La ricetta Mediobanca funziona. Titolo da accumulare per gli analisti

Mentre sui mercati il settore bancario in tutta Europa, Italia compresa, torna sotto i riflettori in vista di una ripresa di fusioni e acquisizioni, Mediobanca resta tra i pochi nomi che in queste settimane non vengono citati né come possibile polo aggregante né come preda. Eppure l’appeal di Piazzetta Cuccia dovrebbe essere consistente, visto che opera in settori (credito al consumo, corporate e investment banking e wealth management) la cui redditività è superiore a quella delle attività creditizie ordinarie.

Queste ultime, secondo dati Banca d’Italia/Bce, rende mediamente il 7,7% in termini di Roe in Italia, il 6,9% in Europa, con un rapporto costi/ricavi del 63,4% (65,6% in Europa). Mediobanca non è poi particolarmente esposta al problema delle sofferenze su credito (Npl), che in Italia pesano ancora il 9,7% dei crediti totali, in media, contro il 4,4% medio europeo. Nel caso di Piazzetta Cuccia, il Roe dell’ultima semestrale, a fine 2018, è stato superiore al 9,2% (il 10% il Rote) con un rapporto costi/ricavi del 46,6%.

Quanto agli Npl, Mediobanca li va comprando con MBCredit Solutions (arrivata a gestire un portafoglio di 1,6 miliardi nominali di Npl) per approfittare di un business ritenuto potenzialmente molto interessante, visto che le proprie attività deteriorate lorde sono in continuo calo (dal 5,2% di fine 2017 al 4,6% a fine 2018) e quelle nette rappresentano appena lo 0,35% degli impieghi totali non tenendo conto del portafoglio Npl di MBCredit Solutions.

A dir la verità anche l’istituto guidato da Alberto Nagel si sta dando da fare in termini di acquisizioni, ma si tratta di operazioni “mirate” all’estero, come quella di una partecipazione del 69% in Ram, tra i principali gestori di investimenti alternativi in Svizzera, o del 19,9% in Bfi Finance, primario operatore indipendente nel credito al consumo in Indonesia, piuttosto che del 66% in Messier Maris & Associes, una delle principali boutique di corporate finance in Francia. Un’operazione, quest’ultima, particolarmente apprezzata dagli analisti tanto che quelli di Morgan Stanley hanno alzato il prezzo obiettivo su Mediobanca da 10,3 a 11,1 euro, confermando la propria raccomandazione “overweight” (sovrappesare) sul titolo.

La “ricetta Mediobanca” sembra piacere anche ad altri, se è vero come dicono le ultime indiscrezioni che gli americani di BlackRock sarebbero ormai pronti a presentare la propria offerta per Banca Carige alla Bce, sulla base di un piano industriale che punterebbe a far calare il rapporto costi/ricavi, incrementare il Roe, confermare la strategia di derisking, valorizzare il wealth management e puntare sulla tecnologia. Come dire fare di Banca Carige sempre più una piccola Mediobanca e sempre meno una banca di credito tradizionale.

Non stupisce dunque che gli analisti tecnici continuino a segnalare l’opportunità di accumulare il titolo approfittando di eventuali storni rispetto ad un trend positivo sia a breve sia a medio termine. Se stamane il titolo ha aperto attorno ai 9,5 euro, i primi obiettivi restano fissati a 9,65-9,85 euro mentre i supporti sono segnalati in area 9,35-9,30 per azione. Il consenso degli analisti fondamentali parla invece di un target price medio di 10,33 euro a fronte di un rapporto prezzo/utile che dovrebbe tendere ad almeno 10,1 volte e di un dividend yield che se sarà confermato pari a 0,47 euro come lo scorso anno (il pagamento dovrebbe avvenire a novembre) equivale a poco meno del 5%.

A cura di Luca Spoldi, Certified european financial analyst, ceo di 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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