Inflazione, nel 2021 resterà volatile ma in aumento

“L’inflazione è risultata molto volatile nel 2020. Ha registrato un calo significativo nel secondo trimestre a causa del calo dei prezzi delle materie prime e dei lockdown globali, prima di rimbalzare in tutti i Paesi in seguito all’allentamento delle misure di contenimento legate alla pandemia e alla stabilizzazione del prezzo del petrolio. I costi dei trasporti, legati alla sicurezza e alla salute, sono aumentati notevolmente con la pandemia. Anche la domanda di alcuni beni di consumo, come gli articoli sportivi, o i prodotti per attività ricreative e i veicoli si è dimostrata sostenuta. A fine anno i tagli dell’Iva in Germania e nel Regno Unito hanno aggiunto volatilità sugli indici spingendo momentaneamente i prezzi al ribasso. Il rischio di disinflazione permane perché la domanda è ancora fragile e le banche centrali sono ancora caute su questo punto”. Lo afferma Patrice Gautry, Chief Economist di Union Bancaire Privée (Ubp). Di seguito la sua analisi.

Il nostro outlook per il 2021 prevede una graduale ripresa dell’inflazione nei Paesi sviluppati durante tutto l’anno (dallo 0,7% all’1,3% in termini aggregati). Negli Stati Uniti è invece atteso un incremento in media dall’1,2% all’1,8% nel 2021, con una variazione compresa tra un minimo previsto dell’1,1% e un massimo del 2,5%, il che giustifica retroattivamente la decisione della Fed di focalizzarsi su un’inflazione media. Se saranno introdotte nuove misure di stimolo fiscale, l’aumento dell’inflazione negli Stati Uniti potrebbe rivelarsi più brusco del previsto.

Nel Regno Unito l’inflazione è prevista in aumento dallo 0,9% nel 2020 all’1,6% nel 2021, il probabile rialzo del costo dei trasporti e il regime tariffario dovuto alla Brexit rischiano di farla aumentare più del previsto. Nell’Eurozona l’inflazione è entrata in territorio negativo alla fine del 2020 a causa dei lockdown, dei tagli all’Iva e della forza dell’euro. Si prevede una lenta ripresa nel 2021, con l’inflazione che passerà dallo 0,25% in media quest’anno allo 0,6% nel 2021, un risultato ancora lontano dall’obiettivo della Bce.

Nei Paesi emergenti l’inflazione aggregata dovrebbe attestarsi in media al 3% nel 2020 e al 2,5% nel 2021. Inoltre, dovrebbe restare moderata dopo che alcune valute (ad esempio la lira turca e alcune valute dell’America Latina) hanno registrato un notevole deprezzamento nel 2020. In Cina è atteso un aumento dei prezzi in media del 2% dopo la forte impennata provocata dal rincaro della carne di maiale.

Nel 2021 l’inflazione sarà volatile, mostrando una tendenza al rialzo nei Paesi sviluppati nel corso dell’anno. Inoltre, l’effetto dei movimenti valutari sull’inflazione importata potrebbe amplificare i divari tra le diverse aree geografiche.

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