La Yellen al Tesoro Usa spinge Wall Street al top

Wall Street ha ricevuto nuova verve dalla notizia che la Yellen è la prescelta di Biden come Segretario del Tesoro. Janet ha lasciato la presidenza della Fed poco meno di tre anni fa, e quindi il suo coordinamento con Fed sarà pressochè perfetto. Chi ha visto “Too big to fail“, la trasposizione cinematografica del romanzo di Andrew Ross Sorkin sulla grande crisi, avrà osservato rappresentata a la collaborazione strettissima tra Bernanke, Geithner e Hank Paulson per porre in sicurezza il sistema. Contrasti come quello dei giorni scorsi sui fondi inutilizzati nelle facilities saranno impossibili con la Yellen al posto di Mnuchin.

Oltre a ciò, la Yellen è notoriamente una colomba, e durante il periodo in cui ha gestito la politica monetaria USA ha dimostrato la sua attenzione per lo stato dell’economia globale. Infine è un economista di spessore, cosa che le permetterà un approccio più costruttivo e sensibile nei confronti del commercio globale. Una scelta apparentemente volta a ricucire gli strappi e le frizioni sul global trade della precedente amministrazione. Va detto però che si sapeva che era in lizza per il posto, e quindi la nomina non è una gran sorpresa.

Il quadro macro Usa

Interessante la pubblicazione, in Usa, della consumer confidence di novembre. L’indice generale ha deluso, calando di 5.3 punti a 96.1, vs attese per 98. Anche qui, come per l’IFO, a una situazione coincidente stabile (105.9 da prec 106.2) fa da contraltare un crollo, in questo caso, delle expectations di 8.7 punti a 89.5, un livello non troppo dissimile da quello registrato in primavera. Un report che non depone bene per i consumi nella stagione natalizia, e in contrasto con i numeri visti sui PMI. Tra l’altro, il Philly Fed settore servizi, normalmente snobbato a favore dell’omologo sul manifatturiero, non ha affatto riflesso la forza del PMI flash servizi, mostrando un calo dell’attività e contrazione in new orders e fatturato ( link ).
Infine, il Richmond Fed di novembre ha deluso (15 da 29 vs attese per 25) con i new orders in calo di 20 punti a 12.

La rotazione settoriale a Wall Street

In questo scenario, la rotazione settoriale si è fatta di nuovo selvaggia. Basta dare uno sguardo ai sottoindici per capirlo: auto, banche, energy in rialzo spiccato ed health care, comunicazioni, pharma, real estate household e semiconduttori un po’ in affanno. Il Nasdaq, partito in calo, è tirato su dalle pazzie di alcuni dei suoi campioni (Tesla in primis) ma anche gli altri FAANG non sfigurano, mentre i “stay at home” continuano a soffrire. L’esplosione di moti titoli denuncia un’euforia enorme, e le IPO più recenti ragddoppiano. Perfino Jim Cramer, l’imbonitore di CNBC, ha definito il quadro “il più speculativo che abbia mai visto“.

Su un piano più scientifico, Sentimetrader.com ha osservato che il numero di suoi indicatori che segnala eccesso di ottimismo è ai massimi da 15 anni. Nelle altre 4 occasioni in cui si sono registrati livelli simili (togliendo febbraio scorso, in cui il crash ha avuto un preciso motivo) nell’ ottobre 2003 il mercato ha continuato a salire, nel Gennaio 2004 si è avuto un trend ribassista di alcuni mesi, nel novembre 2004 l’S&P è risultato laterale per 11 mesi, nell’ agosto 2000 è partito il bear market della bolla tecnologica. Questa casistica ristretta quindi segnala che solitamente questi livelli di ottimismo non caratterizzano periodi in cui il risk/reward di posizioni lunghe è attraente.

L’analisi però va oltre e mostra che in questo periodo è spettacolare anche la “breadth” ovvero la partecipazione dei titoli al rally. Il numero di titoli sopra la media a 200 giorni è sui livelli massimi da cinque anni, a 90%. Quest’indicazione è solitamente caratteristica di un mercato sano, che ha un win ratio molto elevato a 1 anno (99%). Però su scadenze più brevi la performance si fa più mista e random, a indicare che possono comparire prese di beneficio.

A cura di Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr

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