La volatilità del mercato riporta valore nei mercati obbligazionari

A cura di Chris Iggo, Cio Obbligazionario, Axa IM

La volatilità ha caratterizzato i mercati per buona parte del 2018: il VIX, soprannominato l’indice della paura, è salito molto a febbraio1 dopo un 2017 tranquillo. Nonostante qualche preoccupazione, noi crediamo che nella seconda metà del 2018 si aprano numerose opportunità per gli investitori obbligazionari attivi, soprattutto nel segmento high yield e nei mercati emergenti.

Lo shock sui mercati a febbraio è stato alimentato dal crescente timore che i tassi di interesse potessero salire più rapidamente di quanto previsto in precedenza, a fronte di un aumento dei salari più ampio delle attese negli Stati Uniti. I mercati azionari sono scesi: l’indice MSCI World ha perso l’1,28%2 nei primi tre mesi dell’anno, mentre l’indice 100% ICE BofA ML Global High Yield Hedged USD è sceso dello 0,60% nello stesso periodo3.

Nonostante tale instabilità, la crescita economica globale resta solida e generalizzata: Stati Uniti, Eurozona e mercati emergenti sono tutti in crescita. Si prevede un rialzo dell’inflazione, seppur graduale. La costante mancanza di pressioni sui prezzi potrebbe favorire un aumento degli utili e incoraggiare le imprese a espandersi nel mondo. Nel complesso, ci aspettiamo una crescita dell’economia mondiale del 3,9% quest’anno, poco oltre il 3,7% del 20174.

Questa combinazione caratterizzata da una crescita robusta e dal lento rialzo dell’inflazione potrebbe essere favorevole per i mercati finanziari. Noi crediamo che emergeranno opportunità di valore con il progredire del ciclo globale nei prossimi anni.

High yield: torna il valore

In questo momento le prospettive ci sembrano positive per il credito high yield; gli spread si sono ampliati e l’aumento dei tassi di interesse ha fatto salire i rendimenti, riportando valore in questo segmento.
Gli spread investment grade sono stabili, offrono rendimenti supplementari per gli investitori high yield e in Europa lo spread è molto più alto di quanto non lo sia stato per buona parte del 2017.
Attualmente i rendimenti appaiono più interessanti: lo yield-to-worst dell’indice US Core High Yield (ovvero il rendimento minimo possibile disponibile per un’obbligazione senza che risulti insolvente) è del 6,35%5 rispetto al 5,84%6 di dicembre. In Europa il divario è inferiore, con uno yield-to-worst intorno al 2,94%5, rispetto al 2,49%6 di dicembre.

Finché la volatilità dei mercati azionari resterà su livelli contenuti e i tassi di insolvenza resteranno bassi (come previsto), il segmento high yield dovrebbe fare bene quest’anno e il reddito fisso potrebbe realizzare i rendimenti migliori. Nello scenario attuale in cui i tassi di interesse sembrano destinati a salire, continuiamo a preferire i titoli high yield short duration.

Mercati Emergenti: ci sono ancora opportunità

Da inizio anno, il debito dei mercati emergenti ha realizzato performance negative. Gli indici obbligazionari total return evidenziano una flessione di quasi il 5%. Noi crediamo che ci siano due fattori fondamentali da considerare, ovvero il rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti e il rafforzamento del dollaro1.

L’aumento del debito estero nei mercati emergenti li ha resi più sensibili nei confronti del rialzo del dollaro e dei tassi di interesse negli Stati Uniti. Non è una novità per questi mercati. I Paesi con livelli elevati di debito estero in valuta forte sono particolarmente vulnerabili.

Se anche il sentiment degli investitori dovesse peggiorare, i flussi di capitale potrebbero risentirne molto. In base alla nostra analisi, circa la metà del rendimento complessivo (negativo) del debito dei mercati emergenti da inizio anno dipende dall’aumento del rendimento dei Treasury. La parte restante dipende dall’aumento dei premi per il rischio sugli strumenti dei mercati emergenti, evidenziato dall’aumento degli spread.

Ci sembra opportuno conservare le posizioni nei mercati emergenti. La prima ragione è che questa asset class è diventata più conveniente. Gli spread oggi sono leggermente oltre le medie a lungo termine e il rendimento complessivo è molto più alto rispetto all’inizio dell’anno. Per esempio, un portafoglio di obbligazioni dei mercati emergenti short duration oggi può produrre un rendimento tra il 4,5% e il 5,0% rispetto al 3,5% circa della fine dello scorso anno1.

Il secondo motivo è che i fondamentali sono a nostro avviso ancora favorevoli. La crescita procede bene nei mercati emergenti, così come molte delle principali economie hanno ancora una certa flessibilità politica per compensare la debolezza del mercato o eventuali segnali di rallentamento della crescita.

Nel medio termine, però, sono convinto del ruolo dei mercati emergenti in un portafoglio a reddito fisso globale. Questi offrono un rendimento aggiuntivo rispetto agli altri strumenti in valuta forte, diversificazione in caso di esposizione sulla valuta locale nonché la capacità di sfruttare i fattori macroeconomici che differiscono dai mercati sviluppati.

Inoltre, strutturalmente, la Cina diventerà una componente molto importante del reddito fisso globale una volta che le sue obbligazioni entreranno a far parte di alcuni importanti indici mondiali.

 

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