La Rba taglia ancora al 2%: tassi al minimo storico in Australia

Come d’attese il taglio è arrivato e non ha deluso le tempistiche che il mercato si aspettava. La RBA ha deciso durante le prime ore del mattino di procedere con una limatura del costo del denaro pari a 25 punti base, portando così i tassi di riferimento per il sistema interbancario al 2.00% (record storico) con motivazioni ufficiali che riguardano l’outlook sull’inflazione futura (vista stabile per il prossimo paio d’anni anche di fronte ad un tasso di cambio più basso), cercando in questo modo di abbassare i costi di finanziamento per privati ed imprese e di non far fermare un volano economico che sta girando e lo sta facendo anche abbastanza bene.

La disoccupazione sta infatti migliorando e la domanda aggregata ha assunto un trend positivo, fattori chiave da mantenere per far sì che si possa continuare su questo trend, all’interno di un’arena competitiva (passateci questo parallelismo) che vede molte banche centrali di fronte a decisioni di politica monetaria accomodanti e che probabilmente rimarranno tali ancora per tempo. Nulla che il mercato non si attendesse dunque e le reazioni dei prezzi ci confermano come il mercato si attendesse una mossa del genere.

Il dollaro australiano, dopo aver tentato delle rotture di breve periodo ribassiste ha infatti recuperato terreno (pur di fronte a tassi overnight reali più bassi, a partire da domani) a causa di prese di profitto che hanno fatto seguito alla discesa caratterizzante il cambio nel medio periodo, senza però per il momento andare a cambiare lo scenario principale di medio periodo che vede ancora protagonista la combinazione di forza di dollaro americano e di debolezza (per motivazioni diverse) che ha colpito l’euro, la sterlina, lo yen e, per l’appunto, il dollaro australiano.

Sul fronte materie prime non abbiamo avuto reazioni particolari e gli indici americano hanno tenuto bene i supporti di breve guadagnati ieri con le salite mostrateci. Oggi in pubblicazione la bilancia commericale americana, che potrebbe portare a lievi aumenti di volatilità mentre dal resto del mondo, a parte dati sui prezzi alla produzione in Europa (che sicuramente non mostreranno degli scenari potenzialmente inflativi). Continuiamo a seguire le logiche dollaro-centriche del mercato, concentrandoci sui diversi disallineamenti intramarket (le correlazioni tra strumenti di diversi mercati per ora non sono da considerare, a nostro parere) e seguendo i ragionamenti intavolati durante le ultime settimane e ripresi ieri mattina.

EurUsd La brutta situazione tecnica descritta ieri per l’euro si è rivelata effettivamente tale, con i supporti passanti tra 1.1170 e 1.1185 che hanno lasciato spazio a tentativi di rotture ribassiste effettivamente avvenute e che hanno permesso degli scenari difensivi durante la mattinata. Durante il pomeriggio invece non è stata, per il nostro metodo, possibile nessun tipo di operatività. Ci troviamo ora di fronte ad un 4 ore che potrebbe risultare potenzialmente impostato a rialzo, con livelli di supporto però lontani dai prezzi attuali e che richiederebbero l’attesa del raggiungimento dell’area passante tra 1.1020 e 1.1050 prima di ragionare su eventuali acquisti in limit. Se ci spostiamo su time frame più bassi per cercare di sforzare l’operatività, possiamo osservare dei supporti di brevissimo periodo che si distribuiscono tra 1.1075 e 1.1090, area dove potrebbe essere possibile valutare acquisti di euro (scenario possibile anche in caso di tenuta di area 1.1115 e di rottura a rialzo di area 1.11 ¾) per ritorni verso 1.11 ¼, 1.1160 e 1.1190 (se tengono le prime aree ed avvengono le rotture a rialzo i target potrebbero essere rappresentati da 1.1190 e 1.1220). Nel momento in cui i prezzi dovessero superare a ribasso l’area di 1.1065 potremmo tentare delle escursioni verso i supporti di medio periodo visti poco fa.

UsdJpy Nessuna operatività su UsdJpy ma cambio che ha rispettato tutti i dettami tecnici ragionati ieri mattina. Non sono state infatti raggiunte le zone su cui ipotizzare acquisti in limit (abbiamo indicato 119.90, mentre ci siamo fermati a 120.00 con le correzioni) ma i prezzi da lì sono ripartiti andando a toccare i massimi precedenti, senza da lì estendere a rialzo. Ci troviamo ora all’interno di una zona di congestione che si distribuisce tra 120 figura e 120 ¼, area che potrebbe essere lavorata con ordini OCO a rialzo o a ribasso per una strada pari all’altezza della congestione, potendo cercare dei ragionamenti di acquisti in limit sulla parte bassa della congestione con stop e reverse sotto area 119.85 (per estensioni verso 60) invece che ipotizzare degli ordini per sfruttare la rottura diretta ribassista (lo scenario principale di medio periodo rimane ancora impostato long).

GbpUsd Molto buona la situazione tecnica della sterlina che però non ci ha permesso delle vendite in limit per una decina di punti non macinati a rialzo. Ci siamo infatti fermati nei dintorni di 1 51 ¾, mentre i primi livelli di acquisti di dollaro erano fissati a 1.5185, con prezzi che successivamente hanno raggiunto e superato 1.51 figura, come l’analisi tecnica suggeriva. Ci troviamo ora con prezzi nei pressi della media a 21 oraria che, insieme all’area che si estende fino a 1.5145, potrebbe rappresentare una zona sulla quale ipotizzare acquisti di dollaro americano per tentativi di estensione verso i minimi di ieri che, se raggiunti con stocastico orario lontano dall’ipervenduto, potrebbero lasciare spazio verso 1.5060 e 1.5025. Nel momento in cui dovessimo assistere al superamento di area 1.5160 potrebbe essere possibile tentare (per chi è più propenso al rischio) dei ragionamenti in acquisto di sterline verso 1.5185, livello che dev’essere superato (e che potrebbe essere adatto a chi presenta maggior avversione al rischio) per raggiungere area 1.5215.

AudUsd L’australiano questa mattina è da curare secondo logiche dollarocentriche, non impostiamo nessun tipo di operatività fino a che non si troveranno i primi supporti/resistenze di brevissimo periodo.

a cura di Matteo Paganini, analista di Fxcm

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