La Grecia resta una spada di Damocle

a cura di Banca Intermobiliare

La Grecia rappresenta poco più dell’1% del PIL dell’Unione Europea e circa lo 0,3% di quello mondiale, ma per effetto del rischio contagio continua a dominare la scena: la scorsa settimana avevamo avanzato la possibilità che le crescenti tensioni avrebbero potuto favorire un aumento della volatilità sui mercati finanziari e puntualmente abbiamo assistito ad una crescita del nervosismo tra gli operatori che si è tradotto in una fase di risk-off a livello mondiale.
Ovviamente il comportamento dei mercati va anche contestualizzato con le performance realizzate dall’inizio dell’anno: con indici che hanno messo a segno rialzi superiori al 30% dai minimi di gennaio, c’è tutto lo spazio per dei movimenti correttivi senza che si vada ad intaccare il trend di fondo delle Borse.

Come già sottolineato, i mercati guidati dalla liquidità delle Banche Centrali fanno fatica a correggere e tendono ad avviare un movimento di ribasso soltanto quando si sentono minacciati da “rischi sistemici” (in questo caso come dimostra il comportamento dell’S&P500 degli ultimi anni il movimento può anche essere estremamente repentino). A questo riguardo, non è che negli ultimi giorni sul fronte della crisi greca siano emersi elementi di particolare novità, ma l’avvicinarsi delle scadenze per tutta una serie di pagamenti, senza alcun progresso sulle nuove tranche di aiuti, rende il sentiero delle trattative sempre più stretto (va ricordato che il Governo greco da qui a metà maggio deve fronteggiare scadenze di obbligazioni governative per quasi 3 mld e pagamenti al FMI per circa 1 mld, oltre a tutte le uscite per l’attività ordinaria).

Se da un lato i vertici europei, consapevoli della complicata situazione, hanno in più occasioni lasciato intendere di accontentarsi di impegni minimi da parte del Governo greco, dall’altro l’esecutivo di Tsipras si è dimostrato per nulla costruttivo sul fronte delle riforme. Sono probabilmente da leggere anche in questo contesto alcune dichiarazioni più intransigenti rilasciate negli ultimi giorni dai vertici europei, non solo tedeschi, anche perché arrivati a questo punto un atteggiamento che lascia trasparire una eccessiva disponibilità rischia di non mettere la necessaria pressione al poco collaborativo Governo ellenico.
Con questi presupposti non deve quindi stupire se vi sono state e vi potranno essere improvvise impennate di tensione sui mercati, per quanto lo scenario costruttivo resti a nostro avviso quello che gode di maggiori probabilità, dato che è obiettivamente difficile immaginare per ciascuna delle parti in causa una soluzione alternativa vantaggiosa rispetto al compromesso (non va comunque dimenticato che a forza di “tirare la corda” il rischio che si spezzi non può essere escluso a priori).

Per il momento è scontato che il Governo Tsipras non sarà in grado di presentare un pacchetto di riforme in tempi stretti e, sulla base delle dichiarazioni del Vice Presidente della Comunità Europea, Dombrovskis, sembra profilarsi il seguente percorso:
– una prima conference call di aggiornamento tra i Ministri delle Finanze europei domani;
– una verifica dello stato dei lavori nel meeting dell’Eurogruppo di venerdì prossimo a Riga;
– la presentazione del piano di interventi da parte del Governo greco in occasione della riunione dell’Eurogruppo dell’11 maggio.

Nel frattempo, per fare fronte ai problemi di liquidità il Governo greco con un decreto ha obbligato gli enti pubblici e le imprese statali a trasferire presso la Banca Centrale le riserve di contanti ed i depositi a termine. Se da un lato la mossa dell’esecutivo conferma i livelli estremi di stress finanziario della Grecia, dall’altro dovrebbe consentire di guadagnare il tempo necessario per arrivare al meeting di maggio (secondo le indicazioni circolate l’iniziativa dovrebbe garantire risorse per 3 mld).
In questo scenario e con le ottime performance realizzate dalle Borse da inizio anno, in un’ottica tattica può essere opportuna un po’ di prudenza, anche perché, indipendentemente da quello che sarà l’esito della vicenda greca, da qui sino alla seconda settimana di maggio occorre mettere in conto di dover sopportare improvvise fasi di nervosismo.

Fermo restando che nel caso di raggiungimento di un compromesso tornerà prepotentemente premiante il driver della liquidità delle Banche Centrali, con l’aggiunta della prospettiva di una fase ciclica estremamente favorevole in Europa: il momentum sugli utili sta migliorando e nel mese di marzo per la prima volta negli ultimi quattro anni nell’Eurozona l’entità degli upgrade delle stime ha superato i downgrade, con le revisioni al rialzo trainate proprio dai comparti più ciclici.

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