La liquidità nascosta degli Etf

a cura di Morningstar

Uno dei concetti più difficili da comprendere per chi è nuovo al panorama degli Etf è la natura multi-sfaccettata della loro reale liquidità. Gli Etf sono fondi open-end che regolarmente “creano” e “distruggono” quote in risposta alle mutevoli dinamiche di domanda ed offerta. Come tali, questi fondi possiedono due differenti fonti di liquidità: i mercati primari (dove le quote vengono create e distrutte) e i mercati secondari, dove vengono quotati e negoziati in maniera simili alle azioni.

Nelle operazioni con fondi di investimento tradizionali, tipicamente gli investitori trattano direttamente con la società emittente.  Quando gli investitori immettono risorse monetarie fresche nel fondo, il gestore le utilizza per acquisire nuovi titoli. Allo stesso modo, se vi sono dei riscatti, il gestore vende titoli o attinge alla liquidità del fondo per soddisfare le richieste di riscatto. Il punto chiave è rappresentato dal fatto che il fondo stesso deve accedere al mercato dei capitali per la gestione di portafoglio. Inoltre tutti gli investitori che comprano o vendono quote del fondo, riceveranno un ammontare equivalente al NAV di fine giornata, indipendentemente dall’orario in cui l’ordine di acquisto o vendita è stato effettuato.

In caso di acquisto o vendita di quote di un Etf, il processo si sviluppa in modo un po’ differente. Invece di trattare direttamente con la società emittente, acquirenti e venditori negoziano e scambiano tra loro sul mercato secondario. Chiunque sia in possesso di un conto di intermediazione online può digitare il ticker di un Etf e negoziare in qualsiasi momento di apertura del mercato, proprio come si farebbe se si stessero comprando e vendendo azioni di Apple o Bank of America. Ciò che differisce rispetto alle transazioni di un fondo comune di investimento è la mancanza di una transazione o comunicazione diretta tra l’investitore e il provider del fondo.

Solo i partecipanti autorizzati negoziano direttamente con le società emittenti di Etf. Tali soggetti sono investitori istituzionali o market maker sotto contratto con i provider al fine di facilitare lo stretto monitoraggio e la negoziazione efficiente dei loro fondi. Di fatto fungono da ponte tra il mercato primario e secondario. Le transazioni di mercato primario avvengono tra i partecipanti autorizzati e i provider del fondo sotto forma di creazione o riscatto di quote. Ogni giorno, gli emittenti forniscono agli intermediari designati una lista di titoli (incluso il numero delle quote) che compongono il portafoglio sottostante del fondo o una qualche approssimazione dello stesso. Il basket di titoli (il creation o redemption basket) e le quote dell’Etf hanno il medesimo valore e possono essere scambiate.

Quando c’è pressione in acquisto o un incremento di domanda per un particolare Etf sul mercato secondario, il prezzo di mercato dello stesso replicante può iniziare a sviluppare un premio che lo porta a superare il NAV del fondo. Dato che il creation basket può essere scambiato direttamente con quote dell’ Etf, esiste un’ opportunità di arbitraggio piuttosto redditizia per i partecipanti autorizzati. Questi sono infatti in grado di creare nuove quote e successivamente venderle sul mercato secondario, accaparrandosi una parte del premio in virtù dei loro sforzi. Questa azione servirà a far crollare il premio, riportando nuovamente il prezzo delle quote allo stesso livello del NAV.

Questo procedimento funziona, in maniera contraria, quando vi è pressione in vendita. In questo caso il prezzo di mercato di un Etf può iniziare a negoziare a sconto rispetto al NAV (e al redemption basket) non appena i venditori diventano più numerosi degli acquirenti. I partecipanti autorizzati compreranno così le quote scontate del replicante sul mercato secondario e le restituiranno al provider del fondo in cambio dei titoli sottostanti (il redemption basket). I partecipanti autorizzati possono poi vendere i titoli presenti nel redemption basket (che vagono più delle quote del replicante per le quali sono stati scambiati) sul mercato secondario conseguendo un profitto. Come conseguenza di tale processo, il numero di quote del replicante in circolazione diminuisce, poichè le quote restituite al provider del fondo vengono di fatto tolte dalla circolazione, facendo crollare lo sconto.

La liquidità del mercato primario è solo un miraggio? Nonostante gli investitori individuali non vengano coinvolti nell’attività di creazione e riscatto delle quote, è importante avere familiarità con tale processo al fine di comprendere realmente i profili di liquidità degli Etf. Un punto cruciale è rappresentato dalla dinamicità del numero di quote di replicanti in circolazione, che aumentano e calano in base al livello di domanda e offerta sul mercato. Ciò distingue i replicanti dalle azioni e dai fondi closed-end, che tendono ad avere un numero fisso di quote in circolazione. La caratteristica degli Etf di poter creare e riscattare quote rappresenta quindi una fonte di liquidità unica.

Dato che esistono due livelli di liquidità a disposizione degli Etf, i volumi negoziati giornalmente e il bid-ask spread sul mercato secondario non rappresentano  necessariamente i migliori indicatori della loro liquidità, come potrebbe essere per le azioni. Il fattore più importante per la determinazione della reale liquidità degli Etf tende invece ad essere la liquidità dei titoli sottostanti, poichè di fatto è ciò che determina quanto facilmente un partecipante autorizzato può andare sui mercati dei capitali per acquistare e vendere quei titoli, al fine di creare o riscattare nuove quote in un replicante.

È inoltre importante sottolineare che un singolo Etf verosimilmente avrà assegnati svariati partecipanti autorizzati, il che, favorendo la competizione, è un bene per gli investitori. Ciò significa che un partecipante autorizzato non sarà portato a rilassarsi lasciando che si sviluppino giganteschi premi o sconti sulle quote di un replicante o a mantenere in maniera persistente ampi margini tra prezzi bid e ask al fine di ampliare il potenziale profitto, poichè se dovesse temporeggiare eccessivamente, un altro partecipante autorizzato farebbe probabilmente un passo avanti al fine di sfruttare al meglio un premio, uno sconto o un bid-ask spread più ristretto… Continua a leggere su Morningstar

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