La Cina decide di non emettere più obbligazioni in dollari Usa

Il segnale che Cina e Stati Uniti, a dispetto del recente riavvicinamento, non vadano ancora molto d’accordo arriva anche dalla decisione di Pechino di non emettere più debito in dollari, preferendo rivolgersi al mercato europeo che concede anche credito a tassi più convenienti.

La presa di distanza nei confronti del biglietto verde potrebbe essere legata, secondo fondi americane, alla possibile pressione di Washington in futuro a non sottoscrivere debito emesso dalla Cina. Il Paese ha collocato la prima tranche di obbligazioni governative in euro negli ultimi 15 anni, un collocamento che ha avuto grande successo se si pensa che 4 miliardi di euro di obbligazioni hanno ricevuto richieste per 19,5 miliardi (quasi cinque volte tanto). Il rendimento delle tranche vede i 2 miliardi del bond a 7 anni restituire lo 0,197%, quello a 12 anni (1 miliardo) lo 0,618% e quello a 20 anni (1 miliardo) l’1,078%, secondo fonti del Wall Street Journal. L’unica emissione in valuta estera di Pechino negli ultimi due anni è stata in dollari per 3 miliardi nel complesso lo scorso anno e 2 miliardi nel 2017.

Emettere debito in valuta straniera non è una novità per i Paesi Emergenti, che possono beneficiare di un maggior appeal agli occhi dei mercati internazionali specie in un contesto come quello attuale di caccia ai rendimenti. Il rischio maggiore di questo tipo di pratica è il rischio di un indebolimento della propria valuta, in grado di determinare una salita del valore del passivo a bilancio e la richiesta di maggiori sforzi per coprirlo. Tale fattore è controbilanciato anche da tassi più convenienti per l’emittente.

La sospensione di questa attività da parte della Cina è tutt’altro che casuale, se si considera che proprio nell’ultimo biennio, complice la guerra commerciale con gli Stati Uniti, lo yuan si è indebolito considerevolmente; il ritorno di Pechino a finanziarsi sui mercati internazionali potrebbe stare a significare un cambio di rotta in questa direzione, pronta an-che a prendere ufficialmente l’impegno a stabilizzare la propria valuta nell’ambito dell’accordo con gli USA.

In merito al trattato con Washington denominato “Fase 1” (indicando l’intenzione di proseguire la trattativa per estendere la copertura di altri aspetti) arrivano segnali negativi che rischiano di farne slittare la firma. Infatti, la richiesta imprescindibile del Presidente Xi Jinping sarebbe quella di una rimozione dei dazi imposti da Trump, riaprendo al libero scambio per dare un nuovo impulso all’economia interna.

La volontà emersa in questi giorni ha avuto un effetto negativo sulle quotazioni dei mercati azionari asiatici, che erano saliti in precedenza per una pro-pettiva più concreta in merito ad un’intesa imminente, vista come positiva per l’economia globale.

Il trend dell’Euro/Dollaro nel breve-medio termine

A cura di Wings Partners Sim

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