Italia in recessione tecnica: quali le conseguenze?

A cura di Idealista.it

Il dato sul Pil del IV trimestre 2018 dice: recessione tecnica. Ma cosa significa e cosa succederà adesso nel mercato immobiliare?

Recessione tecnica: cos’è?

Una recessione tecnica, innanzitutto, è una situazione del ciclo economico in cui l’economia di un Paese, invece di crescere o restare invariata, decresce per due trimestri di seguito. Come è accaduto all’Italia, che ha registrato un -0,1% trimestrale nel terzo trimestre e un -0,2% nel quarto. Si tratta di una sorta di convenzione, necessaria ad individuare nel minor tempo possibile i segnali di una economia in potenziale difficoltà per poter, eventualmente, correre ai ripari. Per individuare infatti una situazione di reale crisi occorre fare i conti anche con altri fattori quali la crescita demografica, la produzione industriale, l’occupazione ecc.

Il fatto che un Paese registri una decrescita per sei mesi di seguito non significa dunque  che non stia nel frattempo seminando per ottenere migliori risultati in seguito. Il verdetto “recessione tecnica” offre quindi un certo margine di recupero e di fiducia nel futuro (utile soprattutto alla politica), ma è certo un segnale che non va sottovalutato.

Italia in recessione tecnica: quali prospettive per il 2019?

Cosa accadrà, dunque, da adesso in poi? “Premesso che i dati del Pil diffusi dall’Istat sono dei dati preliminari, che saranno confermati solo a marzo –  dichiara l’economista Maurizio Mazziero di Mazziero Research, – si tratta di un dato non bello, che certifica il calo di produzione e di esportazioni legato alle guerre commerciali in atto a livello globale. Situazione nella quale l’Italia diventa oltremodo debole, come Paese a vocazione esportatrice”.

Il dato quindi pone una seria ipoteca sulle possibilità di crescita del 2019. “Se infatti non è improbabile che si raggiunga un +0,8% annuo per l’anno scorso, – sostiene Mazziero, – sarà molto difficile che tale risultato possa replicarsi anche nel 2019. Non solo: sarà probabilmente difficile arrivare anche solo al +0,6% pronosticato da Banca d’Italia“. Il che smentisce la posizione del governo che, dopo aver costruito una manovra sul pronostico di un +1% nel 2019 e aver sminuito i calcoli previsionali di Palazzo Koch, ora si trova a fare i conti con un inesorabile ciclo economico.

Quali scenari sono possibili, ora? “Se anche la crescita restasse a zero per tutti i prossimi quattro trimestri – risponde Mazziero, – alla fine del 2019 ci ritroveremmo con lo stesso -0,2% del quarto trimestre 2018. Altri calcoli potrebbero portare ad una moderata crescita, ad esempio un +0,2% nel primo e secondo semestre e un +0,3% nella seconda parte dell’anno. Ma anche in questo caso il dato annuo non supererebbe il +0,4%.Di contro, la recessione potrebbe proseguire nella prima parte dell’anno, con un -0,2% nel primo trimestre e un -0,1% nel secondo, per poi segnare un piatto 0% nel resto dell’anno. E in questo caso avremmo un -0,5% annuo”.

Quindi ora il problema è stabilire se le misure espansive del governo saranno davvero in grado di ribaltare il risultato, considerate le condizioni geopolitiche globali che comunque remano contro. “Occorre poi tenere conto che le misure espansive del governo sono state dimezzate dopo il braccio di ferro con l’Europa – ricorda Mazziero, – riducendosi dagli originali 20 miliardi a meno di dieci. Il che significa che anche gli effetti di queste misure saranno più deboli”.

Il che, aggiungiamo noi, potrebbe non essere una brutta notizia per coloro che sostengono che gli effetti di tali misure potessero essere negativi.

“Ma c’è un altro aspetto – aggiunge Mazziero: – sono inferiori anche gli investimenti destinati alle opere pubbliche e alle infrastrutture. Sul fronte della domanda interna, la fiducia dei consumatori ha alti e bassi, ma quella delle imprese è in deciso calo. Le imprese non investono, e non esiste un piano pluriennale di sviluppo organico per l’industria. Quindi la difficoltà è presente, e per di più è inserita in una situazione globale che non rema certo a favore”.

Pil Italia 2018 negativo: quali le conseguenze sul mercato immobiliare?

Quali saranno allora le ripercussioni del Pil negativo sul mercato immobiliare e dei mutui?

“La notizia era un po’ nell’aria, – secondo Antonio Ferrara, Ad di Monety, – e tutto sommato non ci coglie impreparati. In Italia , come in buona parte dell’Europa, dopo la crisi del 2008 il paese non è mai realmente ripartito. Dopo aver toccato il fondo il segno più registrato negli ultimi anni alla voce Pil era quasi fisiologico. Gli interventi della Bce hanno provato a dare stimoli all’economia ed in parte hanno anche prodotto risultati, ma restano i problemi legati alla pressione fiscale ed al costo del lavoro che sono i veri nodi da risolvere per far ripartire la produzione. Non credo che il rallentamento del Pil impatterà sul mercato immobiliare, come chiarito dagli addetti ai lavori si tratta di una recessione tecnica e non l’inizio di una nuova crisi. Ci troviamo in un ciclo piuttosto positivo per il mattone per effetto di tassi ancora particolarmente bassi che rappresentano un forte stimolo per le compravendite, nonostante tutto c’è ancora voglia di casa”.

“In uno scenario di per sé positivo per l’immobiliare, ci sono alcuni fattori potenzialmente negativi, – afferma Luca Dondi, direttore generale di Nomisma. – Le tensioni finanziarie ad esempio sembrano essersi allontanate ma sono ancora presenti. Se il mercato dipende dal credito, infatti, le condizioni di approvvigionamento finanziario delle banche restano influenti: una eventuale riduzione delle erogazioni avrebbe il suo peso. Altro problema il  rallentamento economico del Paese che non può non influire per quanto riguarda i bilanci familiari, penalizzando la propensione all’acquisto e all’investimento”.

Lo scenario comunque sembra in genere non destare preoccupazione. “Il 2019 si configura come un anno in cui il sistema economico vedrà ancora alcune oggettive difficoltà congiunturali – dichiara Marco Speretta, direttore generale del Gruppo Gabetti. – In questo scenario, nel settore immobiliare, per il prossimo anno, si prevede comunque un moderato aumento delle compravendite residenziali a fronte di un andamento dei prezzi che tende alla stabilità. A fronte di un congruo rapporto tra qualità del prodotto e prezzo, alcune città come Bologna, Padova o Torino potrebbero registrare performance interessanti. Di interesse le potenzialità del mercato immobiliare italiano in altre asset class come il segmento terziario a Milano o il segmento ricettivo a Roma e nelle località turistiche”.

“Nonostante le ultime notizie sull’andamento del Pil, dalle nostre analisi e con gli accordi con i principali istituti, possiamo prevedere un livello delle erogazioni sostanzialmente in linea con il 2018 – concorda Renato Landoni, presidente di Kiron Partners. -Non si prevedono inoltre cambiamenti significativi in merito alle politiche di credito. L’atteggiamento degli operatori rimarrà comunque sempre prudenziale. Il livello dei tassi di interesse si manterrà basso per tutto il 2019″.


 

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