La “quinta finestra” dell’oro

Di Mario Valentino Guffanti, vice presidente Samt (Swiss Association of Market Technicians)

Se osserviamo un grafico dell’oro in dollari dal 2000, possiamo notare che, dopo un importante bull market culminato nel 2011 con un massimo vicino al livello di 2000 dollari per oncia, abbiamo avuto una forte discesa fino a toccare quasi il livello di 1000 dollari. Negli ultimi cinque anni i prezzi hanno viaggiato sempre sotto il livello dei 1400 dollari, sfiorandolo più volte. Nelle ultime settimane il livello di prezzo è finalmente riuscito a superarlo (1), e l’oscillatore di lungo termine ha superato il massimo raggiunto nel 2018 mantenendo sempre una buona inclinazione positiva (2).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa situazione comincia a rendere l’oro più interessante come asset da inserire in un portafoglio per una buona diversificazione. Nel passato si è sempre confrontata la performance dell’oro con l’indice americano S&P500. Infatti, se guardiamo un grafico dall’agosto del 1971, periodo in cui il presidente americano Nixon ha sganciato la convertibilità tra dollaro e oro, possiamo notare che ci sono state quattro finestre temporali in cui oro e S&P500 si sono alternati in maniera molto marcata per quanto riguarda la performance. Si può notare inoltre che la correlazione non è sempre perfetta, come accade invece di sovente con la correlazione fra oro e Dollar Index.

Può essere il momento di una quinta finestra in cui l’oro comincerà a performare meglio dell’indice S&P500?

Se guardiamo i due asset in termini di forza relativa, possiamo notare che il ratio non ha ancora superato la trendline ribassista che vede nel lungo termine l’indice azionario S&P500 come favorito. Ma dal punto 1 del grafico, l’indice di forza relativa ha cominciato un piccolo trend rialzista.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci sono diverse informazioni che indicano che l’oro potrebbe essere vicino ad un punto di giuntura importante.
La prima è una verifica della forza dell’oro nelle varie valute (dollaro, euro, sterlina inglese, franco svizzero, yen giapponese e yuan cinese). Come si può notare dal grafico a mosaico sottostante, l’oro in tutte queste valute ha superato il suo massimo precedente (ad eccezione dello yen giapponese che però ha il suo massimo precedente molto vicino al massimo storico). Nel grafico sono anche riportate in termini percentuali, le distanze fra prezzo attuale e massimo storico. Per lo yen giapponese e la sterlina inglese siamo notevolmente vicini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un altro punto di attenzione viene dalla verifica dei mercati azionari in termini di performance rispetto all’oro, partendo dal punto di flesso dove la forza relativa dell’oro ha cominciato a favorirlo rispetto all’indice S&P500 (si veda il grafico della forza relativa nel punto 1). Nel grafico di performance che segue, possiamo notare che l’oro ha sovraperformato tutti i mercati azionari considerati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una riflessione finale va fatta valutando la forza relativa dell’oro verso due altri asset difensivi per eccellenza. Il Bund tedesco ed il Treasury americano. Nei grafici sottostanti si può notare che il ratio si sta avvicinando verso la zona di resistenza toccata nel passato diverse volte sia nel caso del Treasury (a) che nel caso del Bund (b). In entrambi i casi notiamo una potenziale costruzione rialzista a minimi crescenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel breve termine, visto la forte corsa dell’oro, è ragionevole pensare ad una fase di consolidamento o magari anche una discesa dei livelli di prezzo. La variabile più importante resta comunque quella della forza relativa fra oro ed equity, accompagnata anche da una verifica con le asset class difensive come Treasury, Bund, ma anche Yen giapponese: una analisi della performance del metallo giallo non considerata a sé stante, ma correlata con queste asset class, ci permetterà di capire se l’oro potrà entrare nella quinta finestra e confermare così di essere parte fondamentale nei portafogli degli investitori.

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