Ieri la Fed ha deciso un taglio dei tassi intrameeting di 50 punti. Una mossa accompagnata da un breve dichiarazione in cui si osserva che l’economia rimane robusta ma il Coronavirus comporta dei rischi che giustificano il taglio. Un’ora dopo, Powell si è presentato in conferenza stampa e ha ribadito i concetti illustrati sopra, aggiungendo che l’impatto sul ciclo globale dell’epidemia si comincia a vedere.
La manovra ha colto completamente di sorpresa i mercati, soprattutto visto che il tono del comunicato del G7 non lasciava certo intendere un’azione così importante e repentina. Inizialmente la reazione dei mercati è stata quella canonica. Azionario in rialzo, rendimenti in calo, dollaro indebolito e commodity in ascesa. Successivamente il sentiment ha preso a deteriorarsi e dopo un ultimo sussulto seguito all’annuncio di una discussione alla Casa bianca per deliberare la destinazione di fondi di emergenza alla lotta al Coronavirus, l’azionario USA ha progressivamente preso la via del ribasso, zavorrato dalle banche, che guardano con orrore ad una brusca ripresa dei tagli dei tassi, già negativi in larghe aree del mondo.
L’evoluzione del sentiment ha lasciato al cash europeo il tempo di chiudere ancora con performance positive, ma dopo l’azionario si è avvitato e al momento l’S&P perde oltre 3 punti e anche i future sugli indici EU sono in negativo. Collasso dei rendimenti, con il 10 anni treasury per la prima volta sotto l’1%. Debole il dollaro, mentre le commodities restituiscono i guadagni e l’oro torna a brillare.
Come mai una reazione così violenta alla mossa FED?
“Personalmente – afferma Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr – identifico una commistione di fattori: l’aggiustamento è così brusco e improvviso, da lasciar intendere che la FED sia davvero molto preoccupata per il ciclo USA e globale, a prescindere dalle dichiarazioni di prammatica. Con questa mossa il FOMC ha usato praticamente 1/3 dello spazio residuo che ha, prima di arrivare al floor di 0%. E l’epidemia in Usa è ancora agli inizi. Il fatto che Powell & C. abbiano ripetuto ad nauseam che ci voleva un serio cambio di scenario per indurli a interrompere la pausa, costituisce un aggravante. Tra l’altro, oggi abbiamo il “super tuesday”, in cui verrà aggiudicato il 34% dei delegati dell primarie democratiche (a domani per i commenti). E’ davvero sorprendente che la Fed, che normalmente evita di agire in corrispondenza con eventi politici, abbia scelto proprio ora per agire”.
Quando è stato l’ultimo taglio intrameeting della FED?
“L’8 ottobre del 2008, nel bel mezzo della Grande Crisi Finanziaria, poco dopo il fallimento di Lehnam – fa notare Sersale – oltre 11 anni fa. Il Fomc non ha ritenuto di aspettare 2 settimane, fino alla prossima riunione (18 marzo). Questo tipo di shock per l’economia non sembra del tipo che si cura con l’abbassamento del costo del capitale. L’impatto dei blocchi sulle catene di approvvigionamento creaun deficit di offerta, mentre dal lato della domanda abbiamo l’impatto delle misure di contenimento su viaggi, turismo e commercio e quello dell’incertezza sui consumi, e sugli investimenti delle aziende. Il costo del capitale non era un problema nemmeno prima, e abbassarlo ha un effetto modesto”.
“Infine – conclude Sersale – non sembra di vedere alcun coordinamento con gli altri istituti di emissione. Trattandosi di un taglio intrameeting, sarebbe stato sensato attendersi, dopo le promesse odierne del G7, che altre Banche Centrali unissero gli sforzi. Ma, per il momento, nessun altro si è fatto vivo (anche se non possiamo escludere che avvenga a breve). Per inciso, se ne ricava l’impressione che effettivamente la Fed sia un po’ succube della Casa Bianca”.
In sostanza l’impressione è che Powell e C. si siano fatti prendere dalla precipitazione, e abbiano utilizzato parte consistente della loro potenza di fuoco troppo presto, quando ancora la situazione non è chiara, e dando al mercato un segnale di grave preoccupazione ( a proposito di allarmismo).