La Fed resta paziente. Usa e Cina vicini all’accordo?

I toni usati da Powell, nella conferenza stampa di ieri a seguito della riunione della Fed, sono stati interpretati in maniera “restrittiva” dai mercati, portando l’indice azionario S&P500 a chiudere la seduta cedendo tre quarti di punto percentuale, mentre il dollaro si è rafforzato portando il cambio con l’euro sotto quota 1,12.

Il Presidente della Banca Centrale ha respinto le pressioni politiche che richiedevano toni più accomodanti

Per dare un ulteriore stimolo all’economia e aiutare il mantenimento di un ritmo di crescita elevato (attualmente al 3,2%). Powell ha evidenziato come, attualmente, non sia vista la necessità di agire (né al rialzo né al ribasso) sul costo del denaro, nonostante l’allontanamento dell’inflazione dal target del 2%; i fattori responsabili dell’allontanamento dagli obiettivi sono ritenuti come transitori, portando ad una conferma delle politiche monetarie in essere e all’approccio “paziente”, nei prossimi mesi che esclude un’azione imminente. Le probabilità di una riduzione degli interessi di riferimento americani sono scese dal 61% di ieri alle attuali del 48%.

Nel frattempo, Donald Trump è tornato a manifestare un malcontento nelle lungaggini per arrivare ad una chiusura del trattato con la Cina, tuttavia secondo fonti vicine al Governo di Washington ci sarà un nuovo incontro a Pechino, che potrebbe portare ad una soluzione definitiva già entro questa settimana. “In questo caso – avvertono gli analisti di Wings Partners Sim – ci sarebbe una rimozione immediata dei dazi al 10% attualmente imposti su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi, mentre verrebbero mantenuti intatti quelli al 25% su un gruppo più ristretto di prodotti ($50 miliardi) fino a novembre 2020″.

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