L’Abenomics continuerà nel Giappone post-Abe?

“A fine agosto il primo ministro giapponese Shinzo Abe (‘padre’ dell’Abenomics, ndr) ha annunciato che si dimetterà per motivi di salute, anticipando così la fine del suo secondo mandato. L’attenzione si è così concentrata sul futuro che attende il Giappone post-Abe nonché l’Abenomics, l’aggressivo pacchetto di misure economiche che giustamente prende il nome dall’uomo che lo ha svelato nel 2012. Il partito liberal-democratico (Ldp) al governo ha eletto il capo segretario di gabinetto Yoshihide Suga nuovo presidente del partito, che rivestirà l’incarico di primo ministro fino alla fine del mandato di Abe a settembre 2021. Sebbene Suga, il capo della politica del Ldp Fumio Kishida e il legislatore del Ldp Shigeru Ishiba siano gli unici candidati ufficiali alla presidenza del Ldp, secondo i principali media alla carica di primo ministro dopo il 2021 potrebbero competere altre figure, come il vice primo ministro Taro Aso, il ministro della difesa Taro Kono e il governatore di Tokyo Yuriko Koike“. E’ quanto sottolinea Christophe Braun, Investment Director di Capital Group. Di seguito la sua analisi sul Giappone post-Abe.

Molti candidati potenziali presentano posizioni politiche diverse. Suga, ad esempio, è ampiamente considerato il volto dell’amministrazione Abe e verosimilmente manterrebbe lo status quo senza sconvolgere la politica economica (“Abenomics“). Ishiba, invece, si è opposto pubblicamente ad alcune decisioni di Abe in passato, pertanto potrebbe rompere con le attuali politiche monetarie e fiscali. C’è poi Kono, riformista ma prudente in materia fiscale, che probabilmente spingerebbe la Bank of Japan a interrompere la monetizzazione del debito pubblico.

Chi alla fine subentrerà ad Abe potrebbe esercitare un effetto significativo, determinando l’orientamento futuro e l’entità delle politiche monetarie e fiscali. Di conseguenza, anche il fatto che l’Abenomics continui o meno nell’era post-Abe dipenderà da chi sarà il prossimo primo ministro del Giappone.

Nel contesto attuale, riteniamo che l’adozione di politiche monetarie e fiscali coordinate offra le migliori possibilità di sostenere l’economia giapponese a fronte delle perturbazioni causate dal Covid-19. Insieme alle riforme strutturali, le politiche monetarie e fiscali rappresentano altresì le candidate più probabili in grado di portare alla reflazione.

Sul lungo termine, i successori che intendono intensificare la politica delle tre “frecce” potrebbero avere maggiori probabilità di generare reflazione che, a sua volta, sostiene gli asset di rischio. I titoli legati all’innovazione, alla tecnologia e ai servizi finanziari rappresentano i beneficiari più probabili in questo scenario, mentre è possibile che assisteremo anche a un irripidimento della curva dei rendimenti, a un contesto di maggiore stabilità dei tassi di interesse e a un indebolimento dello yen.

Di contro, i candidati maggiormente propensi a “rompere” con il passato potrebbero indebolire lo slancio riformistico (minore attenzione all’innovazione da parte delle società, gestione del rischio e riacquisti di azioni) o ridurre il quantitative easing o la monetizzazione del deficit. Ciò potrebbe essere potenzialmente negativo per gli asset rischiosi, dal momento che le aspettative di crescita potrebbero scemare, con una conseguente riduzione dei multipli di valutazione. I titoli growth small-cap con valutazioni elevate potrebbero essere vulnerabili nel medio termine, mentre lo yen potrebbe anche rafforzarsi in caso di “normalizzazione” delle politiche monetarie.

Sarà altresì importante osservare come si posizionerà il successore di Abe rispetto alle crescenti tensioni fra Stati Uniti e Cina, nonché nei confronti dei rispettivi alleati nella regione. Infatti, verosimilmente, le prospettive a lungo termine del Giappone dipendono dalla solidità della sua posizione economica e geopolitica.

Dal Covid-19 alle improvvise dimissioni di Abe, quest’anno non sono mancati gli eventi in grado di scuotere il sentiment degli investitori. Tuttavia, nonostante tutta la volatilità registrata, l’azionario giapponese resta uno dei mercati più resilienti a livello globale con l’indice Msci Japan che ha perso solo l’1,6% dall’inizio del 2020.

Le azioni giapponesi inoltre appaiono sottovalutate rispetto alle valutazioni storiche e al resto dei mercati principali. Potrebbe verificarsi una rivalutazione al rialzo delle quotazioni azionarie a fronte del miglioramento della corporate governance, dei rendimenti degli azionisti e della redditività del capitale; la rivalutazione potrebbe altresì essere innescata da cambiamenti nel comportamento delle società con abbondante liquidità che non sono state proattive nel restituire i profitti agli azionisti. L’ampliamento del divario tra i dividend yield e i tassi di interesse a lungo termine potrebbe anch’esso sostenere le valutazioni.

Tuttavia, al di là del futuro dell’Abenomics, il mercato deve affrontare anche una serie di rischi potenziali come la stagnazione economica, un nuovo aumento dei casi di coronavirus con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno, le oscillazioni dei cambi a causa dell’allentamento monetario competitivo, la volatilità delle quotazioni petrolifere e i cambiamenti strutturali dell’economia cinese. L’entità dei nuovi casi di Covid-19 sarà verosimilmente un elemento critico dal momento che la recente ripresa dei mercati azionari in Giappone, nonché a livello mondiale, si fonda in gran parte sull’ipotesi di un miglioramento dell’attività economica, che a sua volta fa leva su un adeguato contenimento del Covid-19. Tutto potrebbe cambiare se si verificasse un forte aumento dei casi di Covid-19 e se si dovessero nuovamente applicare le misure di contenimento, salvo che il mondo faccia un decisivo passo avanti nella commercializzazione su larga scala del vaccino per il Covid-19.

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