La Cina crescerà del 9% nel 2021, prospettive positive su tutti i fronti

“Ci aspettiamo che la crescita in Cina raggiungerà il +15/20% su base annuale nel primo trimestre del 2021, grazie all’impatto in ritardo delle misure di stimolo e al fatto che i primi tre mesi del 2020 hanno registrato un forte declino. Tuttavia, da lì in poi la crescita dovrebbe decelerare, con l’affievolirsi degli effetti”. Lo afferma David Rees, Senior Emerging Markets Economist di Schroders.

“Dopo una crescita stimata al +2,1% su base annuale nel 2020 – continua l’esperto – ci aspettiamo che l’economia cinese crescerà del 9% nel 2021. A ritardare la normalizzazione delle politiche nel breve termine potrebbe essere la deflazione a inizio 2021. Ci aspettiamo che la solidità della ripresa garantirà un aumento graduale dell’inflazione core nel corso dell’anno. Tuttavia, nel breve periodo il timore della deflazione, in un momento in cui il debito è molto elevato, potrebbe preoccupare autorità e mercati”.

Azionario Cina, prospettive positive anche senza il vaccino

“Insieme all’economia anche la politica monetaria tornerà alla normalità, soprattutto in riferimento all’allentamento monetario, con le autorità cinesi che continueranno a dare priorità alla riduzione dei livelli di debito e alla limitazione degli eccessivi livelli di prestiti. Sebbene i Fai (Fixed Asset Investment), soprattutto su infrastrutture e property, abbiano contribuito a supportare la crescita nel 2020, ci aspettiamo che questi si concentreranno soprattutto sulle ‘nuove infrastrutture’ (5G, data centre, Internet of Things) nel prossimo futuro”, spiegano Louisa Lo, Head of Greater China Equities, e Jack Lee, Fund Manager di Schroders.

Le abitudini dei consumatori cinesi continueranno a evolversi, con la crescita dei loro redditi. Ciò permetterà una crescita dei consumi nel Paese. Naturalmente, tutto il mondo guarda con attenzione alle novità sul vaccino per il Covid-19, che determineranno le tempistiche della ripresa globale, modificando le aspettative sull’inflazione. Tuttavia, l’arrivo di un vaccino è più significativo per altri Paesi, dove la pandemia è meno sotto controllo, che non per la Cina, e ciò potrebbe innescare dei deflussi dai mercati cinesi verso altre economie. In ogni caso, per gli esperti di Schroders il posizionamento ancora ridotto degli investitori globali sulle azioni cinesi e le valutazioni ragionevoli rispetto ai peer globali potrebbero incoraggiare ulteriori afflussi nel mercato.

“A livello di settori – aggiungono – riteniamo che i segmenti più esposti ai temi di crescita di lungo periodo continueranno a sovraperformare. Ci piacciono soprattutto i comparti legati all’automazione industriale, veicoli e componenti elettrici, e quelli con catene di approvvigionamento localizzate. Una ripresa globale ampia facilitata dal vaccino dovrebbe supportare i settori ciclici, dove le valutazioni sono ancora contenute rispetto ai settori growth”.

A livello geopolitico, l’imminente cambiamento alla leadership a Washington ha implicazioni anche per la Cina. “Riteniamo che le tensioni probabilmente non si ridurranno sotto l’Amministrazione Biden, dato che è bipartisan l’opinione che la Cina sia un rivale strategico per gli Usa. Infatti, l’impatto della strategia anti-Cina di Biden potrebbe addirittura essere ancora più ampio, dato che il suo stile amministrativo potrebbe essere più coordinato e strutturato rispetto a quello del suo predecessore”.

Bond cinesi e renminbi continueranno a essere attraenti

“Le valutazioni dei bond cinesi sembrano attraenti e i fondamentali del Paese solidi. Questi due fattori dovrebbero sostenere sia la domanda che i rendimenti nel 2021″. E’ l’opinione di Julia Ho, Head of Asian Macro di Schroders.

A livello di valutazioni, i ritorni dei bond cinesi onshore offrono livelli attraenti rispetto ai titoli di Stato dei mercati sviluppati. Il bond sovrano cinese a 10 anni ad esempio offre un rendimento del 3,3% circa rispetto all’equivalente Usa di 0,8% (a fine novembre).

In generale, ci si aspetta che la Cina sarà l’unica tra le principali economie mondiali a mostrare una crescita economica positiva nel 2020. L’inflazione resta contenuta, con la domanda globale che continua a essere debole. Questi due fattori insieme hanno permesso alla banca centrale una maggiore flessibilità nella sua politica monetaria, consentendole di supportare in modo più efficiente le piccole aziende.

“Il renminbi è un altro fattore di supporto per i bond cinesi. Riteniamo che il dollaro si indebolirà nel lungo periodo a causa degli ampi ‘deficit gemelli’ (fiscale e delle partite correnti) negli Usa e dei programmi illimitati di Qe. Vedremo se la valuta cinese diventerà ancora più diffusa a livello internazionale”, conclude Ho.

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