunno). Le ricadute economiche del virus saranno ancora enormi: abbiamo infatti appena ridimensionato le nostre previsioni di crescita globale per il 2020 al -4,8%, con una contrazione del 10% del Pil dell’area euro. Tuttavia l’uscita dal lockdown, insieme ad azioni politiche coraggiose ed espansive (con Bce e Fed predisposte rispettivamente ad espandere il Pepp e rafforzare la forward guidance) aiuterà i dati a stabilizzarsi a giugno. Dall’altro lato, non ci facciamo entusiasmare troppo dalle ricorrenti notizie sui vaccini: ci vorrà almeno fino all’inizio del prossimo anno (ma probabilmente più a lungo) affinchè un vaccino efficace sia testato e diffuso ampiamente.

Osservando ll battibecco Usa–Cina

Mentre il recupero degli asset più rischiosi potrà continuare, il suo potenziale tuttavia si sta assottigliando. L’indice S&P 500, sopra i 3.000 punti, è tornato ai livelli dell’ottobre 19, quando le stime indicavano una crescita globale di quasi il 3% nel 2020.

Insieme ai rischi di una seconda ondata di infezioni, siamo più preoccupati per il deterioramento nelle relazioni Stati Uniti/Cina e del rimpallo delle responsabilità per la pandemia. I mercati hanno di fatto ignorato le misure punitive statunitensi contro Huawei e la stretta adottata dalla Cina verso Hong Kong. Ma una rinnovata escalation della guerra commerciale, sinora congelata, potrebbe annientare la capacità di ripresa poichè colpirebbe l’economia mondiale in un momento molto delicato.

Manteniamo una leggera posizione di overweight verso gli asset più rischiosi del nostro portafoglio, in particolare azioni e titoli high yield. Al contrario, il credito di elevata qualità rimane al centro del sostegno delle banche centrali. L’inflazione contenuta e gli ingenti acquisti di obbligazioni da parte delle banche centrali manterranno un freno ai rendimenti core, favorendo quindi una duration lunga. I segnali più forti della solidarietà paneuropea sosterranno il debito periferico e l’euro. Tuttavia, potrebbero essere necessari segnali più chiari e rassicuranti sia sulla pandemia sia nei rapporti Stati Uniti/Cina per influenzare il dollaro in modo più sostenibile e per spingere l’euro/dollaro verso una tendenza al rialzo nel secondo semestre.

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